BPM (Beats Per Matches) – Wednesday I’m in love aka Milan-Dinamo Zagabria

(di Max Bondino)
 
Se per Robert Smith il giorno buono per innamorarsi è venerdì, che facciamo con ‘sto Wednesday di Champions? I Cure suggeriscono che sia meglio lasciar stare, c’è il rischio di un attacco di cuore o peggio ancora, di farselo spezzare. Anche perché, mercoledì 14 settembre 2022 non c’è stato molto amore in giro per Milano. La città più inclusiva e multiculturale d’Italia si è ritrovata ostaggio di alcune migliaia di subumani senza patria, tifo o religione (anche perché associarli ad una, significherebbe insultare milioni di persone che non lo meritano). I Bad Blue Boys che da questo momento in poi chiameremo i “cattivoni blu”, facendo un applauso alla nostra lingua madre (sempre capace di restituire la propria dimensione ad ognuno, grazie alle sue infinite sfumature) bloccano mezza Milano. Il risultato è un cocktail di fastidio con una spruzzatina di rottura di coglioni e decorativo ombrellino anni ’80. Comunicati stampa apocalittici, polizia a bloccare ogni arteria ed appassionati suggerimenti di recarsi allo stadio con largo anticipo.
 
Quindi, grazie alla collaborazione fra Uefa, diritti tv e Questura, c’è gente ai tornelli a metà pomeriggio. Le magiche notti di Champions che si trasformano nel “merendone dei campioni”. Fa strano, veramente, andare a vedere una partita di coppa col sole ancora alto, inizio a vacillare quando penso a cos’altro possano ancora rubarci. È anche molto più fastidioso vedere il secondo anello verde chiuso. D’altronde i cattivoni blu hanno bisogno di spazio per lanciare razzi, fumogeni e bottiglie al piano di sotto. Anche al primo verde, non se la passano benissimo, tutti rintanati sotto la copertura: il meteo segnala rovesci di teste di cazzo. Vorrei ricordare che ai tifosi del Napoli è stata vietata la trasferta a Glasgow per “presunta amicizia col Celtic” (fa già ridere così) e questi, ampiamente conosciuti da tutti, sono qui a vomitare sulla mia città: Bella Lee!
San Siro si riempie comunque, poco prima dell’inno. Ti guardi attorno ed è pieno di gente in chiaro affanno (d’altronde “I don’t care if Monday’s black, Tuesday and (soprattutto) Wednesday heart attack”). Tutti vecchi cuori che hanno iniziato a correre verso l’ascensore in ufficio e non han smesso nemmeno sulle rampe dello stadio. Ah, per inciso, non ci vendono manco la birra (mi sono poi ubriacato a casa, guardando il Benfica a Torino).
 
Meno male che c’è il Milan, dai. C’è eccome. L’inizio del match disegna su tutti i volti la stessa espressione, traducibile in: “Ma come han fatto questi a battere il Chelsea”? Passiamo i primi 10 minuti scarsi nella loro metà campo con Leao spesso sul surf, recuperi palla immediati e un colpo di testa di Tonali in modalità Giroud, alto. All’ottavo, proprio Olivier (che tutte le divinità più o meno famose ce lo conservino in questo stato di tracotanza) vince un contrasto di pura forza dal limite e scaglia un sinistro violentissimo che esce sopra la traversa, non era affatto male.
 
Il Milan è proprio bello da vedere. Lo è sempre, ovvio, ma dobbiamo prendere coscienza, credo, che questi sono anni felici e iniziare a goderceli con più consapevolezza. Ci sono pochi precedenti di squadre ricostruite così velocemente e così bene dalle macerie su cui stavamo abbracciati stretti. I ragazzi della Dinamo sono meno romantici di me e la reazione alla nostra bellezza è sfregiarci a tacchettate. Menano e come intuiremo per tutto il match, l’arbitro dovrebbe tornare a trovarci durante la Fashion Week, dove capirà che il giallo si abbina perfettamente ai (bianco)blu, ma ha pessimo gusto, è chiaro.
 
Brahim Diaz è fra i più maltrattati dagli amici della Dinamo ma quando accade, significa anche che si trova in una delle sue serate buone che potrebbe diventare ottima se al 20esimo Leao non divorasse il suo lavoro come me con gli uramaki. I muscoli messi su in estate tornano utili per recuperare, di forza e posizione una bella palla sulla fascia, appena fuori dalla nostra area. Il tempo di girarsi e lancio splendido di 40 metri verso Rafa in solitudine. Controlla perfettamente ma aspetta troppo e anziché spaccare subito la porta finisce col farsi recuperare. Al 21esimo altra bomba da fuori, questa volta di Bennacer, troppo centrale ma che Livakovic deve comunque respingere a fatica. Loro si fanno vivi al 27esimo con Moharrami che salta Theo, entra in area e calcia sul primo palo, dove però, trova Mike Peterson Maignan da Cayenne a fare il suo mestiere. Al 32esimo, ancora Diaz mette una bella palla tagliata da destra a sinistra verso Leao che tenta la fenomenata al volo, colpendo da dove aveva segnato il primo goal nel derby. Coefficiente di difficoltà molto più alto in questo caso e palla addirittura in fallo laterale.
 
