(di Max Bondino)
Dov’eravamo rimasti? Ah, già…l’Apocalisse. Milan – Juve e la fine del calcio così come lo conoscevamo. Ora, dopo quel tipo di eventi le opzioni suggerite dai saggi sono la rinascita, un ritorno alle origini, l’esplorazione del cosmo o il silenzio eterno. Ad una prima, veloce disamina, le ultime due mi sembrano un filo drastiche e impraticabili ma sulle altre possiamo lavorarci, assieme, nel tentativo di diventare ciò che vorremmo essere.
“Listen as your day unfolds
Challenge what the future holds
Try and keep your head up to the sky”
L’immediato futuro post apocalittico dell’AC Milan è assai benevolo. Un appuntamento da dopolavoro ferroviario sapientemente travestito da Champions League con lo Slovan Bratislava, avido collezionista di sconfitte grazie a quindici goal subiti in quattro partite. Credo che allo stato attuale, poche tifoserie al mondo siano diffidenti (a ragione) quanto quella rossonera. Sembra incredibile ma fra l’epicità della vittoria a Madrid e questa nuova serata un po’ scema ci sono giusto un paio di settimane capaci di regalarci, però, due turni di campionato davvero inverosimili e destabilizzanti.
Nonostante questo, il primo quarto d’ora del match sembra rassicurante. Non succede granché, va detto, ma il fatto che a loro manchino del tutto i fondamentali del gioco emerge chiaramente e potrebbe essere un bel vantaggio. Se ne accorge soprattutto Chukwueze che vediamo pascolare palla al piede come mai prima. Poi, che lo faccia senza alcuno scopo utile, è un discorso troppo “woke” per esser affrontato.
Al minuto 15, prove tecniche di orrore. Al primo tentativo, lo Slovan in contropiede buca la nostra linea difensiva, Strelec si trova solo davanti a Mike, lo salta e segna in ogni singolo universo parallelo ma non in questo dove la figura di Pavlovic in scivolata viene aggiunta in post produzione da un grafico di talento. Così, grazie alle potenzialità di Photoshop, in vantaggio ci andiamo noi, cinque minuti dopo grazie ad una gran giocata da trequartista di Abraham che nel cerchio di centrocampo spalanca uno scivolo per Christian Pulisic, che va a segnare in solitudine. È curioso come sia ormai lui, l’unico vero “centravanti” del Milan, in una squadra dove tutti gli altri attaccanti sanno fare meglio la “sottoclasse” come di dice nei giochi di ruolo, la specializzazione di riserva, insomma.
“Lovers, they may cause you tears
Go ahead, release your fears”
A fare da collante in questo episodio di BPM c’è una canzone notoriamente ottimista ma che ci ricorda, senza pietà, che la vita è spesso una valle di lacrime e servono stomaci forti. E infatti, appena ritrovato l’amore fra le braccia di Pulisic eccoci di fronte alle nostre paure più orribili. Tipo la linea difensiva del Milan. È il 24esimo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore, un tiro di Chukwueze viene respinto, lo Slovan riparte con un contropiede lungo settanta metri perché il nostro ultimo uomo stazionava, illuminato, ai margini della loro area di rigore. Dura pochi secondi ma è uno strazio da cavarsi gli occhi. Berseghyan, il cosplayer ufficiale di Higuain, supera Mike con lo scavetto.
“You gotta be bad, you gotta be bold, you gotta be wiser”
Non c’è esattamente la cattiveria, l’audacia ma soprattutto la saggezza richiesta a questa squadra sempre capace di trasformare una passeggiata post pranzo in un avvilente viaggio verso le paludi della tristezza. Il Milan si deprime immediatamente come una teenager problematica trascinandosi verso la fine del primo tempo, tenendo palla, cercando di costruire ma con troppa confusione finendo col rischiare clamorosamente ancora in contropiede (salvati da Tomori).
“Time asks no questions, it goes on without you
Leaving you behind if you can’t stand the pace”
Visto che il tempo passa e se ne frega di noi, nella ripresa proviamo a giocarcela con l’ingresso di Rafa Leao, uno che non sarà veloce quanto il tempo ma siamo lì. Se sulla destra continua la personale esibizione di Chukwueze, come i giocolieri ai semafori, a sinistra il peso specifico cambia e al minuto 68, un gran filtrante di Fofana trova proprio Rafa che col primo tocco ci ricorda quegli stop che faceva Ricky per lanciarsi nello spazio, sembra quasi essersela allungata troppo ma ecco la velocità ad accorciare quello spazio d’ansia e col tocco sotto ci riporta avanti. Lo Slovan rientra così nella sua dimensione da dopolavoro ferroviario e tre minuti dopo, Strelec, consapevole dell’importanza di questo ente volto a migliorare la qualità della vita, rende la nostra più sostenibile con un retropassaggio suicida per Abraham (ancora in area per puro caso). Tammy colpisce in pieno il portiere ma, in modi che non ci interessano, la palla finisce comunque in rete.
Entrano Loftus e Musah a tirare su un po’ di polverone per confonderci e scappare col malloppo ed Emerson Royal per ricordarci di non affezionarci di nuovo troppo a Davidino Calabria a cui è bastata una partita da 5 per darci la sensazione di aver un terzino destro in rosa. Fa la sua seconda apparizione in Champions anche Camarda ma l’attenzione dei cronisti è su tale Nino Marcelli che, nonostante il nome da neomelodico per battesimi ci garantiscono slovacco purosangue da quattro generazioni, restiamo dubbiosi quantomeno sul bisnonno.
L’AC Milan, che ha concesso gloria a Barbuti dell’Ascoli ai tempi di Sacchi fino a regalare a Zappa una notte da Van Basten, si mostra sempre sensibile alle storie romantiche, così a due dal termine, quando l’arbitro ci nega due falli in sequenza al limite dell’area, lo Slovan riparte e proprio il nuovo amico Nino, dal limite, di sinistro, incastona il goal della vita all’incrocio. Cinque di recupero, utili solo al direttore di gara per pulirsi la coscienza espellendo Tolic per proteste.
“You gotta be cool, you gotta be calm, you gotta stay together
All I know, all I know, love will save the day”
Quella trapunta spacciata per classifica della nuova Champions League non è più così male, tre vittorie consecutive di cui una prestigiosa però lo sappiamo, non può bastare. Proviamo ad esser saggi, calmi e uniti almeno noi e se non ci salva questa proprietà, questo allenatore o questi giocatori è molto probabile che lo salveremo ancora una volta noi, l’amore per il Milan.