Occhei andiamoci diretti, che a volte va bene usare il fioretto, ma spesso serve proprio la scure: che sfiga di merda.
Questo del resto era il pensiero dominante di uno stadio pieno come ai tempi belli quando inspiegabilmente ci siamo trovati sotto dopo 60 buonissimi minuti, in cui i ragazzi in campo avevano messo tutto ma proprio tutto, errori ed imprecisioni incluse insieme a tanta buona volontà.
Giovedì ero uscito dallo stadio con il gelo in fondo al cuore e negli occhi avevo ancora lo sfacelo di Genova, con una squadra letteralmente messa in busta dalla Real Doria, un temibile Top Club europeo che è stato piallato senza problemi dall’irresistibile Udinese United appena tre giorni dopo.
Sapete cosa mi è venuto in mente domenica sera? Milan-Lazie 1-1, seconda giornata di campionato 1997-98. Gol di Ba (incredibile ma vero), pareggio a tempo scaduto di Signori su rigore rubacchiato dopo una partita assolutamente dominata. Beh, quel pareggio fu peggio di una sconfitta, perché ci ha praticamente ammazzato e di fatto ha dato il via ad una delle stagioni più sofferte di sempre, con tanto di Finale di Coppa Italia persa (tanto per cambiare) contro la Lazie di Sandrino Nesta, non ancora uno di noi. Anche lì, molti acquisti nuovi, e sulla carta in grado di fare la differenza, come Zigo-Ziege, Sciagura Kluivert, Correva sulla fascia lateral Wiston Bogarde, Jimmy Maini che stava con la Merz e Giuda Leonardo. Tanta voglia di fare, grande entusiasmo collettivo, grande pazienza iniziale e poi la mesta consapevolezza che sarebbe stata un’altra stagione amara.
Certo, in un mondo parallelo e giusto, quella bomba di Capitan Bonucci a colpo sicuro sarebbe entrata, San Siro sarebbe venuto giù e avremmo affrontato le due settimane in vista del derby con ben altro spirito.
La aspettavamo, e ce la meritavamo pure. Se lo meritava un indomito Borini che a dispetto della perplessità iniziale stava facendo un partitone, se lo meritava Andre Silva, che a sprazzi ci ha fatto venire il sospetto che forse abbiamo davanti un fenomeno. Ma invece nulla. L’ennesima palla persa malamente, loro che ripartono, tiro, pure la deviazione santamadonna, gol. E lì ci siamo squagliati. Ed è stato un vero peccato, perché di tempo ce n’era ancora per provarci.
Però di questa serata amarissima, almeno una cosa mi porterò dentro, l’applauso che a fine partita lo stadio ha tributato ai nostri ragazzi. Io l’ho letto come un: “Abbiamo capito, non siamo arrabbiati, state tranquilli”. Perché è vero: volevamo una squadra e per la prima volta dall’inizio dal campionato l’abbiamo vista. Una squadra che sa stare assieme, che gioca in modo (almeno un po’) organizzato, che sa soffrire, compattarsi e salire. Una formazione in cui tutti sembravano al posto giusto, senza che ti venisse da maledire Montella per uno fuori, o per i cambi che non arrivano mai (anche se Calha ammonito, ad una certa l’avrei levato, vabbè). E’ durata quel che è durata, è vero, ma dopo anni in cui venivano qua a prenderci a pallonate, abbiamo messo sotto la Rometta, siamo stati al loro livello e spesso anche superiori. Non un grande spettacolo, sia chiaro, ma l’idea di una squadra vera, con un’anima e un’entità.
Qualcosa da cui ripartire e su cui lavorare.
Non è bastato, e siamo qua a piangere la terza sconfitta in sette partite. Non esattamente quello che speravamo. Vero. Ora, non so cosa venga in mente a voi quando pensate a Roma. A me Pasolini, la Stazione Tiburtina dopo Roma-Milan del 2005 e la Pietà del Michelangelo.
Nel vedere quel Cristo sofferente nella braccia di sua madre mi sei venuto in mente tu, mio amato AC Milan. Ci danno già tutti per morti e falliti, e quel che peggio, il cielo è pieno di avvoltoi svolazzanti con la sciarpa rossonera al collo che non vedevano l’ora di dire “Io l’avevo detto”. Che sfigati. Che voglia di ridergli in faccia.
Beh, finché ci sarà bisogno ti terremo fra le braccia e ti sorreggeremo, com’è giusto che sia e com’è nostro dovere. Ti difenderemo e faremo scudo con i nostri cuori che non conoscono sconfitta – ma qualche sano giramento di culo sì, com’è normale del resto.
Però poi tu risorgi vero? Perché ecco, sarebbe anche arrivata l’ora di scacciare i mercanti dal Tempio della fede rossonera.
una volta andavo al tempio e vedevo leoni ovunque, ora solo tristi leoni da tastiera che allo stadio neanche fanno la fatica di venirci.
tifosi rossoneri tifosi milanisti teniamoci per mano in questi giorni tristi.
ma torneremo. e vi aspetteremo al varco.