Il Rosso & il Nero di Genoa-Milan 1-2

“L’aria malinconica non è di moda; ci vuole l’aria annoiata”

(Stendhal, Il Rosso e il Nero, 1830)

1) il ROSSO. Comunque, Milan.

2) il ROSSO. Ovvero: se siete di quelli che anche oggi aspirano a un momento di gloria luminosa venendo a ironizzare su una nostra vittoria, informandoci con ghigno sprezzante che questi 3 punti ci portano dal 9° posto alla nona posizione (“Number Nine, Number Nine”, come dice ossessivamente un pezzo dei Beatles)… ebbene, grazie per il vostro contributo inestimabile, non ci eravamo accorti della circostanza ed eravamo entusiasti di questo trionfo a Marassi, e non abbiamo colto alcuna ironia nei cori stizziti dei tifosi del Grifone (“Vincerete il tricolor”). D’altra parte, quell’affettatrice che vedete (…voi. Noi, no) è lì per mettere svariate fette di salame sui nostri occhi. E quindi, visto che questa rubrica (fin dai tempi di monsieur Stendhal) nasce per commentare la singola partita, ricominciamo.

3) il ROSSO. (…scusate la premessa, ma negli ultimi tempi abbiamo un po’ la sensazione che “la nostra gentilezza sia presa per debolezza”, come direbbe Kanye West. E non vorremmo ritrovarci poi a sbroccare come lui)

4) il NERO. Nessuna realistica motivazione di classifica. Il rischio di mettere a repentaglio le caviglie in vista della finale della coppina (specie per la trebbiatrice Thorsby, peraltro unico rossoblù ammonito dal fiero Collu, contro cinque dei nostri. D’altronde il Genoa la prossima la gioca contro una squadra che contende lo scudetto alla Bontà Onesta e SolaControTutti, quindi andava tutelato). Oppure di prendere una bronchite per la pioggia, perché a maggio il mondo è bello e invitante di colori, ma NON in questo campionato incolore per noi e per il Genoa, motivato a regalare un bel lunedì sera ai suoi tifosi… ma se Junior Messias è il massimo su cui Vieira può contare, beh, forse tanto varrebbe che scendesse in campo lui.

In effetti, al di là dell’esigenza di consolidare il nuovo modulo, c’erano tutte le premesse per tenere a riposo qualcuno dei titolarissimi – come ci ha ricordato l’allarme per Fofana dopo 20 minuti – dando una possibilità a qualcuno di quelli che stiamo per salutare. Invece Conceicao tiene in panchina il solo Leao, per dare minuti a LoftusCheek. E anche a Jovic, che da qualche settimana è diventato la nostra punta di diamante (il che non fa che ribadire che è stata un’annata inspiegabile).

5) il NERO. Non li ha tenuti a riposo, dicevamo. Ma un po’ si sono riposati lo stesso. Con la sola eccezione di Maignan, miracolosamente reattivo su conclusione di NortonCuffy, sul tocco indietro di Pulisic, sul tiro di Messias – e alla fine costretto ad arrendersi sulla pregevole stoccata al volo di Vitinha.

Per 75 minuti il Milan non ha creato niente di sensato eccetto – ci perdonino i suoi haters – una giocata di Leao a mettere Pulisic solo davanti a Leali, che in uscita ha sventato il gol.

6) il ROSSO. E tuttavia, rispetto a certe partite (non molte) in cui avremmo meritato qualcosa di più, ecco che in una sera in cui forse non meritavamo nemmeno 1 punto, ne abbiamo ottenuti 3. Se è successo è perché avere dei giocatori di un livello un pochino superiore a volte aiuta a ribaltare le partite. A partire da – ci perdonino DI NUOVO i suoi haters – Leao, che ha fatto ciondolare il risultato nella nostra direzione con un gol (deviato, ma ampiamente diretto in rete) e un assist – sul quale JoaoFelix è riuscito a farsi anticipare da Frendrup. Ma diamo atto a Joao del suo felice lancio per Gimenez, costruttore del pareggio. Certo, i minuti incoraggianti giocati da Gimenez sono bilanciati dall’insipido ritorno di Jovic al tipo di partita cui ci aveva abituati quando parte titolare da punta unica. Che dire, speriamo sia ancora in cerca della migliore condizione.

7) il BIANCO. Come la nostra vera, storica maglia di riserva, che ci ha portato (eureka!) due vittorie di fila in campionato, per di più in trasferta. Ma è anche il colore che ci serve a non infiammarci di Rosso per una prestazione veramente blanda contro un avversario animoso quanto volete, ma onestamente un po’ poverino. E nel contempo, a non farci prendere dal Nero dello sconforto per la prestazione. Non era questa, la serata in cui essere scintillanti. Se siamo in grado di esserlo.

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