Big Takeover, cap. XVIII: Milan-Sassuolo

Siete mai rimasti senza benzina? A me è (quasi) successo in mezzo del deserto dell’Arizona, mentre me ne stavo andando da Salvation Mountain, una collina tutta pittata che forse avrete visto in Into the wild. Insomma, ero lì al volante che immaginavo come avrei decorato la Montagnetta di San Siro con un meraviglioso INTER MERDA a caratteri cubitali (un bijoux, no?), che si è illuminata la spia per dirci che – ops – la macchina non aveva più la minima idea di quanta riserva fosse rimasta. Giusto il tempo per girarmi verso il mio fido compare Andrea e dirgli ‘testadicazzotiavevodettochedovevamofarla’ che dal cuore della notte (le 7 di sera) sono spuntate le rassicuranti luci di una Gas Station dove ci ha servito sorridendo un messicano baffuto di nome Pedro che si ricordava perfettamente di Roby Baggio a USA 94. Non mi sembrava il caso di dirgli che io ho sempre amato molto ma molto di più Dejan, com’è doveroso che sia.

Ecco, chissà dove quando e perché siamo finiti in riserva e chissà dov’è, se c’è, l’Autogrill della nostra salvezza. Perché facciamola breve. Non ne abbiamo più. Di gambe, di testa, di pancia.

E’ stato bello, è stato esaltante, nella miseria di questi ultimi cinque anni mortificanti sono bastate due vittorie a Roma (inclusa una ai rigori) e un filotto di partite cazzute per farci sperare in una Nouvelle Vague del milanismo. Invece ieri ci è girato male tutto. Un portiere che para (ma ehi amici, a quello servono), il gol loro arrivato alla prima occasione dopo che avevano piazzato il pullman davanti alla porta, una discreta sequela di occasioni gettate al vento.
Se la sorte aveva levato qualche diottria a Icardi facendogli sprecare lo sprecabile e anche oltre nel derby, ieri non ci ha benedetto con il colpo di coda che ci aveva fatto arrivare tre bei punti flambé contro Genoa e Chievo.

Il grido di dolore collettivo era: ci manca il nove. Ci manca il dannato puntero che la scartabella dentro. Ma in realtà ci manca tanto altro.
Ce ne rendiamo tutti conto un po’ imbarazzati e un po’ sconfortati mentre la partita, quella dell’occasione d’oro per tornare in zona Scempions, scivola lenta verso il nulla prima e nel dramma conclamato poi quando loro ce la mettono. Un gol arrivato in un silenzio irreale. Ovviamente, tifosi di quello scherzo che non fa ridere che si chiama Sassuolo non ce ne sono, e San Siro è troppo tollerante per fischiare.

I gobbi ci hanno battuto inserendo dalla panchina due che da noi sarebbero titolari fissi. A loro volta, sulla loro faccia il Real ci ha praticamente passeggiato. Purtroppo la nostra distanza da un certo tipo di calcio è letteralmente siderale e andrebbe colmata a colpi di campagne acquisti pari al bilancio di un piccolo stato baltico, altro che vendere Gigio e Suso per poter reinvestire. Accadrà? E chi lo sa, considerato che, stringi stringi, nessuno ha la minima idea di chi ci abbia comprato, un particolare che non aiuta esattamente a guardare con fiducia nel futuro.

Nel frattempo c’è da finire una stagione che all’inizio sembrava orrenda, poi ci ha regalato un’insospettabile speranza e adesso è in bilico fra il fallimento standard delle ultime stagioni e un più che decoroso recupero in corsa. Noi la seguiremo come ieri abbiamo fatto negli ultimi cinque minuti, cioè l’unico momento di questa domenica in cui ai nostri è sembrato tornare il Sacro Fuoco dei momenti migliori delle ultime settimane. Siamo stati vicini ai ragazzi, in piedi, urlando, sbattendo i piedi per terra e tirandoci gli scappellotti mentre in tre minuti costruivamo più palle gol che nel resto della partita. Dai dai dai. San Siro spingeva come se una scarica elettrica ci avesse attraversato tutti. Ieri non è bastato.

Ma è stata sufficiente quella scintilla per accenderci. Del resto, di questo è fatto il milanismo militante, no?

Una risposta a “Big Takeover, cap. XVIII: Milan-Sassuolo”

  1. Perfetta analisi. Aggiungo se posso permettermi giusto 2/3 considerazioni:

    1) ok la panchina corta e che se mettiamo ad un certo punto della partita Locatelli/Montolivo Borini/Abate c’è da mettersi le mani nei capelli, ma i nostri titolari facciano i titolari facendo un caxxo di passo avanti SE vogliono diventare campioni. Mi riferisco a Suso, Calhanouglu e soprattutto Kessie. Se questa gente vuole fare il passo serio servono allora continuità e non fiammate, giocate determinanti e non ghirigori che poi finiscono nel nulla. Devono determinare la partita! Kessie ha le potenzialità fisiche e l’età per diventare un Nainggolan e/o un Milinkovic Savic. Io continuo a dargli credito, altrimenti benvenuti nel festival degli eterni mediocri.

    2) L’anno prossimo è evidente che deve finire il cubo di Rubik in attacco. Questa turnazione a 3 è un supplizio per tutti. Giocatori, allenatori e tifosi. Neanche il tempo di innamorarci pazzi di Cutrone (Spal e Roma) e poi notte di fuoco con Silva (Genoa e Chievo). Ora i vagiti tardivi di Kalinic. In 3 hanno fatto 14 gol che sono la metà di quelli sparati dentro da Icardi e Immobile. E’ vero: mancano tante cose ma soprattutto il numero 9.

    3) La spina dorsale c’è e si chiama Bonucci-Romagnoli che sono supercazzuti, Biglia non è un fuoriclasse ma su 10 partite ne sbaglia una, terzini Calabria e speriamo l’anno prossimo Conti. Su Reina / Donnarumma non ci perdiamo nel breve periodo, al massimo stra-risparmiamo-incassiamo nel lungo. Chi non è da Milan si sieda in panchina e ben vengano i suggerimenti di Bonucci su una campagna acquisti per alzare il livello della squadra. Io credo che il suo era un discorso molto legato alla personalità di molti giocatori.

    Saluti a tutti

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