Giorni da Milan Extra. 13 maggio 2003: un semplice pareggio

Tra i Giorni da Milan che abbiamo ricevuto, oggi pubblichiamo quello di Luca Pieralisi, che racconta una sera in cui due squadre si sono spartite la posta (dehehihohu).

13 maggio 2003 – Un semplice pareggio

Erano bei tempi. Ma chi non è milanista che ne sa?

Anno 2003, 13 maggio. Il mio amico (interista) annuncia di avere quattro biglietti per la partita. Quale partita? Quella che pensavamo fosse la più importante: Inter-Milan, Semifinale di ritorno di Champions League.

Ancora non sapevamo di Manchester. Ingenui.

Comunque il buon Dario annuncia e si parte in quattro. Separati. Due macchine, perché due? Non lo so.

Io con Massimo, Dario con Claide. Tre milanisti. Uno, no.

San Siro è San Siro: oggi, ieri e domani. Solo che Dario è interista e i biglietti sono per la curva avversaria. Prendiamo posto, separati da dieci metri. Perché separati? Non lo so.

Ancora: io con Massimo. Dario con Claide. Squadre in campo: vedo rotolare qualcosa di rossonero per i gradini, con un ragazzo attaccato. Non si mette bene. Io guardo Massimo e Massimo guarda me. Silenzio. Claide non guarda. Dario, chi è Dario? Dall’altra parte si sente “Forza lotta vincerai, non ti lasceremo mai”.

Primo tempo: nulla, tensione e basta. Poi segna Sheva. Nella porta lì sotto. L’altro lato dello stadio esplode. Claide una statua. Io guardo Massimo. Massimo mi guarda. Io dico piano: “Gol”. Massimo risponde: “Già”. Finita. È finita con quel “già”.

Poi non ricordo: mi sembra di aver visto Martins, Kallon. Ho un’immagine (ma è sicuramente frutto della fantasia) composta da Cordoba che salta vicino al palo e quello bello, Abbiati (gli eroi sono tutti giovani e belli) che schiaffeggia la palla. Oppure schiaffeggia Cordoba, non saprei. La memoria torna solo a partire dal triplice fischio. La curva si svuota, le maglie rossonere sul campo corrono verso l’altro lato, parte un coro: lo conosco, lo riconosco. Massimo si alza: ha la stessa faccia del “Già” di prima, Claide non si è mai mosso, credo sia ancora lì.

Eravamo tre, vero? Le scale, le torri. Siamo fuori. Il coro si sente ancora. Io guardo Massimo, Massimo mi guarda. Adesso sì, adesso possiamo: “Non vincete mai, non vincete mai”.

(Luca Pieralisi)

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