1) il ROSSO. Se la sconfitta di ieri sera bruciacchia, è in fondo un passo avanti. Lo facciamo digrignando i denti e scuotendo vigorosamente la testa, ma razionalmente non potevamo aspettarci, 14 giorni dopo l’orrore di Milan-Liverpool, una squadra piena di lucidità e vigore, per di più nella tana dei campioni di Germania in carica. Ci sono ancora cose che lasciano perplessi nel Milan di Fonseca, e la più evidente è che fino al gol la squadra ha concesso al BayerLeverkusen tutto quello che poteva: i colori, il pallone, la propria metà campo, e pure una certa compiaciuta arroganza nell’irridere i nostri con una prepotenza che ogni tanto si spingeva spensierata fino alle mani in faccia.
Dopo svariati salvataggi di Maignan, gli avversari hanno trovato un ineccepibile vantaggio. E a quel punto, è stato come se il Milan avesse ottenuto quello che voleva, per quanto irragionevole: attaccare una squadra-fortino invece che quella che nel primo tempo lasciava ampi spazi nella propria metà campo. L’ingresso di Morata al posto di un sabbioso Abraham ha rovesciato definitivamente le parti. I nostri hanno spinto, hanno preso una traversa (TheoHernandez) e mezza (Reijnders), hanno invocato un rigorino, hanno costretto il loro portiere Hrádecky alla reattività sfoderata da Mike Maignan nel primo tempo, hanno anche peccato di poca freddezza in area, cosa che ha a che fare in più modi con…
2) il NERO. Quando il Bayer ha dovuto difendersi, lo ha fatto dopo aver speso ben poche energie; quando il Milan ha attaccato, lo ha fatto con generosità ma con le energie già in calando e una minore coesione – peraltro esponendosi diverse volte alle ripartenze tedesche.
La spiacevole sensazione è che i nostri abbiano, tra i loro schemi, una modalità di calcio passeggiato che sarebbe molto forzato definire “costruzione dal basso”, perché di costruzione se ne vede ben poca, e gli avversari si fanno l’idea non peregrina che sia sciocco aver paura di una squadra che sembra impaurita dal pallone. Poi, quando abbiamo deciso finalmente di giocare a calcio, la rincorsa cui ci eravamo costretti ha reso affannosi i nostri tentativi.
Mentre Leao continua a galleggiare calcio (anche in quanto un po’ galletto), Alvaro Morata ha nuovamente indossato le armi che furono di Giroud per trascinare i compagni, ma lui stesso – encomiabile in momenti come il pressing sul portiere avversario – ha avuto la vista annebbiata al momento di schiaffare l’oggetto sferico nello spazio delimitato da legni.
Ma in fondo il vero motivo per vedere più Nero di quanto vorremmo, è che arriviamo alla fine certamente come una squadra presentabile… ma sempre a zero punti siamo. Ed è vero che il calendario ci ha messo due delle rogne grosse subito all’inizio, ma le prossime partite non potranno in nessun modo essere affrontate passeggiando, se vogliamo davvero rimanere in questa nuova Lega Campionata. Si può recriminare fino a un certo punto contro la nuova formula (scema come chi l’ha inventata), contro l’arbitro, contro la sfortuna e persino contro la presenza di diversi pacconi e pacchetti che ci terremo fino a dopo Natale. Perché Bruges, Slovan Bratislava, Stella Rossa e Girona non scenderanno in campo per contemplare estasiati un Milan che passeggia. E per contro, al mondo esistono pure squadre che nel loro piccolo hanno fatto punti contro il Real Madrid.
Questo Milan, ci siamo anche un po’ annoiati di constatarlo, divide i suoi tifosi tra quanti sono convinti di avere di fronte dei sopravvalutati allenati da un mediocre, e tanti altri che sostengono che le potenzialità ci siano e che Fonsie #Fonseca sia meglio di come lo si dipinge. Una sola cosa, ci sentiamo di dire, unisce i due partiti: tutti vogliamo vedere una squadra che gioca a pallone. Che ci prova. Troppe partite balbettate ci hanno esasperato tutti.
Ma non è solo questo: per qualche oscuro motivo, l’acMilan non è una squadra pragmatica e calcolatrice. Non è per fare del romanticismo (anche se con le notizie non troppo sorprendenti di questi giorni sui tifosi-businessmen, un po’ ce ne vorrebbe) ma il vero Milan lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia. Quando non ce li mette, va col muso contro il muro. Ieri sera il Milan per metà partita ha messo ben poco di tutto questo. Per metà partita, ci ha provato – e siamo contenti di questa metà. Ma il “Nero a metà” in cui abbiamo perso la partita c’è, e non ci consente il pieno, fiducioso ottimismo che vorremmo sfoggiare.