BPM (Beats Per Matches) – Milan-Napoli ovvero: Perfect

(di Max Bondino)

Ogni sistema che abbia raggiunto un’influenza pervasiva determina, in qualche modo, la natura di chiunque vi appartenga. Insomma, in maniera più spiccia: Siamo tutti figli del Milan. Ci avevano insegnato così, ne eravamo parecchio convinti.

Non so ancora individuare il momento esatto, è stato un processo lento, graduale ma qualcosa in questo rapporto di parentela è cambiato profondamente. Siamo diventati noi i genitori, terribilmente frustrati nell’accorgerci che l’AC Milan ci somiglia un po’ troppo. Difetti, insicurezze, aspirazioni mancate, sono tutte lì.

“Sometimes is never quite enough
If you’re flawless, then you’ll win my love
Don’t forget to win first place
Don’t forget to keep that smile on your face”

D’altronde, con tutto quello che facciamo per te, non chiediamo molto. Un bel sorriso, puntare al primo posto ed essere perfetti. Le basi delle proiezioni genitoriali. E non cominciamo con le scuse, dalla gita a Bologna rimandata fino al tuo migliore amico Christian con la febbre che già quella storia di Theo e Tijjani che fanno sega…lascia stare, guarda.

“How long before you screw it up
How many times do I have to tell you to hurry up”

Come ogni pessimo genitore che si rispetti, ci si aspettava molto senza mai crederci davvero. I limiti di questa creatura sono troppi e la gigantesca assemblea di parenti che è oggi, il tifo milanista l’ha sfiduciata da tempo. “Suo figlio è intelligente ma non s’impegna”. O forse, anche se s’impegna non cambia granchè. Cinque minuti, quindi, “to screw it up”. Per mandare tutto all’aria. C’è Mike Maignan, (l’uomo che sognava di fare il centrocampista e che per far contenti i suoi ha messo i guanti da portiere) con la palla nei piedi, fuori dalla nostra area. Lo pressano, non si scompone. Lo fanno invece i compagni che non hanno la sua confidenza. Così, un tentativo di impostazione si trasforma in confusione quando il Napoli la recupera immediatamente sulla nostra trequarti, imbucando per Lukaku che con una spallata manda Pavlovic in piazza Axum e porta in vantaggio il Napoli con il settantaquattresimo goal uguale della sua carriera.

“Be a good boy
Try a little harder
You’ve got to measure up
Make me prouder”

Il Milan, a modo suo, ci prova a renderci orgogliosi, va detto. Occasioni e situazioni. Passano così una ventina di minuti con Chuckwueze a circumnavigare il campo in dribbling con voglia ma con troppa poca convinzione al momento del tiro ed Okafor ad imitarlo in maniera parecchio più statica. Manca qualità, lo sapevamo e così come vediamo Musah liberarsi bene per un bel tiro a giro al minuto 18 poco dopo, eccolo incapace di stoppare, in area (solo davanti a Meret), una palla già ferma dopo un clamoroso errore in uscita del Napoli. Insomma, quelli buoni, son sempre gli stessi e oggi son proprio pochi. Fra loro c’è ovviamente Alvaro Morata che alla mezz’ora regala una giocata degna di San Siro. Sul traversone di Okafor, assist di tacco volante per Musah che viene anticipato.

Il problema è che il collante di tutto questo impegno è la pochezza disarmante di una rosa davvero costruita male. Se la differenza fra titolari e riserve è davvero abissale un po’ in ogni reparto pensare che oggi, Emerson Royal sia titolare nel Milan, mette il magone. Ogni volta che il gioco passa di lì sembra si stia usando la palla medica da 5kg. Fra dieci anni, ne sono certo, mi sveglierò e una volta acceso lo smartphone, il nuovo algoritmo di Google mi consiglierà un video imperdibile: “L’incredibile storia di un saldatore brasiliano riuscito a farsi credere calciatore in Europa”.

Il Napoli si rivede solo a fine primo tempo, quando Kvara riceve sulla sinistra, si accentra e fa la sua giocata, non così diversa da quelle di Leao, Okafor o Chukwueze. La differenza sostanziale è che il georgiano sa come tirare in porta. A volte basta anche solo centrarla. Maignan non proprio impeccabile ed è il raddoppio.

“I’ll live through you
If you’re the best, then maybe so am I”

La sensazione è che anche stasera non sarà l’AC Milan ad illuderci di essere persone migliori. Ne abbiamo la certezza ad inizio ripresa quando Morata segna, di testa ma scopriamo che correndo, il suo ginocchio si muove in avanti a differenza di quello del mio gatto che, di fatto, non sarebbe stato in fuorigioco, facesse il centravanti.

Pensate, Stefano Pioli è in Arabia ed io sono seduto sullo stesso seggiolino da cui ammiravo le gesta di Musah terzino destro durante la sua gestione. Rieccolo lì, quando entrano Leao e Pulisic a mezz’ora dalla fine. Ma non cambia granchè, il Napoli perde tempo (oddio, ha iniziato a farlo subito dopo il vantaggio e lo ringraziamo per la mal riposta stima reverenziale) ed ha una buona occasione al minuto 80 con un gran diagonale da fuori di Anguissa a cui risponde Rafa con una bella giocata poco dopo, gran destro che Meret devia sopra la traversa. Nel recupero, anche Pulisic ci regala uno slalom bellissimo, più febbricitante che ubriacante, concluso con un tiro comprensibilmente poco lucido.

“We’ll love you just the way you are
If you’re perfect”

Diciamoci la verità. Io non lo so fare il genitore. Non lo sono nemmeno. Ho amato squadre infinitamente più improponibili di questa. Forse è per quello che fa male. Il Napoli non è esattamente il Manchester City (ma probabilmente manco l’Aston Villa) e non giocarsi l’ennesimo campionato livellato verso il basso è (sarebbe?) una colpa sempre più difficile da perdonare. Ma il perdono, dicevamo, è roba da genitori. A fare il figlio credo di esser stato abbastanza bravo. Vorrei continuare. AC Milan, torna a insegnarmi qualcosa.

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