BPM (Beats Per Matches) – Milan-Sassuolo ovvero: Say a little prayer

(di Max Bondino)

Per la prima volta, riesco a contarli. Potrei prenotare in pizzeria per conto loro. “…guardi, sono in 25, sì…giusto il tempo di far sfollare gli altri settantamilaquattrocentotre e sono lì, va bene la saletta interna”. I tifosi del Sassuolo in trasferta li abbiamo sistemati. Una squadra che non è mai esistita ne sotterra una che non esiste più. Ma noi invece sì e guarda come siamo conciati. Non siamo più spettatori ma involontari sciacalli di fronte alla tragedia. Nonostante qualcuno sia uscito dallo stadio anzitempo (come fatto da notare da molti) mi sono stupito di come la stragrande maggioranza sia rimasta al proprio posto fino all’ultimo secondo di recupero ad osservare quel 2-5 sui maxischermi con occhi spenti ma curiosi, torbidi, come quando non si riesce a distogliere lo sguardo da un brutto incidente in autostrada. Dagli altoparlanti di San Siro sembrava di sentire “Circolare, circolare! Non c’è niente da vedere!”

Invece abbiamo visto tutto, anche i dettagli più macabri, quelli che ti sogni, vividi, la notte ma fatichi a raccontare.

“All I’m asking is for a little R E S P E C T”

Con un affettuoso esercizio di appropriazione culturale ci ritroviamo come Aretha Franklin a scuotere la testa, puntare l’indice verso l’alto disegnando curve nell’aria esigendo rispetto, una sillaba dopo l’altra. Vittorie e sconfitte fanno parte del bundle ma ciò che abbiamo visto nel mese di gennaio, è uno sfregio senza precedenti. Perché a dispetto di chi crede veramente che si possano vincere scudetti per caso (come a dire che prima o poi a tutti capita di uscire a cena con Jessica Biel), il danno è da ricercare proprio lì. I Campioni d’Italia in carica sono improvvisamente (statistiche alla mano) la squadra peggiore d’Europa. Abbiamo attraversato un decennio infame per restituire orgoglio, dignità e un tricolore ad una maglia per poi gettarci da una rupe di fronte alla quale pure i Lemmings avrebbero quantomeno tentennato.

I’ve got a strong will to survive
I’ve got a deeper love, deeper love
Deeper love inside and I call it
Pride, (A deeper love)

L’orgoglio di cui canta Aretha, nella versione club di un disco leggendario è anticipato dal rumore di una puntina strappata via dal vinile, con violenza, prima che il beat torni a disegnare una strada. Resteranno dei segni, in questi casi è inevitabile ma i graffi sono da metter in conto se si vuol far smettere a quella puntina di saltare in loop. Qualcuno un giorno ce lo spiegherà chi, in quello spogliatoio, ha deciso di bucare il pallone, perché così come è vera l’involuzione tattica e morale è altrettanto tangibile il fatto che l’anno scorso abbiamo dominato partite con formazioni decisamente peggiori di quelle messe in campo in queste settimane. Ma non basterà a lenire l’imbarazzo di una sconfitta grottesca, dove ogni goal subito è stato figlio della creatività ignorante dei singoli.

Ci siamo abituati a tutto, noi, gente che conosce bene il significato di “deeper love” al punto da prender addirittura per buono che si possa giocare a calcio senza il portiere. Ricordo di aver iniziato a spender parole d’imbarazzo in tempi non sospetti, quando Tata suscitava bonarie simpatie surfando anche lui sull’onda della cavalcata tricolore ma oggi che è chiaro a tutti, va ricordata a oltranza la colpa di una proprietà che ha esposto il Milan al pubblico ludibrio. Perché di questo stiamo parlando. Per 4 mesi è stato come presentarsi ai blocchi di partenza delle finali olimpiche dei 100 stile libero coi braccioli di Winnie The Pooh. Tre volte a settimana.

Un’ultima osservazione in merito. Per lo spettacolo offerto in Milan – Sassuolo, la società ha incassato 2.476.865,73 €.

Uno Sportiello qualsiasi, coi finestrini a manovella, ce lo saremmo pagato da soli, in una domenica, saltando il pranzo.

“I run for the bus, dear
While riding I think of us, dear
I say a little prayer for you
And at work I just take time
And all through my coffee break time
I say a little prayer for you”

Ma anche oggi, fra un mezzo pubblico, il lavoro e la pausa caffè ti ho pensato senza sosta, AC Milan. Il futuro imminente mette un po’ ansia, lo ammetto, ma facciamo così, voi che siete più spirituali di me, ditela una preghierina, dai. Tanto a vivere senza, mica siamo capaci.

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