BPM (Beats Per Matches): Real Madrid–Milan 1-3 ovvero GALVANIZE

(di Max Bondino)

1798. Muore Luigi Galvani, scienziato. Lo fa a 61 anni (età più che discreta a quel tempo) dopo aver scoperto l’elettricità biologica. Insomma, dopo di lui, l’umanità scopre di avere i fulmini dentro di sé. La vita è energia, è una scossa. Un secolo dopo, uno di questi impulsi elettrici porta nel cervello di Herbert Kilpin un’idea scintillante. Dopo altri 125 anni, ci sediamo sul divano, una sera di novembre, senza sapere che stiamo per essere riportati in vita da un elettro-shock: “Libera!”

“Don’t hold back!
‘Cuz you woke up in the mornin’ with initiative to move
So I’ll make it harder
Don’t hold back!”

Al risveglio, nel giorno di Real Madrid – Milan, l’immagine di una serata passata a sbirciare la partita fra le dita, come teenager di fronte a un film horror, è apparsa a tutti i fratelli rossoneri. Ma non a questa squadra schizofrenica che decide di non trattenersi più, nella notte più importante, di guardare oltre limiti e paure, perché è esattamente lì che si trovano le ambizioni. Il cuore (il mio, intendo) è rimasto pavido per una decina di minuti, giusto il tempo per metabolizzare le prime movenze di Mbappè in mezzo ai miei colori, poi qualcosa è cambiato. Fra i tanti, tantissimi meriti di Christian Pulisic c’è anche quello di averci restituito la dignità nel battere i calci d’angolo. Al 12esimo ne mette un altro, perfetto, nel cuore dell’area madridista, saltano in tanti, tranne Thiaw che, nell’area piccola, la gira di testa sotto la traversa. Malick Thiaw al Bernabeu. E noi continuiamo a scrivere di calcio come se ne capissimo qualcosa. Come se avesse un senso logico. E adesso? Tocca crederci? Mi strappate così da quella placida rassegnazione di cui ci siamo convinti a vicenda nel tentativo di anestetizzarci?
Ok, ti avevo chiesto di tornare ad insegnarmi qualcosa, fammi vedere come si fa. Sono sveglio, ti seguo, AC Milan.

Il Real reagisce subito e un diagonale di Mbappè costringe Mike ad una parata a la Miriam Sylla in ricezione. Ma è una squadra incredibilmente diversa quella messa in campo da Fonseca, gioca a due tocchi, si muove, si aiuta e si trova senza sosta in ogni parte del campo. La vera novità è la presenza di Musah, inizialmente assunto nel ruolo di badante tuttofare per Emerson Royal ma destinato alla miglior prestazione di tutta la sua carriera. Nonostante questo, arginare i deliri motori del brasiliano a rovescio è davvero un lavoraccio e nulla può quando, dopo un rilancio sbagliato di Theo, il Real buca in area con Vinicius che arrivato sul fondo viene trebbiato come grano in agosto. Il nuovo pallone di ghisa in carica realizza con uno scavetto.

“Don’t hold back!
And you shouldn’t even care about those losers in the air
And the crooked stares”

Non ce ne accorgiamo subito ma il Milan la vince qui. Perché mentre noi immaginiamo una rimonta umiliante (come quella subita dal Dortmund nel turno precedente), il Milan fa spallucce e se ne frega delle nostre paure, delle cazzate che scrive la stampa, delle battutine da sfigati. Non si trattiene più e torna immediatamente a trasformare quell’energia che ha appena scoperto nella più bella serata degli ultimi dieci anni abbondanti. Ci prova Theo con una botta alla mezz’ora, deviata in angolo. Sugli sviluppi replica Reijnders ancora dal limite con un rasoterra che lascia una striscia di fumo sull’erba prima di esser deviato da Lunin. Al minuto 35 Vinicius si mostra per ciò che è, inscenando qualcosa che trascende la simulazione, per cui non esiste ancora una terminologia. Mentre Maignan recupera palla per un rinvio, gli gira attorno crollando a terra come crivellato dai colpi dei vietcong. Lo aiuterà anche a rialzarsi per poi irriderlo di lì a poco, dribblandolo fuori area lasciandogli un biglietto da visita su cui spiccano tre “M”: Mike Muthafucka Maignan. Sapete, ci hanno recentemente citato sulla Treccani ma mi prendo la piena responsabilità di citarvi ciò che ho scritto live, nella nostra chat: “Vini Jr è simpatico come una malattia venerea ma temo che anche lo scolo possa offendersi”. In colloquium veritas.

