Il Rosso e il Nero di Milan-Roma 1-1

  • il ROSSO. Come quelli che al Grattaevinci vincono esattamente la somma che avevano speso (cosa che incoraggia con dolcezza la loro propensione a buttare altro denaro e tempo), gli spiccioli di Rosso che ci ritroviamo in tasca, in realtà li avevamo già. Sapevamo che Reijnders e Fofana hanno trovato un’intesa che ad altri reparti manca. Sapevamo che in Jimenez possiamo legittimamente sperare (…credere è una parola grossa, per ora). Sappiamo che Maignan – che pure verrà bersagliato dai suoi haters alla prima occasione – sa fare il suo lavoro.

Poi però, nel nostro piccolo, sappiamo altre cose.

  • il NERO. Cominciamo dagli alibi, così ce li togliamo dalle scatole subito.

Numero uno: la cara vecchia Emergenza Infortuni è tornata, come un parente in visita a Natale. Fuori Leao prima della partita, e fuori Chukwueze in quella che sembrava poter essere (di nuovo) la partita del suo potenziale rilancio.

Numero due: così, a pelle, la sensazione è che rigori così, al piccolo tenero sgomitatore Thuram ne davano tre, non uno. Ma visto che gli autorevoli Parolo, LucaMarelli e il trombonista Pardo si sono affrettati spasmodicamente a dire che non c’era niente, noi vogliamo credere alla loro onestà intellettuale, anche perché la paghiamo carissima con ogni rincaro della limpida @Dazn. Detto questo, se anche lo avessimo segnato, quel rigore, non siamo affatto convinti che avremmo vinto.

Numero tre: non sappiamo se la voce su meu amigu Conceicau sia fondata. Ma se davvero il portoghese dovesse subentrare al portoghese, in tal caso il fatto che la notizia sia uscita prima della partita e prima di quella coppina che don Cardinale tiene tantissimo a vincere (anche perché il resto, già sai…) è stata una bella iniezione di confusione nella squadra, che già ne è malata – una specie di tentativo omeopatico.

Numero quattro: la Roma non è più la squadra allo sbando di inizio stagione, può contare (per la prima volta da mesi, tanti mesi) su Dybala e altri giocatori che sembravano persi alla causa, e come altre squadre che si ripigliano proprio prima di incontrarci ha un capo e una coda che noi non abbiamo, tanto che il pareggio sta più stretto a lei che a noi. Che nel finale di partita abbiamo più rischiato di perdere che tentato di vincere.

Ma poi, detto fra noi, questo Milan cos’ha mai di speciale, per vincere delle partite? Per non parlare di candidarsi per un posto in Champions League. Anche volendo riconoscere a Fonsie delle attenuanti soprattutto umane, è davvero solo colpa dei giocatori viziati e ciondolanti e inadatti eccetera, se il Milan fa passare ai portieri avversari delle serate di assoluto relax – persino quando vince, come a Verona? La sensazione è che quei pochi punti che abbiamo, li dobbiamo al livello medio-alto di certi nostri giocatori, e ai loro ricordi di un calcio migliore.

Tra questi giocatori e una tifoseria che continua a palpitare per questa squadra, si sono frapposti una serie di personaggi ai quali abbiamo dato fiducia perché non siamo soliti schifare nessuno per partito preso. Ma ciò che abbiamo visto è stato un susseguirsi di arroganza, incompetenza, approssimazione, mancanza di rispetto, goffaggine, inconcludenza, rancido bocconianesimo. Solo una cosa gli restava da sbandierare, ed era “la visione”. Sì, il Milan non faceva punti e giocava male, però Cardinale, come un leader sovietico più che americano, ci diceva che non dovevamo perderci d’animo, compagni: il trionfo finale del milanismo era inevitabile!

Ma come già è accaduto quando l’uomo da cacciare era Pioli, ancora una volta una Roma che ha le nostre stesse insicurezze e difetti congeniti – ma che ancora una volta ha voluto provare a rimettersi in piedi puntando sul proprio DNA – ha sgonfiato il palloncino rossonero.

E come un pallone sgonfiato che svolazza a caso qua e là, prepariamoci a svolazzare nel 2025. Auguri a tutti.

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