Il Rosso & il Nero di Empoli-Milan 0-2

1) il ROSSO. Stiamo iniziando a prendere le misure a Consy Conceicao: abbiamo capito che il primo tempo gli serve per capire

  1. la squadra avversaria
  2. la squadra che ha messo in campo.

Così, come già accaduto persino a Zagabria in 10, il Milan che rientra in campo nel secondo tempo ha più ritmo e più senso di quello con cui aveva tentato di giocarsela nel primo, sperando di poter fare a meno di Pulisic, Leao e Gimenez, e provando a vedere se JoaoFelix può accentrare il nostro gioco offensivo come fosse il nostro Dybala. Nei primi minuti della ripresa, con l’ingresso in campo dei tre tenori, la musica già inizia a cambiare in meglio – se non altro, rispetto al primo tempo, si inizia a sospettare l’esistenza di uno spartito. E rassicurati anche da quelli più dotati (Walker, Reijnders) iniziano a crescere alcuni che non hanno studiato bel canto (da Musah a Pavlovic).

Poi, succede quella cosa veramente ridicola che sapete. Il tipo di cosa che ogni tanto ci ricorda che tutti noi abbiamo la pretesa un po’ patetica di ragionare su un giuoco che è totalmente irragionevole, in ogni suo aspetto: dai giocatori alle società, dai tifosi agli opinionisti, dagli arbitri al regolamento. E come Forrest Gump, è tutto quello che abbiamo da dire su questo argomento.

L’evento di cui non parliamo ha però due effetti: da un lato, al Milan inizia davvero a ribollire il sangue. Dall’altro, l’Empoli, come lo scemo che provoca l’Ispettore Callaghan, inizia a sentirsi fortunato – e va un po’ oltre quel tasso di impudenza che nel primo tempo sia Pairetto Jr. (l’unico arbitro al mondo in grado di far rimpiangere Pairetto Sr.) che il VAR avevano tollerato con benevolenza e forse persino incoraggiato. Con l’espulsione di Marianucci che bilancia (in teoria) quella di Tomori, il Milan recupera la sensazione che ci sia una qualche parvenza di legalità in campo e va a prendersi la vittoria con quell’autorevolezza che dovrebbe mostrare sempre.

L’Amico Americano Pulisic manda in gol dapprima Leao, imperioso nel suo stacco di testa, e poi Gimenez, che fa una giocata da punta di una volta, con una linearità elegante e sconosciuta a tanti nostri attaccanti degli ultimi dieci anni (sì, includiamo anche i maestri Ibrahimovic e Giroud, che per la propensione al Gran Gesto a volte perdevano di vista la giocata più efficace). Poi, per onestà, va sottolineato che il suo gol ha una parentela con la giocata del nostro ragazzo Lollo Colombo nel primo tempo, sulla quale la traversa ci ha salvati.

In sostanza, a vincerla sono stati i tre rimedi di lusso alzatisi dalla panchina dopo l’intervallo: il sospirato Centravanti Vero, il Sopravvalutato da Cacciare, il Campione Poco Appariscente. E siamo così poco abituati ad avere qualità in panchina, che ci stropicciamo gli occhi. Ma non per questo li chiudiamo davanti a…

2) il NERO. È vero, è verissimo, è incrollabile che l’entrata irruenta per cui Tomori è stato espulso non è mai esistita, perché non può esistere in un calcio sensato

(…o forse, è proprio un calcio sensato a essere combattuto con la forza da chi se ne occupa, con la benedizione del 99% dei giornalisti e addetti ai lavori, troppo impegnati a riempirsi la panza per opporsi).

Ma è anche vero che quando si è già ammoniti si è sotto doppio controllo segreto, specie quando l’arbitro è uno così scarso che al confronto sono meglio quelli apertamente ostili. Perciò Tomori, per quanto ci riguarda, fa un passo indietro rispetto alle ultime convincenti prestazioni. Per quanto riguarda gli altri giocatori un po’ opachi, si va da un Fofana chiaramente in debito di ossigeno a un Jimenez che sembra impaurito dall’eventualità di pensare, da un Abraham tornato a girare a vuoto dopo l’exploit contro la sua Roma a un JoaoFelix che senza concedersi il tempo per ambientarsi cerca frettolosamente di far vedere tutto il suo repertorio di giochi di prestigio, forse perché questi mesi con noi potrebbero essere l’ultimo treno per riagganciare lo status di Top Player perduto nella giungla del calcio inglese.

Poi, il secondo tempo ha sistemato queste smagliature. Sulle quali si potrebbe anche sorvolare, se non convivessimo perennemente con l’ansietta della prossima partita, che tanto per cambiare abbiamo trasformato in ultima (o penultima) spiaggia. E quindi ci domandiamo quanto il Milan di Empoli abbia giocato al 55% delle proprie potenzialità a causa dell’ennesima, fatidica partita di ChampionsLeague che lo attende, e quanto invece sia ormai piacevolmente assuefatto al complicarsi la vita da non poterlo più evitare, altalenando tra imprese e delusioni. E forse è per questo altalenare, se capite cosa intendiamo, che proviamo a dichiararci un po’ delusi dal primo tempo di ieri pomeriggio e dall’aver pensato in più frangenti che non l’avremmo portata a casa. Capite cosa intendiamo?

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