“The world
(they’re holding back) the time has come to”

Il mondo ci guarda. Non ci crede ma ci guarda attentamente. Al 39esimo Fofana legge il futuro, intercettando una palla svogliata del Madrid a centrocampo, si innesca Pulisic che dalla destra serve Leao al centro dell’area, spalle alla porta, la protegge si gira benissimo e calcia. Lunin la respinge come può nell’area piccola, arriva in corsa Morata, veloce e letale come una spada laser verde nel cuore dell’Impero. Ribatte in rete. Il Milan è di nuovo avanti e lo stramerita.
Mike chiude ancora una volta la porta in faccia al nostro tifoso più famoso poco prima dell’intervallo durante il quale vediamo pronto ad entrare Brahim Diaz. È lui, una delle mosse di Carlo Ancelotti per recuperarla. Quanto è bello il metaverso, vero? Ma lo è di più l’AC Milan. Perché se la la bellezza salverà il mondo, può fare cose buone anche con Emerson Royal che al 52esimo si adegua alla nuova estetica di squadra con un cross perfetto dal fondo, Rafa si coordina alla grande, impatta di testa ma Lunin la sradica letteralmente fuori dalla porta con un intervento assurdo, manco fosse Mike Maignan, per dire.

Vola via a tutta Madrid, Pulisic, al 56esimo per poi servire Rafa che si incarta sul più bello ed ancora il nostro yankee del cuore su calcio d’angolo, dieci minuti dopo, serve Morata che scheggia l’incrocio con un tacco al volo. Di tacco, non so più dove sono. O meglio lo so, in piedi sul divano ed anche Amelie che durante le partite del Milan percepisce le mie nevrosi anche quando mi fingo morto, stasera pare il gatto di Pet Semetary. Il Real è ancora più sclerato. Piovono gialli per proteste, la squadra più forte del mondo in modalità piangina.

“World, my finger is on the button…
My finger is on the button…”

Il mondo è sempre in ascolto, vero? Perché Tijjani Reijnders è pronto all’innesco. Al minuto 73 si libera di tre madridisti a centrocampo con una veronica e un paio di mosse prese dal repertorio coreografico di Michael Jackson, serve Leao che di slancio punta la porta. Ad amplificare il suo strapotere c’è la disperata goffaggine con cui Militao cerca di trattenerlo accartocciandosi rovinosamente su sé stesso. Rafa arriva fino in fondo, serve Tijjani che si libera del marcatore con un movimento poetico, il controllo in corsa è così perfetto da risultare inspiegabile, la scaraventa in porta fra le gambe di Lunin. Incontenibili, al Bernabeu.

“Don’t Hold Back”

Nel finale, al goal annullato al Madrid (per fuorigioco di Rodrygo, insiste convinto Borghi su Sky anche quando il replay pazientemente che in offside è Rudiger che ha segnato) il Milan risponde con la clamorosa palla dell’1-4 che Theo, dalla fascia serve per il subentrato Loftus su cui Lunin si supera. Ma mai quanto “Mike Muthafucka Maignan” che nel recupero nega a Brahim il goal dell’ex elevato alla seconda, su un colpo di testa ravvicinato, riscrivendo le leggi gravitazionali.

“Push the button! GALVANIZE!”

Dopo sei di recupero, tutta l’energia dormiente viene incanalata come negli esperimenti di due secoli fa per innescare un cambiamento, scuotersi dalla stasi verso il risveglio di un potenziale nascosto. Ci riscopriamo vivi e bellissimi.
Luigi Galvani non aveva idea di cosa sarebbe stato il calcio ma credo proprio che gli saremmo piaciuti.

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