7 Novembre 2021
Milan –Inter 1-1
11° rig. Calhanoglu, 17° aut. de Vrij
Da leggere ascoltando (preferibilmente) ‘Emotional Weather Report’ di Tom Waits
Minuto 0- Cuore caldo– Le birre in Axum che oggi il Baretto anche no, facciamo fondo di carboidrati che stasera è lunga, muoviamoci, ci sarà coda, aspetta che mancano due ore. Uff. Ma che ansia, che ansia il derby, Dio Santo. Alla fine entriamo con splendido anticipo, sui seggiolini plastiche rosse e qualcuna bianca. Sono per la coreografia. Che fanno? Come sempre super segreta, ma è stato annunciato qualcosa di diverso, pensato da mesi e mesi. Allora ricordo quando i miei amici in Fossa impiegavano i weekend, le ore libere a mettere in pratica le idee geniali di Pedro. Ore e ore di lavoro per pochi bellissimi minuti. Restiamo a vedere. La Sud alza i primi striscioni e tutti capiamo subito a chi è dedicata. Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere prima, rendere grazie a qualcuno senza alcuna attinenza diretta alla tua squadra, alla tua fede. Penso ai giorni chiusi in casa, al suono delle ambulanze nelle strade vuote, alla solitudine, all’isolamento. La paura, la speranza. Anche riniziare a vedere il Milan era già qualcosa. Tutto in quell’immagine.
Grazie ragazzi.
Minuto 11- Freddo siderale– Sono appoggiato con fare laconico appena fuori dal cesso del Primo Blu mentre seguo un uomo con U minuscola che si avvicina al dischetto. E’ come incontrare la tua ex, aprire la casella della posta e trovare una raccomandata di Equitalia, l’Iva che scade. Sai che se la sfiga è sulla tua strada, prima poi ti incrocerà. Eccola lì. Avevo giusto commentato che a differenza dell’anno scorso stavamo facendo bene, che Franck decide di fare una piena incursione nella NOSTRA area invece di fare la cosa più logica del mondo, non fosse anche spararla su Plutone. E invece. Gol. 0-1. Un altro derby che comincia in salita. Il peso di un elefante sul cuore. Ma perché?
Minuto 17- Brivido bollente– Chiamasi One Hit Wonder chi di solito sbanca con una canzone per poi sparire nel nulla. Avete presente tipo ‘You’re Gorgeous’? ‘’Cause your sooooooo gorgeous’. Ecco, avete poi sentito parlare ancora dei Babybird? Mai più vero? Era una fredda notte di Dicembre e Patrick Cutrone nei supplementari sparava alle spalle di Handanovic la palla che ci permetterà di passare il turno di Coppa Italia. Complice alcune uscite non proprio felicissime, di Cutrone non c’è più traccia sui radar. Amen. Sta di fatto, da allora in casa, fra pandemie varie, mai più visto un gol nel derby che mi facesse sgolare come Dio comanda. E invece, tutto di un colpo: illumina San Siro Oluwafikayomi Oluwadamilola- detto dagli amici Fikayo- Tomoriiiiiii. Che poi manco l’ha sfiorata, ma direi che non è il caso di sottilizzare. Formiamo diverse pire umane mentre lo stadio esplode dalla gioia. Questa notte è ancora nostra.
Minuto 26- Sole a mezzanotte. Non credo ai miei occhi mentre vedo Billo Ballofarsi uccellare come l’ultimo degli scemi da Darmian, avessi detto Robben. Rigore. Il secondo in appena 25 minuti, in un derby. Mettere la testa su un ceppo con uno dietro incappucciato con un’ascia in mano sarebbe meno traumatico. Va sulla palla Lautaro e io non voglio dire che me la sentivo, ma un po’ sì. Come quella volta nel 2017 (mi pare) in cui Icardi l’aveva sparata sul palo. Questa volta però è una bomba precisa all’angolo su cui Tata si protende come se attraversasse tutta Bucarest in un lampo. Non solo la devia. La blocca. Ci tiene in vita. Alla facciazza dei cagacazzo che sui social ironizzano sulla sua flemma, visto che ci sta parando (letteralmente) il culo. Santo subito.
Minuto 90- Congelati– Sono esausto, sono sfinito, sono terrorizzato. Anzi no. Dopo non avercela fatta vedere per mezz’ora alla fine le bave sono crollate di botto e come giovani caimani in calore andiamo all’assalto della fortezza nemica, la Sud e il resto dello stadio che spolmona a gran voce. Alla faccia che dovrebbe appena recuperato, Rebic è avvelenato e fa disastri, loro annaspano e sbandano. Un po’ tardi, forse, ma meglio che niente. Conquistiamo per l’ennesima volta palla a centrocampo e ripartiamo, vedo Saele da distanza plutonica tirare dritto per dritto una mozzarellina sapida e manco troppo forte, su cui Handanovic sfoggia una mobilità pari alla piramide di Cheope. Palo! Palla che arriva a Kessie che sbanana un tap-in che meritava perlomeno di finire in porta. Mi accascio come un sufflè. Vincere sarebbe stato anche troppo, ma who cares in questi casi, no? Mi ha ricordato quell’anno disperato di Inzaghi: vantaggio con Menez (e chi sennò), pareggio di Obi (rendetevi conto) e ElSha che in contropiede la spara sulla traversa davanti ad Handa immobile (sempre lui).
Me la sono rivista per mesi quell’azione, così come questa notte ho pensato ai pochi centimetri a destra che sarebbero bastati per farla entrare il tiro di Alexis. Ma dopo tutti questi anni c’è qualcosa di diverso: siamo primi in
classifica, imbattuti, dieci vittorie su dodici partite. Quelli là a -7.
Congelati. Buona notte.