BPM (Beats Per Matches): Milan-Venezia 4-0 ovvero BRING ME JOY

(di Max Bondino)

Non c’è niente che mi rimetta in bolla come la “drum ‘n bass”. Un beat disordinato per ritrovare ordine. Ne abbiamo bisogno un po’ tutti, avvicinandoci a San Siro. Ci arrivo con i “Rudimental” in testa, fra bassi profondi e groove sincopati che sembrano prenderti a schiaffi. Ne avremmo bisogno un po’ tutti, anche delle sberle, per svegliarci da questo inizio di campionato. Potessi solo darne un paio a mano aperta a chi ha trasformato il prepartita in un festival dell’imbarazzo fatto di “fancam” e applausometri demenziali. Così, mentre la mascotte Milanello elargisce doni con il suo cannone spara magliette, immagino quanto potrei sembrare felice imbracciando il lanciafiamme di Ripley.

“Light me up, fill me with love
And tonight, I need you closer
All the feels moving ‘round us
It’s enough to knock me over”

Devo accontentarmi di un altro tipo di fuoco, molto più familiare. Quello che brucia fra una riga rossa ed una nera. Si accende incredibilmente subito e con molto meno stupore, sulla solita fascia. Theo entra in area dopo due minuti triangolando con Rafa a restituirgliela di tacco. Botta rasoterra fra palo e le gambe del portiere ed è subito dissing festoso. Il capitano riesce contemporaneamente a zittire qualcuno con una mano, fare “l’uregia” con l’altra per poi ricordarci che pure Leao è nella sua posse. Lo stato attuale dei rapporti con l’ambiente ha la credibilità di una faida fra la “Death Row” di Suge Knight e la Newtopia di Fedez. Quattro giornate, quattrocento ditini alzati.

“You bring me, yeah, you bring me joy”

Comunque, grazie della gioia. Un po’ meno per i dieci minuti a seguire, nei quali, in assenza di meriti particolari del Venezia balliamo senza musica come ravers anni ’90 nei parcheggi, all’alba. Il più in acido di tutti sembra essere Emerson Royal, è così felice di essere qui (e vorrei vedere), lo bruciano e ride, perde palla e ride, appare talmente inadeguato da ispirare empatia. Attendiamo il suo momento di gloria a la Bruno N’Gotty. È talmente improponibile da sembrar destinato all’epicità. Nonostante tutto, è una serata dove l’ordine delle cose, verrà rispettato. Così, al minuto 17, confermiamo che segnare da angolo non è più un taboo. Pulisic la mette nell’area piccola, Gabbia la tocca dentro. Scopriremo molto più tardi che l’unico tocco è la spizzata di Fofana, il goal è suo. Di Matteo ci teniamo l’esultanza a cui San Siro partecipa con più trasporto del solito e le sue dichiarazioni post partita che dimostrano una volta per tutte come sia il ragazzo più intelligente della rosa (oltre ad esser parecchio più” titolare” di quanto si pensi).

“I know that there’s something about you
You bring me joy
Something I can’t have now without you
You bring me joy”

Il potere trasformante dell’amore. Lo troviamo dentro a due rigori nello spazio di cinque minuti. Il primo se lo procura Abraham e lo segna con eleganza Pulisic, il secondo lo mette proprio Tammy con altrettanto stile a seguito di un pestone su Leao (con un inaspettato quanto sorprendente VAR a favore). Sta per scoccare la mezz’ora quando ci godiamo la meravigliosa normalità a cui non siamo avvezzi. Quella che vede una squadra palesemente inferiore venire a San Siro, prenderne quattro, passare in Duomo per le foto coi piccioni e tornare a casa.
Sugli spalti, la ripresa è un po’ più distratta ma, buona notizia, non in campo. Il Milan trasforma i secondi 45 minuti in un allenamento dedicato all’intensità, al pressing che, a sorpresa, non manca neppure nei minuti finali (e per noi, non è così scontato neppure quando si è sotto). Cerchiamo anche qualche soluzione diversa, con inserimenti centrali, quando riappare finalmente anche Morata in campo per qualche minuto assieme ad Abraham prima di vederlo uscire fra applausi meritati.
La classifica non la guardo ancora. Non l’ho ancora fatto, quest’anno, per questioni di salute. Spero mi diano un motivo valido per farlo a breve. A dispetto del trend di moda sui social, ribadisco la mia convinzione che l’AC Milan sia una squadra tutt’altro che scarsa. Con un potenziale enorme davanti e problemi da risolvere in fase difensiva ma è soprattutto la mancanza di mentalità il nostro peggior nemico. La celeberrima “testa”. Sarà una settimana in cui ritrovarla perché il Liverpool sarà poco più di una bella vetrina prima di un Derby che è (purtroppo) la chiave per capire quale stagione ci aspetta.

“You bring me joy”.
Sarebbe ora.

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