Il Giorno da Milan Extra di oggi è opera di Alberto Paderni, che ha qualcosa da dire a tutti quelli che lasciano lo stadio prima del fischio finale, “perché poi c’è il traffico”.
18 aprile 1992 – Massaro timbra il biglietto
Che ci fosse qualcosa di veramente religioso nella figura di Daniele Massaro l’ho sempre saputo da quel giorno del 1992. C’è da dire che il rapporto stretto fra l’Altissimo ed il nostro amico giustamente chiamato Provvidenza si è manifestato in maniera violenta più volte, basti citare una dolce serata greca del maggio 1994 dove forse l’eco della sua doppietta è stata leggermente ridimensionata da quell’esercizio di trigonometria perfettamente riuscito al Genio del Montenegro. Un po’ come se anni dopo Kakà avesse segnato in rovesciata nella serata in cui Pippo Inzaghi ci ha regalato la settima meraviglia.
Ma torniamo a quel ennesimo derby pasquale. E qui perdonatemi ma è necessaria una deviazione da “Libro Cuore” perché entra in gioco l’amore di un papà, la distanza e la famigghia. Già perché siamo appena arrivati a Milano da Palermo e mentre mia mamma rimane dai cugini con il fratellino più piccolo, anche lui rossonero (ma ancora non lo sa) mio padre ha un durissimo compito: non deludere il suo figlioletto di 8 anni e trovare un maledetto biglietto per farlo entrare per la prima volta a San Siro in modo da vedere il derby in scena quel sabato a San Siro.
Chiudo gli occhi ed il primo ricordo che mi viene in mente è quel tram che si andava via via riempendo di signori con i cuscinetti rossoneri. Anche le persone più anziane hanno una sciarpa o il loro cuscinetto. Ehilà, eccole le facce da Milan! Stazioniamo dinanzi allo stadio per un’ora abbondante e non ricordo che ci fosse molto da fare. Più si avvicinava l’avvento (quello in campo dei rossoneri) e più mio padre si incazzava, mentre io dal basso del mio metro e quaranta aspettavo in religioso silenzio.
Detto che i botteghini erano ovviamente chiusi, papà stava cercando la soluzione che verosimilmente voleva dire rivolgersi ai carissimi bagarini. Insomma manca davvero poco all’inizio ed ecco che Massaro deve aver mandato per forza uno del suo Team Provvidenza. Ecco infatti la sagoma di un giovanotto in jeans e con lo zaino in spalla. Altro non ricordo sinceramente, fatto sta che mio papà (intervistato da me qualche giorno fa sull’accaduto) acquista per 50.000 lire un biglietto di secondo arancio. Io mi faccio ancora più piccolo ed entro gratis, sono dentro San Siro per la prima volta nella mia vita ed in campo ci sono Baresi, Rijkaard e Van Basten e Massaro. Manca solo Gullit, ma vabbè si può fare lo stesso.
Anni dopo ho trovato la coreografia di quel derby su internet e non ci sono parole per cosa avevano fatto i ragazzi della Sud quel giorno. Un Duomo che prendeva tutti e tre gli anelli blu con sotto la scritta “MILANO E’ SOLO ROSSONERA”.
Ora però servono altre due parole chiave per completare quel giorno da Milan, il mio giorno da Milan:
1. Pazienza. Mio padre ha mille pregi ma un enorme difetto: è l’impazienza fatta persona. Così già verso l’ottantesimo aveva iniziato il suo pressing asfissiante. Mi guardava e provando ad anticipare la folla di San Siro all’uscita tentava a buttare lì un “Dai andiamo, la partita è quasi finita…” oppure con la carta materna, “Dai. dai che dobbiamo raggiungere la mamma che è sola da stamattina col tuo fratellino”.
Io ovviamente mi schiero col 4-4-2 e lo metto in fuori gioco: spiacente papà, si resta qui in trincea coi ragazzi. Siamo al ballo e si balla fino alla fine.
2. Idolo. Qual era l’idolo calcistico di mio padre in quel Milan? Pur stravedendo – e grazie al kaiser, direte voi – per Gullit e Van Basten, non erano gli olandesi. Tra i quali credo che avesse anzi una simpatia maggiore forse per Francolino Rijkaard perché ci aveva regalato l’ultima coppa col Benfica. E allora gli italiani? Un Baresi, il giovane Maldini o il funambolico Donadoni? Negativo, nemmeno loro. Mio padre impazziva e gli si illuminano gli occhi ancora oggi, che ha 75 anni, per Daniele Massaro…
Se state leggendo queste righe saprete già come è andato a finire quel derby. E adesso per cortesia dritti su youtube a gustarvi l’esultanza di Massaro che cerca di sfondare la porta che lo separa dai tifosi. Nel frattempo, oggi come allora, credo che io e mio padre siamo ancora abbracciati nel secondo arancio ad esultare.
Vent’anni dopo quel derby di pasqua sarei tornato a Milano, per viverci e lavorarci quattro anni. Abbonandomi allo stadio per tutti e quattro gli anni sono tornato su quel tram, che era rimasto nei miei ricordi, il fantastico 16 che attraversava tutta la città. Il mio mezzo pubblico preferito senza alcun dubbio.
(Alberto Paderni)