Dovremmo essere serenamente sul 2-0 ed anche la Dinamo Zagabria pare esser d’accordo, così al 42esimo, Sutalo ci mette una pezza abbattendo Rafa mentre riceve palla in area, spalle alla porta. Olivier va sul dischetto e lo incrocia sulla sinistra, spiazzando Livakovic. San Siro canta “Si è girato Giroud”. L’uomo che si gira a prescindere, anche sui penalty.
 
L’intervallo porta con sé un po’ di atmosfera Champions, il sole tramonta e le stelle sul pallone tornano ad avere un senso. L’AC Milan di Milano – Campione d’Italia, sensibile alla poesia, celebra il momento confezionando ad inizio secondo tempo un’azione grondante armonia: Leao difende palla a centrocampo, scarica dietro a Tonali che, di prima, lancia nello spazio per Giroud , colpo di tacco verso Saelemaekers, scambio con Brahim Diaz che allunga su Leao, doppio passo, accelerata e cross meraviglioso per Salamandra che, nel frattempo, si è inserito in area con tempi perfetti: colpo di testa e 2-0. Da una vita lo cantiamo e San Siro trema, sotto le sneakers. La Dinamo passa dieci minuti in pura e semplice soggezione sia nei confronti del Milan e della sua famelica ferocia ma anche chiaramente stordito dal volume fuori scala che stiamo tenendo sugli spalti. San Siro è uno show. Non è un caso se le nostre partite siano diventate sempre più meta turistica degli stranieri in gita.
 
Al 55esimo, però, loro trovano il 2-1 con un goal che, ammetto, allo stadio mi era parso evitabile ma rivedendolo poi negli highlights, emerge la giocata limpida e cristallina di Petkovic che in mezzo a quattro dei nostri riesce a smistare con un tocco esterno geniale per Orsic in mezzo all’area. Noi cantiamo ancora più forte e il Milan gonfia il petto. La sensazione di non scomporsi davanti a nulla è più forte ad ogni partita, c’è una maturità e una coscienza di sé in questa squadra così giovane che dovrebbe fare scuola. Anzi no, non insegniamolo a nessuno, dai. Il ritmo della partita lo decidiamo sempre noi e nei pochi tentativi che riescono a imbastire, Kalulu, Tomori e Calabria si riempiono le tasche coi croati di passaggio.
 
Al 65esimo sprechiamo una ripartenza con Leao che rallenta anziché servire Theo lanciato mille all’ora. Quando frena, è quasi in via Novara. Un minuto dopo arrivano i cambi. De Ketelaere per Giroud e Pobega per Tonali. Bastano dieci minuti a Tommy Pobega per incastonare il suo nome in una storia che, ce lo sentiamo, sarà indimenticabile. È proprio lui a scambiare con Rafa dal vertice sinistro della loro area, mettendo una palla veloce dentro nello spazio per Theo che dal fondo, la rimanda al centro: Tommy spacca tutto. Sinistro fortissimo sotto la traversa e palla che si insacca con quella violenza capace di amplificare il gesto: 3-1. In tutto questo, la cosa più bella è l’esultanza. Piena ma semplice, vera. Vediamo scene melodrammatiche su tutti i campi ad ogni goal, nel tentativo di cucirci sopra storie ai confini del cringe. Tommaso Pobega è un ragazzo del Milan che, tornato dai prestiti, segna con la sua maglia nella competizione più importante ed allarga, felice, leggermente le braccia, piazzandosi col suo fisicone in mezzo all’area ad attendere l’abbraccio dei compagni. Bellissimo quello con Capitan Calabria, anche lui figlio delle giovanili che gli sussurra qualcosa di molto milanista all’orecchio, ci piace pensare così.
 
Dicevamo che il Milan è proprio bello da vedere ma sono gli uomini a fare le squadre e quando quest’ultimi sono belle persone, che danno l’idea di aver capito come si sta al mondo, è dannatamente più facile, vincere. È scritto nella nostra storia. Riguardatevi le formazioni più vincenti e quanti di quei nomi, prima di esser campioni, erano innanzitutto esseri umani eccezionali.
 
L’ultimo quarto d’ora serve addirittura per testare Sergino Dest come esterno alto mentre Messias si piazza sulla trequarti e alla curva per cantare tutto il repertorio. Mentre rientro verso casa, butto un occhio ai risultati e come pronosticato il Salisburgo si è rivelato fastidiosissimo anche per il Chelsea, 1-1 a Stamford Bridge. Il Milan vince, ancora ed è primo nel suo girone di Champions ed è ancora estate, sapete che vi dico?
I don’t care ‘bout Bad Blue Boys, it’s Wednesday and I’m in love.

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