7 Novembre 2015
C’è stato un periodo abbastanza assurdo della mia vita in cui ho frequentato persino un corso di scrittura creativa (lo so, vedendo quello che scrivo non sembrerebbe, ma tant’è).
In realtà assomigliava tremendamente ai gruppi di sostegno di Fight Club, la differenza è che invece di discutere dei parassiti del sangue, ognuno leggeva i suoi raccontini e poi li commentavamo assieme. Il punto forte era il vino rosso che girava in modo copioso fra i tavoli e che dava un nonsoché di fascino fumé alla Bovisa, trasportandomi di colpo in una scena di Romanzo Popolare (che però credo sia girato soprattutto a Sesto).
In realtà, qualcosa l’ho imparato, ad esempio che un cardine narrativo è l’attesa della svolta, cioè di qualcosa desiderato (o temuto) che finalmente arriva. Avete presente no?
Arriva arriva quel che deve arrivare. Non ti preoccupare.
E invece preoccupati pure. Anzi praticamente non abbiamo fatto altro per circa 45 minuti in cui l’Atalanta ci ha messo sotto come raramente ho visto a S.Siro. Che un conto è quando arrivano i Pulcinellas: hanno gente più forte e prendi l’imbarcata.
Cioè, ci soffri. Ma come dire, ci sta, te ne fai una ragione.
Ma vedere il nostro centrocampo dominato dall’asse Cigarini-De Roon (chi?)-Grassi, beh, è mortificante, ragazzi.
Del resto, sembrava troppo bello: vai a Roma, domini con la Lazie, vinci la terza di fila. Sei a meno cinque dalla prima. E invece.
Negli anni ne ho sentite tante. Dipendiamo dai gol di Van Basten. Dalle giocate di Kakà. Passi, persino da Ibra. Ma sentire che siamo Jack-dipendenti, con tutto il bene che voglio a Bonaventura, beh è veramente un po’ troppo.
Ed è pure vero.
Cerci ritorna fumoso come prima, Bacca vaga nel nulla cosmico. Kucka un oggetto misterioso. Indietro arrivano a folate e persino Romagnoli, che finora era stato una certezza, sembra trasmettere insicurezza alla difesa e al resto dello stadio.
Sempre in tema di trame, abbiamo vissuto tutto il secondo tempo come quando in film horror inizia a cigolare il parquet, saltano le luci e capisci come sia giusto questione di minuti prima che la bionda di turno venga giustamente fiocinata di coltellate come San Sebastiano. Paro paro noi eravamo lì ad ogni attacco del Papu Gomez (ma cos’è? Lo gnomo con l’ascia di Mistero?) a metterci la mano sugli occhi. Meno male che la mano sugli occhi non se l’è messa Donnarumma, uno la cui età quando è uscito il primo Nightmare era -15, nel senso che è nato quindi anni dopo, e nonostante questo ne ha prese almeno due che hanno mandato le mie extrasistole a farsi un giro dai kebabbari di Piazzale Lotto.
Che poi, se ci pensate, con l’Atalanta ogni tot esce sempre la variabile della sconfitta interna dolorosissima. Se avete più di 30 anni come me (e anche 35) il nome Evair sa di flashback di domeniche fredde, contropiedi fulminei e i Bèrghem che esplodono dietro le pezze dei Wild Kaos e delle Brigate Neroazzurre.
Che posso dire? Mi mancano.
Leggevo una volta un’intervista di un vecchio UG del Toro e c’era una cosa su cui ero perfettamente d’accordo. Quell’effetto che mi saliva quando vedevi entrare in curva al secondo anello gli ultras avversari. Li guardavi scendere i gradoni correndo perché la partita era iniziata da cinque minuti, magari metà erano senza biglietto ed avevano fatto casino ai cancelli o ed erano entrati sfondando. Tipo che vedevi i Bèrghem mettere giù le pezze di fretta, quegli striscioni con quel lettering pazzesco e unico, li sentivi fare casino e accendere le torce e pensavi: ADESSO SI’ che si può cominciare. Allora cantavi ancora più forte e ovviamente partivi subito ad insultarli. Contadini, muratori, domani tutti in cantiere. Che però era un saluto, come per dire ‘Oh, ma dove sei cazzo sei stato finora’, come quando uno che stai aspettando arriva in ritardo. Mentre succedeva tutto questo, mediamente Van Basten aveva già messo una doppietta.
Invece nel 2015 il Cigno non c’è, ma manco Giorgione Weah, manco Sheva, manco Bierhoff, che ne so o Pippo Maniero il boss del Brenta. Cioè vicino a Bacca non c’è proprio nessuno, tanto che quando finalmente Sinisa si decide a metterlo, Luigione Adriano la incoccia di testa preciso come contro Empoli e Sassuolo e a momenti portiamo a casa i più ingiusti dei tre punti (che se fosse stato, sai sti cazzi? Sempre noi dobbiamo regalare?). Invece no, a noi non succede. Non ne vinciamo sette per 1-0 con la gente che la butta fuori da un metro. Ci portiamo a casa sto schifoso zeroazero che ci tocca pure ringraziare.
Che poi, mi avessero detto che avremmo fatto dieci punti su dodici io ci avrei anche messo la firma eh. Però così, ti scende proprio la catena. Cioè da ottima squadra a merda totale solo perché in campo al posto di Bonaventura c’è Poli?
Come svolta narrativa ne ho sentite di migliori.
Un complimento al conte fiele e ai suoi report che rispecchiano,fedelmente quasi tutte le partite,del,nostro amato sgangherato milan 🙂 leggo con piacere i tuoi ricordi curvaioli sintomi di un calcio che purtroppo nn ce piu.. Saluti da,un tuo lettore
(scusa Nicolò, il sistema aveva bloccato il tuo commento)