Il Rosso & il Nero di Lecce-Milan 2-3

(mettetevi seduti) (già) (anche a noi piacerebbe cavarcela in due righe) (invece) (…bah)

1) il ROSSO. Ogni volta che pensiamo di aver capito qualcosa di questa squadra, la vediamo mangiare una banana, tirare la buccia alle sue spalle, ma ecco che passa un piccione che volando prende la buccia in faccia, nomina molto invano il Dio dei Piccioni, continua a volare per tre metri e poi riesce a scrollarsela di dosso, però intanto il Milan si è girato sentendo imprecare qualcuno, ma senza smettere di camminare – però non vede niente perché il piccione lo ha superato perciò torna a girarsi, ed è esattamente in quel momento che mette il piede sulla buccia di banana e scivola con grande effetto comico e imprecando; il piccione lo sente e pensa che sia il Dio dei Piccioni che vuole battibeccare, vira indietro per giurare sui suoi piccioncini di non aver detto niente di offensivo e comunque manca l’audio, e vede il Milan per terra che sbraita come Paperino, così inizia a ridere tanto che se la farebbe addosso, ma la scienza ci insegna che i piccioni non se la fanno addosso: la fanno addosso a) alle automobili b) a noi – per cui senza nemmeno volerlo realmente, la fa addosso al Milan.

Ecco, questo è quello che vedono i tifosi delle altre squadre quando noi giochiamo, e anche loro, piccioni della nostra vita, trovano tutto esilarante.

(…e sapete, siamo a tanto così dal trovarlo piuttosto comico anche noi)

Ma forse a un certo punto ieri sera è successo che il piccione (termine che peraltro in Puglia indica anche altro, ed è per questo che lo abbiamo scelto, per aumentare il più possibile il contesto cabarettistico del tutto) si è distratto, e mentre rideva è andato a sbattere contro un palo. Ed è successo quando JoaoFelix, solo a due metri della porta spalancata, ha sbucciato in modo inverecondo un assist di Leao che persino il suo procuratore avrebbe buttato in porta. Ma l’ha sbananata in modo così scemo, che la palla è inaspettatamente carambolata verso lo stinco di un sorpresissimo Gallo, e poi è rotolata in porta sghignazzando.

Sapete cosa significa questo? Che ora, noi e voi potremmo discutere a lungo di come stava giocando il Lecce e come stava giocando il Milan, di occasioni sfruttate in modo magistrale (da loro) o tirate sul portiere (da noi) o sul palo (da loro e da noi), oppure di formazioni rivoluzionate che però poi non erano così sorprendenti quanto avevano annunciato i sempre attendibili media, oppure di sostituzioni inevitabili (Leao per Jimenez), o semplicemente fortunate (Joao Felix per Bondo).

Ma forse la verità un po’ ottusa è che il calcio è una roba piena di episodi, nella quale noi cerchiamo di vedere sempre una logica.

Che alle volte, in parte c’è.

Alle volte no.

E da tempo, quando c’è di mezzo il Milan, la logica è dritta come una banana.

2) il NERO. Così, a un certo punto il raddoppio di Krstovic era lì, sullo stesso binario del tuffo di Isaksen della Lazio, della punizione a sorpresa del Torino, dell’assist di mano di Fabbian col Bologna: il colpo del KO, però più limpido di tutti gli altri cazzotti in faccia presi nelle ultime due settimane. E se il Milan con le squadre appena citate aveva reagito confusamente ma generosamente, ieri sera lo stato catatonico, preparato anche dalle due esultanze ricacciate in gola causa fuorigioco, sembrava completo. Il Lecce sembrava pronto a riscuotere anche lui le serenate innamoratissime dei commentatori, opposte al consueto tiro al bersaglio sulla nostra squadra forse bersagliata anche da un po’ di sfiga, senza dimenticare che come diceva Freak Antoni degli Skiantos, la sfiga ci vede benissimo.

3) il ROSSO. Invece, il calcio è più episodico di quel che vorremmo. E perciò, va a finire che Joao Felix è stato preziosissimo, e con lui anche Abraham, entrato nell’azione del rigore. Più decisivi dei poveri Gimenez e Bondo. Ma soprattutto grazie a Joao Felix e al suo struscio di babbuccia, Conceicao che era già sull’aereo come l’Italia contro la Nigeria nel 1994 mentre Bruno Pizzul intonava il deprofundis, improvvisamente a causa di quella schifezza a suo modo precisa come quel tiro di Roberto Baggio, si ritrovava sulla scaletta, poi sulla navetta, poi di nuovo in sala d’aspetto.

Fino a quando? Chi lo sa: la logica suggerisce prudenza prima di sbilanciarsi sul futuro.

Ma chi l’ascolta più, la logica.

Tutto quello che possiamo constatare è che ieri sera il Milan finalmente non ha raccolto solo frustrazione alla fine dei suoi sforzi un po’ sgangherati – a differenza delle secchiate gelate ricevute dopo aver provato disperatamente a risollevarsi contro Torino, Bologna e Lazio.

La cosa più strana di tutte è che forse la maggiore intensità il Milan l’aveva messa nei 60 minuti in cui non è riuscito a segnare. Però nell’ultima mezz’ora, si sono definitivamente accesi Pulisic e Leao, che (sempre per citare Pizzul) ha scodellato palloni a getto continuo – cosa che, va detto obiettivamente, nel primo tempo aveva fatto anche TheoHernandez, ottenendo però due gol annullati per un mignolo.

4) il NERO. Ma una volta stabilito che gli episodi incidono su un risultato finale almeno per un 50% e a volte molto di più, nel calcio rimane sempre una qualche logica di lungo termine. E uno dei principi di questa logica è che attaccare in 50, e difendere a 50 metri dalla porta, è un modo per invitare a nozze persino una squadra che non segna mai. Con il vecchio portoghese non eravamo precisamente un fortino, ma in 18 partite ufficiali con il nuovo portoghese siamo riusciti a tenere la rete inviolata solo 3 volte (con Girona, Empoli e Verona).

In compenso, abbiamo segnato in 17 di queste 18 partite (marcando visita solo a Rotterdam). Ogni tanto segniamo anche quando siamo in 10, cosa che può tornare utile se vorremo essere anche quest’anno la squadra con più espulsi della Serie A. Che è un’altra cosa che non sempre, ma SPESSO, ha a che fare con il nostro modo di difendere.

Quindi, visto che mancano 10 partite alla fine del campionato, forse ci si dovrebbe fare un pensiero. Con calma. Prima della rivoluzione.

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