Il Rosso & il Nero di Feyenoord-Milan

1) il ROSSO. Aver perso solo 1-0 è un colpaccio, per come abbiamo giocato. C’è un ritorno da giocare a SanSiro, e l’ottimismo dice: “Peggio di così non si può giocare”. Poi, il realismo, avendo familiarità col Milan di questa stagione, risponde: “Ah, vi piacerebbe”.

2) il NERO. Ogni volta che abbiamo creduto di vedere il peggior Milan possibile, ci siamo presto dovuti ricredere. Se la spiegazione dei più nervosi tra noi insiste ancora sulla quantità enorme di mele marce (ormai scese a 2 giocatori di movimento nella formazione titolare), la loro influenza sui nuovi acquisti e la loro ventata di aria fresca dev’essere enorme e rapidissima, visto come hanno giocato pure loro – oh, sia chiaro, con l’alibi di essere appena arrivati eccetera. Ma il punto è che…

3) il ROSSO. Sarebbe persino BELLO, che la colpa dei 96 minuti di nulla andati in scena dopo il tiruccio di Paixao fosse tutta degli infamoni Leao, TheoHernandez e Maignan. Perché a quel punto, basterebbe mandare via pure loro, accontentando molti milanisti e moltissimi nostri amici dei media che vogliono solo il nostro bene. Se non che…

4) il NERO. …effettivamente, le colpe di Maignan SONO macroscopiche. È vero, tante volte ci ha salvato, ma l’errore Paperummesco su un tentativo un po’ velleitario dal vertice dell’area ha messo la partita subito in discesa per il Feyenoord e subito in salita per noi. Il tempaccio e terreno fradicio non possono giustificare un portiere della sua esperienza, andato su quella palla con ciondolante superficialità (si direbbe un morbo). Il suo errore ha galvanizzato sia gli avversari che lo stadio, che ha subito intravisto l’impresa. E del resto, mentre di là Paixao sembrava Zico, tra i nostri tutti sembravano fantasmi che avevano visto un fantasma: quello della partita con la DinamoZagabria, grazie alla quale si erano tirati addosso la maledizione di uno spareggio che avrebbero potuto risparmiarsi.

È piuttosto impietoso il confronto tra la partita di Leao e quella del 24enne Igor Guilherme Barbosa da Paixão, da due anni e mezzo a Rotterdam, e forse desideroso di un clima più affabile. Il brasiliano era in serata di grazia totale, tanto che la traversa presa a fine primo tempo non è nemmeno la giocata più incredibile. Però come spesso accade, nascosti dietro Leao, fischiettando con le mani in tasca, cercano di non farsi notare tutti gli altri, lenti, prevedibili, imprecisi, molli.

Gimenez e JoaoFelix hanno fluttuato nel nulla (anche se il risveglio negli ultimissimi minuti di Felix fa pensare che forse sarebbe stato meglio usarlo come arma segreta dalla panchina). Fofana ha un urgente bisogno di una tenda a ossigeno, Reijnders è andato a strappi, tra battute a vuoto e qualche iniziativa semipericolosa. Pulisic si è segnalato quasi solo per l’aiuto dato a Walker nel tentare di non soccombere (di nuovo) sotto gli affondi di Paixao. Quanto a TheoHernandez, non è stato uno dei peggiori – e per esserlo gli è bastato corricchiare inoperoso senza dare una mano.

5) il VERDEMARRONCINO (…colore della terza maglia, bella e fortunella). Non è certo ROSSO, ma il (pardon) migliore è sembrato il confusionario Pavlovic, spesso in ambasce ma anche l’unico a sembrare contrariato dalla debacle: ha cercato di suonare la carica anche se la vita non lo ha rifornito di una squillante tromba ma di un gracchiante kazoo. E parlando di trascinatori che non lo sono, persino Chukwueze è sembrato avere qualche briciolo di idea in più rispetto agli altri – cosa favorita anche dal calo finale degli avversari, del quale ovviamente non abbiamo realmente provato ad approfittare, anche solo per fargli un po’ di paura. Noi non facciamo paura a nessuno, mai.

Ma così come troppi giocatori si nascondono dietro alla discontinuità di Leao, anche noi che chiacchieriamo in rossonero dovremmo trovare il coraggio di non nascondere i problemi dietro le prestazioni dei singoli. C’è un problema più esteso.

6) il NERO. Volevamo veder cadere delle teste, e finalmente abbiamo visto cadere quelle di Calabria, Bennacer, Morata. Urrà!

Ora, sicuramente qualche stratega è convinto che adesso basterebbe un ultimo sforzo, si tratta solo di cacciare altri tre, cinque, ma non lesiniamo: allontanando altri sette giocatori avremmo una squadra vera.

È così? La nostra tetra paura è che – ecco, no, temiamo di no.

7) il NERO. Questo acMilan che si annunciava algoritmico e gelido, tanto da scambiare razionalmente Tonali con una innegabilmente cospicua somma di denaro, si sta rivelando invece umorale e totalmente privo di lucidità come noi. E da questo punto di vista la gestione del vulcanico Conceicao non sembra aver fatto poi troppi progressi rispetto a quella del compassato Fonseca, ma nemmeno rispetto al paterno Pioli. È vero che da quando è arrivato, sono state più le partite degli allenamenti. Ma uno spettacolo sconcio come quello di ieri sera non lo si può scaricare totalmente sui giocatori, nemmeno sulle spalle del colpevolissimo Maignan.

E quindi, ora come ora, c’è poco da discutere:

  1. questi sono i giocatori che ci ritroviamo
  2. lui è l’allenatore che ci ritroviamo.

E martedì, dopo l’immancabile piccola trappola già pronta dopodomani in un match interno contro il disperato Verona, ci ritroveremo sull’ultima spiaggia sulla quale abbiamo da tempo prenotato la nostra sdraio. Avremmo potuto trovarci altrove, eh – ma ci tenevamo a tornare lì.

Per uscire dalla nostra attrazione fatale per l’autosabotaggio bisognerà lavorare a fondo. L’allenatore che ci ritroviamo non ha altra scelta che lavorare a fondo sui giocatori che ci ritroviamo.

A dire la verità, eravamo convinti che avesse già cominciato quel lavoro. Ma, a dire la verità…

8) il NERO. …ieri sera non se n’è vista la minima traccia.

 

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