BPM (Beats Per Matches): Milan-Lazio 2-0 ovvero No one knows we’re dancing

(di Max Bondino)

Mi innamorai del Milan, come molti, da bambino. Persi la testa per il clubbing pochi anni dopo e i motivi sono abbastanza simili. Sentirsi parte di qualcosa di più grande, un punto di contatto che ti ricordi sempre chi sei, nei momenti in cui la vita ti porta altrove. I colori che amiamo ricevono una devozione che le religioni inseguono, mentre la club culture riesce, da sempre, dove la società fallisce quando si parla di inclusione, accettazione delle diversità. La soundtrack che mi accompagna verso San Siro è “Fuse” il nuovo, stilosissimo album degli Everything but the girl, il primo dopo 23 anni, da quando Tracey Thorn e Ben Watt vennero adottati, senza remore, dal danceflooor, grazie a una magia di Todd Terry.

“Have a drink, talk too loud
Be a fool in the crowd
But forgive yourself
Forgive yourself”

Perché sugli spalti di uno stadio o al chiarore delle strobo, poco cambia. Qualcosa da bere, il tono della voce sempre alto, spontanei, liberi di vivere emozioni un po’ stupide ma vere coi tuoi simili, concedendosi una tregua, perdonando i propri limiti.
Qui dentro, abbiamo tutti qualcosa da farci perdonare dopo il pareggio con la Cremonese, non solo i giocatori.

Fa finalmente un caldo meraviglioso e infernale a Milano. Sembra la prima di campionato ad agosto e forse aiuta ad affrontare il match con la Lazio più leggeri, come solo d’estate si riesce ad essere. Già, leggeri. Lo siamo stati, fino al minuto numero 8, quando dopo un’accelerazione, Leao fa una smorfia e va verso la panchina.

“What is left to lose?
Nothing left to lose
What is left to lose?
Nothing left to lose, no”

Nessuno può dire che partita sarebbe stata con Rafa in campo. Ma è innegabile che i suoi compagni abbiano avuto una reazione emotiva straordinaria. Forse l’abbiamo vinta lì, quando non c’era più niente da perdere. Nell’istante in cui la sfiga ci ha tagliato la strada, siamo scesi a prenderla a sberle. Noi ci abbiamo messo un po’ di più, ad esser onesti. Nei dieci minuti fra l’uscita dal campo di Leao e il vantaggio con Bennacer, San Siro è stato talmente pietrificato e silenzioso che si potevano sentire distintamente gli scoiattoli sgranocchiare noci al Parco Sempione.

“Call yourself a loser and they will too
Don’t go down that road, don’t go down that road
Call yourself a loser and they will too”

Così, mentre sui social si vomitava disagio alla vita, in quell’esercizio di autocommiserazione che sembra ormai esser il nuovo pensiero unico, nel mondo reale Ismael Bennacer alzava il pressing coi suoi compagni, rubava palla a Marcos Antonio dal limite e dopo uno scambio con Giroud, la schiacciava in porta. La notizia non è tanto l’AC Milan in vantaggio quanto il fatto che a ‘sto giro, non ce lo annullano ed una partita molto diversa può cominciare.

“Give me something I can hold on to forever
Give me something I can hold on to whatever”

Cosa c’è di concreto ed incrollabile nella vita della gente rossonera negli ultimi 4 anni? Cosa è capace di trascendere le difficoltà, gli umori e situazioni più o meno avverse? Il momento in cui Theo Hernandez abbassa la testa e comincia a correre. Nessuno riesce più a stare dietro la linea gialla, siamo tutti a bordo. Dall’istante in cui riceve palla nella nostra area da Mike è l’ennesima traversata biblica di cui siamo testimoni. Quando rialza la testa, sono passati 80 metri e c’è un momento piccolissimo ma meraviglioso: si guarda attorno, vede che nessun compagno gli è stato dietro e allora sai che c’è? “La inchiodo sotto la traversa e andiamo a ballare”. Theo lo sa, che quella roba lì, è il nostro pezzo preferito e decide di remixarlo, solo per noi, ancora una volta.

Siamo alla mezz’ora e il temutissimo match contro la Lazio è formalmente chiuso qui. Si arriva all’intervallo in totale controllo, con una menzione dovuta per Saelemaekers subentrato benissimo (e non è più una novità) e Simon Kjaer che scoraggia l’unico loro tentativo con la sola coscienza di sé. Come faceva Costacurta a 41 anni, aspettandoli tutti lì, prevedendo il futuro, facendosi trovare sistematicamente dove avrebbero voluto passare.

La ripresa è un dominio territoriale che ci saremmo aspettati contro la penultima in classifica, non contro la seconda. Il Milan non lascia spazi, si muove come un organismo unico, i ragazzi si aiutano senza sosta scambiandosi posizione, correndo sempre e bene, fino al 95esimo. Avremmo potuto trovare il terzo ma serenamente, non abbiamo mai rischiato di subirne uno.

“It’s 5pm
No one knows we’re dancing
Outside the sun is blinding
No one knows we’re dancing”

Sono proprio le 5 del pomeriggio quando abbandoniamo l’ombra della copertura del nostro stadio ed il sole è accecante attorno a San Siro. Ci ignorano un po’ tutti ma stiamo ballando, non lo sa nessuno ma l’AC Milan è tornato in pista, sul dancefloor. Chi viene a far due salti, mercoledì?

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