Gianni Mura, Repubblica
Sembra destino, 9 mesi fa il gol di Muntari non convalidato, stavolta un rigore che non c’era sono il punto caldo della partita. Allegri sportivamente l’ha ammesso, a fine gara. Forse il Milan avrebbe vinto ugualmente: più fame, più corsa; la Juve ha regalato il primo tempo e ha impegnato severamente Amelia solo con Vucinic a 8′ dalla fine. Resta il fatto, innegabile, che il rigore non c’era ed è stato un collega dietro la porta a indurre Rizzoli a fischiarlo. Il Milan comunque merita la vittoria perché fin dall’inizio ha creato più gioco. Isla non ha colpe sul rigore, ma ha giocato la peggior partita da quando è in Italia. Constant l’ha cancellato con un’assiduità sorprendente, e dall’altra parte il giovane De Sciglio ha fatto lo stesso con Asamoah. In ombra Marchisio, Vidal ha corso molto ma sbagliato troppi passaggi e alla fine s’è notato anche un certo nervosismo (Vucinic, Giovinco). La Juve nel secondo tempo cambia atteggiamento, il Milan bada a difendersi e lo fa a organico completo, El Shaarawy incluso. Si sacrifica come pochi, eppure è in testa alla classifica dei marcatori. Bella prova di umiltà. Il Milan si difende ma senza rinunciare a colpire, solo che butta via un paio di azioni in contropiede in superiorità numerica e non brilla nella precisione dell’ultimo passaggio. Presto per dire che la squadra s’è ritrovata, ma Allegri ha avuto una risposta positiva da tutto il gruppo.
Mario Sconcerti, Corriere della Sera
Il Milan ha coperto il campo come se giocasse la finale di un campionato del mondo. Non ha dominato, ma ha giocato con grande intensità. Una decisione complessa gli ha dato un rigore che probabilmente non c’era, ma non si può parlare di errore. Nell’intervento di Isla c’è di tutto, dalla schiena, all’ascella, all’avambraccio, al braccio. Chi deve decidere sbaglierà sempre almeno al cinquanta per cento.
La vera sorpresa è che la Juve non sia mai stata pericolosa, una squadra prevedibile anche negli uomini migliori, evidentemente stanca. Non brillantissimo nemmeno il Milan, ma subìre la partita invece di farla costa molta meno fatica. Il Milan ha corso dovunque potesse, ha rinunciato anche troppo al gioco. El Shaarawy ha fatto quasi il difensore, Pazzini è stato imposto dalla squadra che aveva bisogno di un riferimento profondo. Del Milan si può discutere, ma non ignorare che ha ottenuto di forza un grande risultato. Con l’umiltà anche eccessiva del suo allenatore, con la semplicità di una squadra che sa di non essere grande, ma non sa ancora nemmeno rassegnarsi. Il Milan torna adesso in campionato. Per arrivare dove non si sa, ma ha ritrovato la strada.
Massimo De Luca, Corriere della Sera
Quasi una compensazione del destino, ma beffarda. Il gol di Muntari avrebbe probabilmente spianato la strada allo scudetto milanista; il rigore trasformato da Robinho riaccende le speranze di scudetto interista. Resta lontanissimo in classifica, il Milan, nonostante la vittoria. Ma la prova di compattezza è quasi un inedito, in questa stagione un po’ così, e restituisce un minimo di prospettive a una squadra tanto a lungo impegnata nella ricerca di se stessa. Da subito il Milan ha dato l’idea di voler aggredire avversaria e partita, con grande collaborazione fra i reparti e un’ineccepibile gestione della fase difensiva (e dell’inibizione alla fonte della manovra juventina) dove De Sciglio ha confermato tutti i segnali di una crescita confortante.Tutti aspettavano il gol del nuovo idolo, l’ispido faraoncino: e invece El Shaarawi si è meritato un’ampia sufficienza più per i continui, lucidi ripiegamenti difensivi che per gli spunti sotto porta; dato che la vittoria è arrivata lo stesso, la circostanza è paradossalmente più confortante ancora, perché dà l’idea della completezza, e della disponibilità, di un ragazzo che è destinato a una grande carriera.
Comunque, anche rispetto al gol concesso a Vidal (e a quello annullato al Catania, che mi pare passi in cavalleria), il non-rigore di Isla era molto più difficile da cogliere, tanto da aver richiesto una serie infinita di replay. Inevitabile che se ne parli di meno. Se poi si vuol vedere a tutti i costi la solita presunta manovra anti-Juve, avanti, c’è posto. Non per me.
Paolo Bandini, The Guardian
With Giorgio Chiellini missing, Juventus’s backline seemed more vulnerable than usual – but then so did the rest of their team. Although neither side truly dominated a scrappy encounter, Milan’s midfield trio of Riccardo Montolivo, Antonio Nocerino and Nigel de Jong more than held their own against Andrea Pirlo, Arturo Vidal and Claudio Marchisio. Montolivo, handed the captaincy in Christian Abbiati’s absence, responded with one of his best performances in a Milan shirt.
The Rossoneri created more than their opponents, but there was no overwhelming sense that they were about to break the deadlock before the officiating crew intervened. Half an hour into the game, Antonio Nocerino met a Boateng cross from the right with a firm header which was blocked in mid-air by Mauricio Isla. The Juventus player had his arms raised in the box, but in reality the ball had struck only his ribcage. Seen in real-time, it was easy to understand the referee’s mistake. In Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando explained the situation with an analogy: “Isla did not shoot anyone, but the referee had found him with a pistol in his hands.”
For many Milan fans, this was nothing more than a case of sweet revenge. Their non-existent penalty had been awarded at the same end of the pitch where nine months earlier officials had failed to spot Sulley Muntari’s “ghost goal” in this same fixture. That incident had cost them a 2-0 lead in a game that would eventually finish 1-1. That was a potentially defining moment in last season’s title race, with Milan eventually finishing only four points behind Juve in the standings.
The situation was rather different this time around. Heading into Sunday’s game, Milan trailed Juventus by 17 points. And yet there was no such gulf on the field. After Robinho slotted home the spot-kick in unconvincing fashion, Milan never looked likely to surrender their initiative. Juventus would fashion two real goalscoring chances before the end – Sebastian Giovinco narrowly misjudging a bicycle kick after 63 minutes, then Mirko Vucinic seeing a shot blocked on the line by Kévin Constant – but each arrived as isolated incidents rather than as a consequence of overwhelming pressure.