Cronache del dopobomba 10. Milan-Siena 2-1

6 gennaio 2013

Che poi il problema di casa mia è che avendo solo 50 mq a disposizione, alla fine ho i libri persino al cesso. Ma in senso letterale, visto che la mia collezione della Castelvecchi mi sorride ogni giorno mentre rifletto sul water sui destini del mondo. E’ stato proprio in un’occasione del genere che ho trovato il modo migliore per dare la mia personalissima definizione del Siena calcio.

In un testo fondamentale della filosofia occidentale come “Estasi del Pecoreccio”, Tommaso Labranca teorizza che il trash non sia altro che l’emulazione, destinata a fallire a priori, di un modello alto e quindi irraggiungibile. Ora, ditemi che altro è il Siena se non la versione da discount dei gobbi?
Stessi scialbi colori, stesso pigiama al posto della maglia, la tendenza insopportabile ad essere la filiale periferica di quelli là. Oltretutto, con il simbolo della Roma! Un lupa in campo bianconero. Roba che Gioachino Belli si sta ancora rivoltando nella tomba.

Che poi Siena c’ha il Palio con gli sbandieratori, c’ha la Nannini, c’ha persino la squadra di basket che ammazza il campionato da mille anni. Pure a calcio dovevano giocare? Non potevano restarsene in C2 a fare il derby con il Poggibonsi? Mi ricordo a metà anni 80 quando ero un teenager che ascoltava i Misfits e sfogliava con occhi pieni di meraviglia le pagine di Supertifo. Immancabilmente, c’era la foto dei tifosi avversari nel settore ospiti a Siena. Bene: stavano sull’erba. Non sto scherzando, fino all’inizio degli anni 90, e temo anche oltre, a Siena non c’era nemmeno un tribunetta prefabbricata in tubi Innocenti per piazzare quei poveracci del Gruppo Erotico del Barletta, che erano costretti a fare il petit dejuner sur l’herbe di Manet mentre accendevano le torce.
E poi, tutto ad un tratto te li ritrovi in Serie A quando invece vorrei, che ne so, il Catanzaro di Palanca e Edy Bivi, o la Ternana. Allora dici: nell’ordine naturale delle cose, dopo la figuraccia di Roma, a questi che sono ultimi in classifica, li dobbiamo ammazzare.

E invece, per usare una sintesi hegeliana: la solita merda.


Anzi, pure peggio. Davvero, in 26 anni di abbonamento è dura ricordare un primo tempo di simile inconsistenza sportiva tecnica, persino morale. Una squadra senza un minimo di senso né di idee, tanto che viene da dire: venisse anche Drogba, Balotelli, Superman, Fidel Castro, cazzo cambia? Alla fine sempre Acerbi c’hai.

Cambia poco, giusto l’indispensabile, quando alla fine Allegri fa quello che tutto lo stadio pensa all’unisono praticamente dall’inizio della partita: metti Bojan, Sant’Iddio, che là davanti il Faraone predica nel nulla assoluto. Che aspetti? Che Pazzini riesca a fare qualcosa di diverso dal: 1) provare a fare la torre su un lancio lungo 2) fare fallo sul difensore 3) arrivare fuori tempo su un cross fatto male? Che Martin Luther Boateng si ricordi di essere stato fino a due anni fa un specie di fenomeno in terra che spaccava le montagne manco fosse Thor? Alla fine il sagace livornese ci arriva, fa entrare Krccrccrcr e hai l’impressione che qualcosa si muova, anche se uff che fatica.
Ovviamente di giocarsi anche Niang non se ne parla neppure. Non sia mai.

Segni il golletto, ti danno il rigorino, godi per i gobbi che perdono in casa e ti pregusti il senso di una giornata che tutto sommato ha il suo perché – quando, a pochissimo dalla fine, prendi la pera.

Di testa.
Con la difesa schierata.
Con l’attaccante in splendida solitudine.
Ma come si fa a non bestemmiare.

Posso passare cinque minuti di terrore seguendo le folate di Reginaldo e soprattutto le diagonali di Antonini? Posso esultare come nel derby di Champions del 2003 perché Abbiati ha fatto un’uscita di pugno sul fischio finale?

Posso, perché lo faccio, ma non dovrei. E invece capita. Il 2013 inizia così. Vabbè. E a Febbraio arriva il Barcellona, allons enfants de la Patrie. Arriveranno anche i giorni di gloria? Mah…

(Pato se ne è andato e non ritorna più. Forse. Reazioni del pacioso pubblico rossonero? Zero. Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi antidolorifici, solo indifferenza)

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