(di Federico Dask)
Vorrei potervi dire di aver concluso i quasi cento minuti di questo benedetto Samp-Milan con la temperatura corporea di un 4 salti in padella Findus solo perchè abbiamo avuto la brillante idea di vederla su un cellulare nei boschi a 2000 metri di altitudine manco fossimo Leonardo Di Caprio in The Revenant. La verità è che ho passato la quasi interezza del secondo tempo – credo quarantacinque ore o giù di lì da quando siamo rimasti in dieci – con la sensazione milanspeziosa (attendo l’aggiunta del termine sul prossimo Zanichelli) di veder rovinata una partita che sembrava nel taschino per colpa di un arbitro impresentabile, capace di sbagliare ogni singolo episodio. Ad essere onesti anche quando non ha visto un discreto rigorino per loro, questo va detto.
Speravamo che questa piacevole gita marittima ci consegnasse tre punti facili contro una delle peggiori Samp da anni a questa parte. Invece ci è toccato non solo sudarcela, non solo rischiare numerosi infarti che manco dopo il gol di Kuyt ad Atene, ma siamo stati costretti a spendere un quantitativo non indifferente di energie che rischiamo di pagare mercoledì in primis e dulcis in fondo domenica prossima, dove per l’ala sinistra ci sarà da accendere un cero a Frate Indovino che Rebic sia in grado di allacciarsi gli scarpini o entreremo nei reconditi meandri del futurismo tattico con, tra le papabili opzioni: Salamella, Ballo Tourè e il tipo messicano di Goal – Il sogno.
Ma diciamole anche due cose belle dai: Calabria, anche complice l’evidente fallacia avversaria, probabilmente il migliore dei nostri. Davvero impeccabile. Poi un Messias finalmente redivivo e un Theo a tratti commovente (anche quando ce la mette tutta per farci perdere dieci anni di vita). E poi ci tengo a dire che mi piace moltissimo il modo in cui sta salendo di colpi Tommasino Pobega partita dopo partita, con anchesì qualche giocata di fino che forse ci si sarebbe aspettati da quel biondino belga del nostro cuore che anche stasera è sembrato a tratti geniale ma spesso ancora un po’ vagare per il campo alla ricerca della propria collocazione tattica. I colpi ci sono, magari gli serve solo il Tuttocittà.
In generale: ancora una volta il Milan dimostra in maniera sfacciatamente casciavit di saper reagire alle avversitá e trovare sempre e comunque una chiave positiva nel suo indomabile spirito collettivo. Poi capiteranno sempre le seratacce dove andrà tutto storto e vorremo solo passeggiare sull’Autostrada più vicina controtraffico cantando un medley di Umberto Smaila, ma per Nostra Grazia non sarà questo il giorno.
Ora vi lascio, esco dai boschi e mi lancio in una tinozza di polenta concia per mitigare l’assideramento. Che fatica. Che bella, bellissima fatica questa nostra vita in rosso e in nero.