Avete presente Lolita di Nabokov? Domenica alla fine di Milan-Genoa ero così prostrato che mi sentivo come Humbert Humbert senza la sua Lo, quando se ne sta sdraiato a fumare su un letto in un hotel a due stelle del Wyoming, perso mentre la pioggia batte sulle assi di legno e sul giradischi gira gracchiando un vinile di Etta James. Fissavo (idealmente) il soffitto e mi dicevo: “Milan mio, non era così che me l’ero immaginato”.
Cioè dai, uno non pensava di passare un Ottobre del genere (e attenzione, non è ancora finito, anzi con i gobbi rischiamo di concluderlo in gloria). Avevamo lasciato Settembre tutto sommato speranzosi, dopo un timido filotto di vittorie contro big come Cagliari, Spal e Udinese. Da lì in poi invece il buio, fatto di zero vittorie (a meno che vogliate contare la dannunziana impresa contro il Fiume, o il Rijeka che dir si voglia) e infinite amarezze, incluso un derby suicidato tipo la buonanima di Pinelli.
Al termine di tre strazianti e frustanti minuti di recupero il popolo rossonero (che comunque si era presentato nel numero non indifferente di un bel 40mila unità) ha dato prova della sua comprensibile schizofrenia fischiando e applaudendo al tempo stesso. Fischi per l’ennesima vittoria mancata che ci lascia a tipo mille punti dal mitico quarto posto, applausi perché i ragazzi in 10 per praticamente tutta la partita ce l’avevano messa tutta. E da lì via, dispersi nel movimento e nella notte che incombeva su Milano, ognuno smarrito nei rivoli in cui si compone attualmente il mare magno milanista. Tipo:
- L’Apocalittico di ritorno – “Se pensate che abbiamo raggiunto il fondo, non sapete cosa ci tocca. Al massimo con po’ di culo (quale?) ci salviamo all’ultima, lo spogliatoio è spaccato, non ci sono manco più i soldi per pagare la connessione che serve a Bonucci per mettere su fb i suoi post motivazionali. Mister Li non esiste e l’indirizzo della sua società in realtà fa riferimento ad un sottoscala di Paolo Sarpi, dove in 120 in 30 metri quadrati cuciono vestiti e riparano iPhone falsi. Fassone perde pure a Monopoli e come minimo falliremo. Se va bene”.
- La poiana del malaugurio (aka Il re del web; account: @IOLAVEVODETTO) – “Già dai primi 20 minuti contro il Craiova era evidente come fosse da esonerare Montella. Non possiamo giocare in tre dietro. A quattro in mezzo, con i laterali alti, con due in mediana, con il trequartista arretrato, non possiamo giocare in NESSUN modo. Kalinic non mi convince, mi sarei accontentato di Aubameyang (ndr: grazie al cazzo). Bonucci io non lo volevo. Anche quando tutti voi il giorno dell’acquisto andavate a fare i caroselli in Duomo. Tutti, tranne ME”.
- Il complottista mascherato – “La vecchia guarda sta remando contro. Montolivo, essendo anche l’unico che capisce il tedesco, dice di nascosto a Rodriguez di non saltare l’uomo, altrimenti Montella lo toglie e richiama De Sciglio in prestito. Bonaventura e Suso vogliono lasciare la squadra come ha fatto Robbie Williams con i Take That. In realtà il Berlusca non ci ha mai venduto e questa è tutta una tattica per farci fallire, ricomprare il Milan da se stesso a due lire e in nome del Bel Giuoco, farsi passare come il salvatore della patria again come nel 1986 e farsi eleggere presidente degli USA”.
- L’integralista cacciavitesco – Non ci sono dichiarazioni da riportare perché non parla più con nessuno, è troppo sdegnato con me, con voi, con tutti. Allo stadio s’incazza, bestemmia e sputa sangue insultando ogni giocatore fino al terzo grado di parentela, poi appena una parte dello stadio inizia a fischiare si alza agitando i pugni al vento e dando a tutti degli interisti. A fine partita se ne va furioso, poi a casa rivede in VHS le partite del Mundialito e ripassa la formazione di Cesena 1982 con gli occhi lucidi. Evita di leggere giornali e siti per tre giorni, finché inizia a salirgli la scimmia e calcola quanto manca alla prossima. Si è già innamorato di Borini perché è arrivato spernacchiato da tutti ma in campo mette quella cajenna che ci fa tenere nel portafoglio la foto di Gattuso al posto di quella di figli/fidanzate/Padre Pio.
Ecco. Che poi a dir la verità, io per causa di forza maggiore domenica a San Siro non dovevo nemmeno andarci. Ma tanto alla fine, in un modo o nell’altro, venti minuti prima ero lì a fare lo splendido al baretto con la birra in mano. Che voi direte: “Era meglio se te ne stavi a casa”. Ma col cazzo. A questo punto voglio vedere come va a finire. United we stand, divided we fall. eE se cadremo, cadremo assieme.
E adesso scusatemi, ma devo andare ad accendere un cero sotto la figurina Panini di Joe Jordan, quella con lo sponsor Pooh sulla maglia.