Ignazio Abate è un incrocio fra Ryan Gosling e un ufficiale nazista dagli occhi di ghiaccio. Come il Gosling di Drive il suo compito sembra quello di tirar dritto, accelerare imperterrito sulla fascia, silenzioso e imperscrutabile come un driver notturno. Che non si chieda ad Ignazio il cross al bacio, l’eleganza di Maldini o il dribbling di Cafu, il suo compito è percorrere chilometri. Quest’estate girava voce di un interessamento del PSG, segno che dopo un buon Europeo le qualità del soldato Ignazio vengono ormai riconosciute anche a livello internazionale. Il tifoso rossonero gli vuole bene con comprensione paterna, ammirandone impegno e crescita costante, sorvolando su difetti e imperfezioni: Abate è uno dei pochi giocatori che San Siro ha saputo accettare nonostante la sua incapacità cronica di fare cross decenti. L’incubo di ogni tifoso è però legato ad una particolare partita, una partita sola durante un intero campionato: il derby. Quando arriva, Abate sembra afflitto da sindrome fantozziana con annesso nuvolone perennemente in agguato.
Era il 24 Gennaio 2010 quando con un maldestro tocco di testa Abate serviva un assist involontario per il gol dell’1-0 di Milito. L’esito del primo errore decisivo fu una sconfitta contro l’odiata armata di Mourinho.
L’anno successivo, nonostante la vittoria su rigore di Ibrahimovic, screzio a centrocampo con Pandev, doppia ammonizione ed espulsione. La prestazione era però stata all’altezza e nel derby successivo, quello decisivo per la vittoria dello scudetto, l’impavido Ignazio s’era perfino reso protagonista con un assist (del tutto involontario) per il gol del 2-0 di Pato.
Ma è nel derby d’andata dello scorso anno, il 15 Gennaio 2012, che si chiude il cerchio. E’ il pasticcio d’autore: anticipo errato sull’unico contropiede in 50 minuti di dominio rossonero e strada spianata per la rete decisiva di Milito. Un tiro ad incrociare di sinistro, esattamente come quello di due anni prima. Due fermo immagine, due momenti tristi: dietro all’imperioso centravanti interista uno sbarbatello in difficoltà, perennemente in ritardo nel momento più delicato.
E’ un caso clinico. Durante la stracittadina l’ufficiale nazista perde il suo aplomb, l’arrivo di Milito lo traumatizza, lo inibisce come nemmeno un qualsiasi Cristiano Ronaldo aveva fatto in precedenza. Domenica sera è la volta buona per ottenebrare questa ossessione, per dimostrare a un Meazza semivuoto che il detto “Non c’è due senza tre” è solo superstizione. Per rifarsi degli sfottò dei tifosi interisti, che lo ringraziano e lo chiamano “uno di noi”.
Nelle tre squadre in cui militò (con l’accento) prima del Milan, il nostro uomo ha sempre segnato un gol – un colpo solo. Perfino nell’Italia Under 21, e nell’Olimpica. Nel Milan è ancora senza gloria. Ma nelle pagine della storia, di tanto in tanto, il fato si ferma a guardarti e ti tende la mano. Sapete che vi dico? Penso che potrebbe essere il suo capolavoro.
minchia abate è scarso. punto e basta.
forza milan