Il Rosso & il Nero di Milan-Udinese

1) il ROSSO. Come un cartellino? Mmh, anche. Però iniziamo dall’inizio, come fanno quelli bravi. Anzi, da prima.
 
Prima dell’inizio avevamo patito mille patemi, leggendo la formazione, apprendendo dellfortunio di Gabbia, e leggendo i titoloni dei giornalisti che si tuffavano nella propria bava nel commentare l’esclusione “Chisbagliapaga” (?) di Leao (magari, forse, se ne può discutere, non necessariamente, possibilmente, non peregrinamente ma molto dibattibilmente dovuta anche all’imminente partita in ChampionsLeague).
 
Ma poi i patemi erano svaniti, davanti all’azione che ha portato al gol di Chukwueze, manifesto di un Milan che a volte manovrava in modo persino piacevole e non preoccupava più di tanto, malgrado la difesa preoccupante. Poi però la difesa non si preoccupava di controllare lo spazio per gli inserimenti, e Lovric si involava verso l’area. E da lì in poi sono tornati i mille patemi, facciamo anche duemila.
 
In 10 contro 11 – e per di più, undici cristoni che mulinavano botte con tutti e quattro gli arti, è stata un’altra partita, onestamente difficile da valutare con criteri normali.
Siccome ogni volta che questa pagina dice anche solo le tre lettere “arb…” viene ricoperta dallo sdegno degli ayatollah della purezza (da “Certo, buahaha, diamo la colpa all’arb…” a “Stiamo diventando come quelli là, sempre a pianginare!”), fa piacere poter dire senza usarlo come alibi che l’arbitro Chiffi è un degnissimo rappresentante della sua categoria: se non sono in malafede, improvvisano come jazzisti. Quando un giocatore si tuffa, o quando un altro si esibisce in un #classicosteponfoot, non c’è VAR o parere dell’omarello LucaMarelli che tenga: non si sa MAI cosa succederà. Sono artisti e lavorano affinché lo spettacolo sia #TUTTODAVIVERE, e i telecronisti possano dire “Eeeh, è stato ingenuo”. L’espulsione di Reijnders è scema in modo diverso dall’espulsione di Bartesaghi, ma è la prova che per seguire il calcio italiano è meglio tener conto che la #SerieA anzi la #SerieAEnilive è un prodotto cretino, e se noi tutti fossimo furbi come ogni tanto crediamo di essere, lasceremmo perdere e la restituiremmo alla FIGC, al dr. Gravina e all’uomo che lo guarda perdutamente innamorato dal suo specchio.
 
Ma la pagliacciata del cartellino rosso, seguita da altre decisioni che sono sembrate del tutto casuali, affidate a un tiro di monetina (sulla quale sicuramente c’è una croce, ma non una testa), alla fine ci ha portato qualcosa.
 
In quel rosso c’è il Rosso di una squadra capace di sacrificarsi per 70 minuti, e pure di recriminare per qualche occasione buttata.
E c’è il Rosso di giocatori che pur appartenendo alla nobiltà del pallone, come Pulisic e Morata, sono pronti a sporcarsi le mani e dar battaglia, riuscendo ogni tanto a mantenere la lucidità per partecipare a manovre d’attacco nelle quali si è distinto, finché è rimasto in campo, il miglior Okafor della stagione (finora).
E ovviamente c’è il Rosso di Fofana, che lentamente sta prendendo in mano il nostro centrocampo e come lo spettro di Tom Joad, appare sempre al fianco di chi difende la nostra porta.
Anche se bisogna dire che nel Rosso c’è anche il fatto che la difesa sulla carta spaventosa ha sofferto, sì, ma ammettiamolo: meno del previsto. E nelle poche occasioni in cui stava per farlo, Maignan ha spiccato il volo della superaquila.
 
Poi, ma questo è legato alle vostre inclinazioni personali, nel Rosso c’è anche il fatto che questa squadra forse sa giocare a calcio anche senza Leao e TheoHernandez.
Però poi, e questo è legato alle nostre inclinazioni, nel Rosso c’è anche il fatto che è piacevole sapere che possiamo farlo, e che… oltre a ciò, abbiamo in rosa Leao e TheoHernandez.
 
2) il NERO. Poi, rigirando il tutto, mica possiamo nascondere sotto al tappeto il fatto che l’azione che ha portato al volo d’angelo di Lovric resta una di quelle cose che, difesa di riserva o no, una squadra sensata non dovrebbe infliggere ai propri tifosi.
E non possiamo far finta di ignorare che nei lunghi minuti necessari al VAR per confermare i due fuorigioco dell’Udinese, stavamo tutti caricando le spingarde per impallinare Fonsie Fonseca e le sue scelte, per il povero Abraham e il suo sgangherato errore nel mancato raddoppio, e poi per tutti i giocatori che ci provano ma evidentemente più di tanto non possono dare, perlomeno in questo momento della loro vita: da Terracciano a EmersonRoyal, da Thiaw a LoftusCheek. E quindi, come una slavina, saremmo arrivati di nuovo a inveire contro la società e il mercato e i #rimpiantiMilan che escono dalle fottute pareti.
E tutto questo Nero, a voler essere onesti, c’è, e resta.
 
Ma forse oggi non vogliamo essere onesti. No! Vogliamo essere ladri senza vergogna smaccatamente favoriti dall’arbitro, come sostengono alcuni simpaticoni sui social.
Con questo perfido cinismo da tizzoni d’inferno e facce di bronzo, strisciamo come serpenti a sonagli verso le paludi delle prossime partite. Lieti che il veleno oggi lo stia masticando qualcun altro.

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