BPM: Dinamo Zagabria – Milan 2-1 ovvero I’M WITH STUPID

(di Max Bondino)

C’è una maglietta che non metto più. Ma è lì, in quell’infinito archivio secondo solo a quello dei dischi. La comprai quasi vent’anni fa ad un concerto dei Pet Shop Boys. È rossa. L’ho sempre portata con orgoglio perché raccontava molto bene il mio difficile approccio nei confronti dell’umanità, oltre a quel ristrettissimo circolo di persone con cui ho deciso, negli anni, di accompagnarmi. Sul petto, oltre ad una freccia esplicativa, riportava la scritta: “I’m with Stupid”. Oggi mi va un po’ stretta (saranno sicuramente i troppi lavaggi, mica i carboidrati) ma per l’occasione, fate uno sforzo pari al mio per rientrarci. Immaginatemela addosso mentre torno a parlare della gente che si spaccia per l’AC Milan.

“No one understands me
Where I’m coming from
Why would I be with someone
who’s obviously so dumb?”

Premessa: Essere un po’ stupidi, accade. La natura sa essere bastarda. Ma se nella vita possiamo almeno tentare di dribblare tutti i fessi che ci rallentano, a quanto pare, da milanisti dobbiamo prendere atto che ci viene chiesto di tifare per loro. Sarebbe bastato giocare un po’ a pallone e invece no. A Zagabria, si è continuato a scrivere la storia al contrario arricchendola di nuovi, immorali imbarazzi. L’unica verità, dopo anni trascorsi a cercare risposte, analizzando partite e psicanalizzandoci a vicenda, è che, in questa rosa, la quantità di giocatori davvero troppo poco intelligenti supera di gran lunga il numero di quelli scarsi. Ed è un problema gigantesco, quasi più grande della clamorosa assenza di un centravanti.

La cronaca del match merita la stessa applicazione con cui la squadra ha approcciato la “partita decisiva” più facile ed apparecchiata che io ricordi. Un avversario scarsissimo fra noi e l’obiettivo più grande. Nemmeno questo ha suggerito motivazioni negli impolverati bias cognitivi di chi veste la nostra maglia. L’AC Milan, con la sua toppa delle 7 Champions in bella mostra sulla spalla, passeggia per venti minuti, sino a quando il fato sceglie Matteo Gabbia come primo messaggero funesto. Ed è una scelta ingiusta, va detto. Non esiste milanista assennato che possa davvero prendersela troppo a lungo con lui per l’inciampo sul pallone che spedisce la Dinamo in campo aperto verso il vantaggio. È un episodio bruttissimo, goffo ma anche terribilmente sfortunato su un campo impresentabile. Sappiamo bene quanto Matteo sia un ragazzo molto intelligente, ha sempre fatto benissimo con noi e continuerà a farlo anche in virtù proprio di quella luce che gli brilla negli occhi quando parla.

“Oh-oh, I’m with Stupid”

Una luce che ho cercato invano negli occhi di Musah quando, alla mezz’ora, ha pensato fosse una buona idea, in mondovisione, trascinare di peso un avversario a terra, in giro per il campo come si faceva coi fratellini, in spiaggia, per fargli disegnare, col culo, le piste per le biglie. Guadagnata l’ammonizione, come resistere dall’avvinghiarsi a Stojkovic dieci minuti dopo al limite dell’area e fare, così, il suo trionfale ingresso nel Valhalla. Archiviato in 10 uomini il primo tempo più autolesionista di sempre, ci accorgiamo nella ripresa di quanto improponibili siano i nostri avversari quando è sufficiente un’iniziativa della versione più basica di Christian Pulisic per riprenderci la parità per poi tornare sotto quasi subito, nella solita imbarcata difensiva e finire all’assalto buttando dentro Abraham ed addirittura Okafor nel più totale disinteresse tecnico di quelli che dovrebbero essere i senatori di questa squadra. È talmente grave lo stato di abbandono generale che il rigore dato e poi negato è lì semplicemente a raccontare una volta di più come, dalle Alpi alle Piramidi, chiunque sia ormai libero di prendersi gioco di questa società senza resistenza alcuna. Ma ci aspettiamo da un momento all’altro che Scaroni faccia la voce grossa ed anche due ruttini, prima del sonnellino pomeridiano.

“Before we ever met
I thought like everybody did
you were just a moron
a billion-dollar kid”

Cosa fosse Gerry Cardinale, l’abbiamo capito tutti al day-one ma era oggettivamente difficile immaginare, in tempi così brevi, un simile azzeramento di qualità e soprattutto di valori in un club dove lo spessore umano e intellettuale dei suoi protagonisti è stato la base di oltre un secolo di storia. Al punto da portare un allenatore arrivato da un mese a rilasciare, dopo ogni singola partita, dichiarazioni sbigottite di fronte alla totale ignoranza e menefreghismo della gente che allena in settimana. Non c’è un solo tassello di questo mostruoso mosaico che sembri combaciare. L’ultimo è il paradosso di una proprietà impegnata a sconfessare tutta l’ultima campagna acquisti che attende l’ultimo giorno di mercato per sfruttare i soldi di una qualificazione Champions venendo boicottata dalla stessa gang di gente approssimativa che hanno accatastato sotto il nostro stemma.

“You flew up all the way
like a hawk chasing a dove
I never thought that I would be
a sacrifice in love”

Eravamo una preda facile e continueremo ad essere “sacrificabili” in virtù di un amore che, almeno da parte nostra non potrà mai venir meno, non potendo disconoscere ciò che siamo da quando abbiamo memoria: Milanisti. Ma il mio appello nel vuoto è per chi verrà, un giorno: “Basta gente stupida nell’AC Milan”. Basta, davvero. Amare il Milan significa accettare la sofferenza, ma non rassegnarsi alla decadenza. Qui non si chiede la perfezione, solo che chi porta in giro questi colori lo faccia con testa e dignità. L’errore capita, la stupidità no: quella è una scelta. E il Milan, con la sua storia, non può più permettersi di sceglierla.

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