“Alexa, che tempo fa oggi?” La spia di Jeff Bezos, con base operativa sul microonde, declama: “Oggi, a Milan, ci sono 16 gradi, goditi il sole!” Non è un refuso (e nemmeno un mio lapsus freudiano), dice spesso proprio “Milan”, con l’accento dei padri fondatori. È un bug del database linguistico, risolvibile attraverso la più sofisticata delle procedure di manutenzione industriale chiamata: “stacca la spina e riattaccala”. Ma glielo lascio dire, mi piace…vecchio cuore digitale. Il mio prepartita inizia così, seguendo quel consiglio. Gonfio la bici e mi godo il sole milanese in attesa di Monza – Milan. Per le strade noto immediatamente una certa persecuzione promozionale con la faccia di Marco Mengoni che m’invita ai suoi concerti estivi ad ogni incrocio ma è all’altezza del Piccolo Teatro Strehler che la fiancata sexy di un Tram mi seduce in corsa proponendomi Björk ad Assago, a settembre.
Rientro così, verso casa, portandola con me. In una delle tante playlist dedicate nella mia testa. Le voglio veramente molto bene. Oltre la sua musica. Come non volerne ad un essere umano che, interpellato sul calcio, lo fotografò così: “Football is a fertility festival. Eleven sperm trying to get into the egg. I feel sorry for the goalkeeper”. Tradotta fedelmente in italiano, suonerebbe come l’inizio di una delle barzellette che ama raccontare Berlusconi. Non sarà proprio il festival della fertilità questo match ma quantomeno abbiamo migliorato di gran lunga i preliminari ultimamente e siamo sempre spiacenti a priori per il portiere. Silvio non è allo stadio ma ha regalato interviste in settimana con perle che nemmeno il miglior Crozza.
“Twist your head around
It’s all around you
All is full of love”
Grandi abbracci e sorrisoni a bordocampo in questo derby dell’amicizia promosso da Adriano Galliani, felice come i nonni a Natale, magicamente catapultati al centro di ogni riverenza. Probabilmente, in virtù di questi buoni sentimenti, il Milan lascia il primo quarto d’ora al Monza che ci mostra il repertorio con cui ha battuto agilmente la Juve la domenica nella quale noi si faceva harakiri col Sassuolo a San Siro. Due minuti e due tiri sul primo palo che Tatarusanu, inaspettatamente, copre.
“Best way to start anew is to fail miserably” diceva Björk in “Moon” ed è una regola che abbiamo rispettato ampiamente toccando abissi dai quali potevamo solo risalire e anche in questa occasione il Milan sembra aver recuperato quella coscienza di sé utile a portarla a casa, in qualche modo. Perché non farlo con uno scaldabagno di Leao da fuori area? Al 19esimo lo vediamo partire da oltre venti metri ma la palla scheggia il palo. Ancora Rafa, cinque minuti dopo, finalizza un bel contropiede portato da Messias con un rasoterra preciso ma non fortissimo che Di Gregorio non trattiene, Brahim Diaz tenta la ribattuta ma è solo angolo. Cosa ne dite, invece, di un goal di Tomori? Theo lo trova in area con uno scavetto delizioso, Fik tira di collo, più forte che può ma colpisce in pieno il portiere. Ultimamente creavamo poco, oggi abbiamo appena iniziato a divorarci l’impossibile ed è solo l’inizio del viaggio surreale che porterà ai venti minuti finali. Alla mezz’ora, Junior Messias, l’uomo che segna solo goal bellissimi, controlla splendidamente una palla respinta corta fuori dall’area e incastra il missile che ci porta a chiudere il primo tempo in vantaggio.
“There’s definitely, definitely, definitely no logic to human behavior”
La mia islandese preferita si interrogava così su quanto la gente sia strana e priva di ogni logica ma anche le partite del Milan, mica scherzano. Il Monza colleziona cartellini gialli, noi occasioni buttate. La più clamorosa al minuto 57 con un contropiede perfetto portato da Theo, Leao e Brahim che libera proprio il nostro 19 solo davanti alla porta: tenta un colpo sotto, assurdamente fuori. Entrano invece, CDK, Saelemaekers e Olivier, tre cambi apparentemente giusti, (specie quello di Giroud per un inaccettabile Origi, visto il pedigree con cui si è presentato ormai sei mesi fa). È esattamente da questo momento che la partita diventa come un’esibizione di Bjork, ti piace ma non sai mai esattamente cosa stai guardando, ne sei affascinato ma un po’ ti disturba, l’ascolti rapito ma ti sembra che qualcosa sia sempre un po’ fuori posto.
“Fuck logic, fuck logic/ Bravo to instinct/ And sweet intuition”
Al minuto 73 la sublimazione del caos. Ciurria calcia dal limite, il rasoterra colpisce il palo, Tata ci arriva in ritardo ma inconsapevolmente puntualissimo, la palla gli rimbalza sul tacco e anziché in rete, finisce in angolo mentre Cyprian si rialza non avendo la minima idea di cosa sia successo. Bravo l’istinto, si diceva, dolce l’intuizione ma io resterei concentrato sulla logica che va a farsi fottere.
“This small town hasn’t got room for my big feelings” (Violently Happy)
Capisco che la notte di Champions ci abbia fatto riassaporare una certa “Grandeur”, ma se hai saputo gestire il Tottenham a petto in fuori sul main stage, andare in apnea alla sagra di provincia, senza più tener palla, per venti minuti filati, mi pare un po’ violento, come approccio. Il Monza tenta l’assedio, concedendoci solo una pausa per metter in scena un nuovo episodio dello psicodramma De Ketelaere che a 5 minuti dalla fine potrebbe chiuderla in gloria appoggiandola in rete al volo da un metro a porta vuota ma uno stop di troppo, la timidezza, la sfiga, l’acne giovanile e Pessina in scivolata decidono diversamente. In tutto questo, sembra che nello spogliatoio gli vogliano tutti bene, continuiamo a provarci anche noi.
Al finale partecipa persino Bakayoko con la specialità della casa, la palla protetta alla bandierina ma è ancora una volta Malick Thiaw a portarci via sani e salvi uscendone nuovamente da MVP.
“You can’t say no to hope, can’t say no to happiness”
Speranze e felicità, non chiedevamo altro, grazie AC Milan.
(di Max Bondino)