TRANSMISSION FROM THE SATELLITE HEART. Episodio VI. Milan –Napoli 0-1

Rigore!
Ci avete creduto anche voi eh? Io all’inizio con fare anche distaccato, quando la regia continuava a rimandare l’immagine di Theone che cadeva fucilato come JFK a Dallas e non capivo il perché. Poi con un po’ di languorino, mentre l’omino in giallo si premeva la mano all’orecchio, tipo Donato Cavallo nella scena finale di Eccezziunale Veramente quando di nascosto segue un rigore (appunto) di Jordan a Cagliari- per altro mai avvenuto in realtà, va detto. Fino ad arrivare all’euforia, che appariva sempre più evidente il calcetto che gli aveva rifilato Baka, un altro che come Gerardo Deulofeu nostro gli abbiano voluto bene solo noi, visto che a Napule lo schifano assaje e dopo ieri sera capisco pure il perché, tutto sommato.

Cazzo è rigore, adesso ce lo dà e la sfanghiamo anche questa volta per millesima volta. Che ormai il rigore è un po’ come il tuo amico più grande, quello che abitava nel tuo condominio e arrivava a difenderti quando spuntavano fuori quelli delle case popolari di Via Fleming a fare brutto per fottere le BMX a noi kids della San Siro medio borghese. Insomma, il rigore ormai è più che una decisione arbitrale. E’ tipo mio cuggino, che conosce una mossa che dopo tre giorni muori. Stai perdendo, non la riesci a buttare dentro manco con le mani? Hai una punta che l’ultimo gol l’ha fatto alla Playstation e l’altra che ha pensato di dare alla mignotta alla mamma dell’arbitro (non che avesse torto, va detto) in un fluente italiano quando potrebbe disporre di svariati idiomi balcanici? Ecco che al 92arriva il rigorino. Preciso come contro l’Udinese. Taaac.

E invece no. L’arbitro fa il segno del Var e scuote il dito. No no. Ma come no? Oh zio. Mi è scesa la morte nel cuore insieme a tutta la discografia dei Death in June. Che va detto, per starci ci stava pure, eh. Invece niente. 0-1. Tutti a casa. Persa una partita balorda, decisa da episodi: loro hanno avuto poche occasioni e una volta l’hanno buttata dentro, tu no. Non hai manco giocato male, contro una squadra con gente che la palla la sa far viaggiare, mentre tu sei per l’ennesima volta in emergenza, con l’infermeria piena e con alcuni sostituti non sempre all’altezza, mettiamola così. E soprattutto sei stanco, stanco, di una stanchezza millenaria, come quella di Frankone Kessiè, uno che ti fa venire in mente quelle volte che dopo esserti sfasciato la notte prima sei fuori anche la sera dopo, e ad una certa dici amici io mollo vado a casa a morire che non ce la faccio proprio più. Frankone qualcuno ha avuto pure la brutta creanza di appiopparti la colpa del gol, che per me manco è responsabilità tua, anzi. Che poi anche se fosse ci mancherebbe anche, che hai tirato la carretta da solo spesso e volentieri. Per me potevi pure fare autorete in rovesciata volante che ci sarebbe stato poco da dire.

Niente. Persiste la maledizione di San Siro. Fuori siamo la migliore squadra del globo terracqueo: tutte vinte, un pareggio, una sconfitta (contro lo Spezia, rendiamoci conto), in casa una media da centroclassifica con una picchiata verticale da Gennaio, che ormai più che il nostro stadio sembra la Piramide in cui era seppellito Tutankamon, la cui sfiga millenaria eterna veleggia su chiunque ci abbia avuto a che fare.

Cos’è successo di quel magico posto che ho sempre considerato casa mia fin da bambino? Impari a conoscerne tutti i segreti, le placche con le vittorie, con l’imbarazzante sproporzione fra le nostre e quelle delle bave, le rovine spettrali che si intravedono in vietta, le sgommate dei penumatici sul piazzare dove generazioni e generazioni sansiresi hanno fatto scuola guida. Le scritte sui muri, gli adesivi mezzi appiccicati e mezzi strappati, l’odore di disinfettante e piscia che arriva dai cessi, le piastrelle sbrecciate, l’acqua dai lavandini che non scende mai, l’odore di cibo, sigarette, altro. La gente che lavora al bar che ormai ti conosce per nome e alla centesima volta che ti presenti con uno scontrino kilometrico ti guarda come per dire ‘ma una casa non ce l’hai? Ma non vedi che non sei presentabile?’. Fatti gli affari tuoi amico e fammi altre cinque birre, dove vuoi che vada. Non vedi? Questa è la mia gente, questo è il mio posto.
Sono già a casa mia.

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