(di Max Bondino)
Qualche ora prima della partita, ero in Triennale, a visitare la mostra dedicata ad Elio Fiorucci. La cultura pop, l’estetica, fra pezzi originali di Keith Haring e foto di Andy Wharol allo Studio 54 di cui sapevamo tutto anche senza internet. Tralasciando la passionale danza fra parole assonanti come straniante e straziante nel vedere pezzi di gioventù vissuta, in un museo, ne ho ricavato una sensazione piena, alla fine. Consapevole di aver un posto nel tempo, la celebrazione di chi sei stato, chi sei e del viaggio che continua. Poi però, sono andato a San Siro.
“I need a thicker skin
This pain keeps getting in
Tell me what to do”
Anche lì, su quei seggiolini, ho sempre trovato il mio posto nel tempo, il ricordo di chi sono, di chi me lo ha insegnato ma il viaggio che continua, ecco, quello, oggi, fa un po’ paura. Non c’è più cultura qui, neppure estetica. A dirla tutta, non ci sono più nemmeno i nostri colori, dal campo agli spalti. Servirebbe davvero una pelle parecchio più spessa per non sentir il dolore. Una delle più aberranti proprietà della storia dell’AC Milan ci ha spiegato (da Harvard) che “Less is more”, non siamo mica più nella psichedelica Milano degli anni ’90. Meno parole, meno dirigenti, meno conferenze stampa, meno spiegazioni, meno campioni, meno vittorie, meno trofei. Semplicemente: “meno”. Meritereste tornasse ad essere anche un verbo.
“What is left to lose?
Nothing left to lose, no”
Il costante gioco di sottrazione di questi impresentabili, arroganti, avvilenti quanto banali umanoidi in tribuna d’onore, ci ha tolto praticamente tutto. Anche il gusto di viverla e raccontarla, una partita. Perché mentre vedevamo Tijjani Reijnders segnare l’ennesimo goal di una stagione (per lui, almeno) strepitosa, Dybala trovare il pari, l’arbitro Fabbri mostrarci ancora una volta quale sia il nostro peso politico in Serie A, eravamo testimoni di un altro precedente storico. Uno stadio intero che, durante il match, conosce il nome del nuovo allenatore prima di chi, la squadra, in campo, la sta dirigendo. Fonseca finisce la sua esperienza al Milan con un’espulsione che avremmo preso felicemente tutti al posto suo, viene mandato in conferenza stampa a rilasciare dichiarazioni sull’imminente Supercoppa per poi venire esonerato appena raggiunto il backstage in virtù di un progetto “visionario” di sei mesi, intriso di “milanismo”, con un nuovo portoghese mezzo interista, nella speranza che in lista non ce ne sia già un altro, tutto intero.
“Kiss me while the world decays
Kiss me while the music plays”
Ci ritroviamo così, nell’ultimo giorno dell’anno a baciarci mentre tutto si sgretola, augurando all’AC Milan qualcosa di meglio, nell’ennesimo atto di resistenza poetica ai cinici calcoli di chi tiene la nostra passione in ostaggio.
Il problema di questa proprietà (che forse non è il caso di definire sempre “americana”, visto che ci gestisce un italiano, un francese e uno svedese, proprio come negli incipit delle barzellette) è che non vive a Milano e neppure “vive” Milano. Nella sua intervista ad Harvard, Furlani si è “bullato” delle minacce di morte (probabilmente ricevute da un “TexWiller59” su Facebook) dopo la cessione di Tonali. La realtà è che non dovrebbero vivere qui per sentirsi in pericolo o schivare molotov ma per ricevere quotidianamente qualche arancia marcia dalle sciure appena rientrate dal mercato, per comprendere quanto siano semplicemente “indesiderati”. Sono estremamente convinto che anche loro siano avviliti dal dover avere a che fare con noi del Milan. Non avevano proprio idea di ciò in cui si stavano cacciando. Non è roba vostra.
“I know the hour is late
And I know you’ll make me wait
I can sit outside
I set fire to my pride”
Torneremo a parlare di calcio, ad inventare nuove metafore di gloria per i nostri eroi e battute scarse per chi lo è altrettanto ma non è questo il momento. Ora è tardi. Anche per quel dialogo (che abbiamo atteso a lungo e che nessuno si aspetta più) ma noi siamo ancora qui a dare fuoco all’ultima cosa che ci è rimasta, il nostro orgoglio. Possiamo assicurarvi che le fiamme si spegneranno molto dopo che ve ne sarete andati.
Lontano da qui, tutti.