(di Max Bondino)
Tensione e rilascio, caos e controllo, pressione e rabbia. Tutte forze potenti che, se accettate e gestite, possono portare a qualcosa di straordinario. Non sempre i risultati migliori nascono dalla calma e dalla serenità; spesso sono la reazione al disagio, alla sfida e al conflitto a generarli. Anche contravvenendo al monito della mia unica divinità religiosa, il maestro Yoda, che sosteneva quanto la rabbia (figlia della paura) conducesse all’ira, l’ira all’odio e l’odio alla sofferenza. Ma sapete com’è, sono regole di un’altra galassia. In questa, dove viviamo noi, siamo quasi sempre incazzati e con quella rabbia sopportiamo riunioni inutili, montiamo mobili dell’IKEA, troviamo parcheggio. Facciamo miracoli e a volte, pure goal decisivi.
“Breathe with me”
Un bel respiro e siamo di nuovo a San Siro. Il clima è quello che ormai conosciamo, contestazione e amore, gente che deve vendere, altra che dovrebbe fare offerte a chi lo canta e turisti che comprano. Tantissimi turisti, davvero. Oltre a una inspiegabile quantità di spagnoli tutti vestiti di rossonero. Come se una AI un po’ sgangherata avesse generato lo scenario.
“Psychosomatic, addict, insane”
Ma non c’è machine learning o rete neurale abbastanza sofisticata per analizzare quel disordine motorio, mentale ed emotivo che qualcuno, ancor più disagiato di lui, ha deciso di mettere, quest’anno, sulla nostra fascia destra. In una delle sue prime apparizioni ricordo di aver scritto: “E’ talmente improponibile da sembrar destinato all’epicità”. Eccola finalmente compiersi al primo minuto. La drammatica parabola milanista di Emerson Royal si conclude (speriamo) con l’ennesimo pallone banale perso goffamente in fase offensiva che innesca il contropiede spagnolo. Nel tentativo di rincorrere l’avversario (agile come noi la mattina presto, lanciati verso le porte della metro prima che si chiudano del tutto), frana a terra. Si rialzerà solo cinque minuti dopo, per lasciare il posto a Calabria, destinato al prossimo ruolo, ben più dignitoso, di riserva di Kyle Walker.
“Come play my game, I’ll test ya”
Esaurito l’espediente comico, inizia il pressure test serio, dopo l’imbarazzante secondo tempo di Torino. L’AC Milan lo supera di slancio, un po’ a sorpresa, mosso da una rabbia che forse, Conceicao, sta iniziando a trasmettere seriamente alla squadra. Assistiamo ad una mezz’ora davvero “feroce” per i nostri standard abituali. Due occasioni attorno al decimo, prima una bella punizione dal limite di Reijnders diretta nell’angolino basso che Gazzaniga salva in corner, poi Rafa con un movimento che raramente gli vediamo fare e che apprezziamo molto. Riceve palla appena dentro l’area, di spalle, controlla e si gira immediatamente per la conclusione, ancora respinta dal portiere.
Poco dopo, gigantesca situazione per Musah che con un ottimo stop al volo si ritrova in piena area ma anziché tirare decide di servire l’amico immaginario con cui palleggiava a Castelfranco Veneto da bambino. Luogo che deve anche avergli allenato l’orecchio alle blasfemie per reggere il colpo davanti a quelle che gli precipitano addosso dagli spalti. Verso la mezz’ora, quando, dal limite, lascia partire un gran destro colpendo il palo interno, si unisce anche lui al nostro cantico malefico. Ma è nel cuore della parabola di Yusuf che si trova l’occasione più clamorosa, al minuto 23.
Sontuosa palla filtrante di Tijjani sulla corsa di Rafa che entra in area, sterza sul fondo e serve Theo all’altezza del dischetto. L’uomo che spaccava le porte prende una incomprensibile parte alta della traversa colpendo davvero nel modo peggiore possibile.
“Inhale, inhale, you’re the victim”
Dopo mezz’ora di grande intensità, pressing ed occasioni i respiri iniziano a mutare in sospiri. Pressione psicologica, tensione emotiva? Più semplicemente, stagione un po’ imbecille? Perché anche in una serata apparentemente da goleada ecco che il Girona si sveglia di botto con due occasioni in due minuti su cui Mike miracoleggia prima nell’area piccola a chiudere su Van De Beek, poi in tuffo, sul sinistro di Tsygankov. Ma anche in un contesto nonsense come quello attuale, qualcosa di logico deve pur accadere. Come ad esempio, il meritato vantaggio dell’AC Milan. Su un tentativo di ripartenza degli spagnoli, Bennacer ci strappa via almeno tre anni dalla carta d’identità, riportandoci a quando, con l’amico Sandro, bullizzava chiunque passasse nel quartiere. La furia e la tecnica con cui strappa via il pallone a centrocampo e lancia Rafa sono di una bellezza straziante. Il resto è tutto il repertorio di Leao. La falcata con cui raggiunge il pallone in area, il surplace, il cambio di direzione, la finta (joypad alla mano) con quadrato + X nell’area piccola per poi incastonarla sotto l’incrocio di sinistro.
Il primo tempo si chiude con cinque di recupero grazie allo show di Emerson in apertura e con un altro intervento di Maignan su Herrera allo scadere.
Le buone notizie, nella ripresa, arrivano da Rafa che resta in partita ad altissimi livelli, pericolosissimo anche nelle conclusioni da fuori, da Bennacer, ritrovato su ritmi che fisicamente sembravano per lui insostenibili solo una settimana fa e dal desaparecido Pavlovic, nettamente il migliore della nostra linea difensiva. Ogni pallone, una battaglia, ogni contrasto, una guerra vinta usando anche armi improprie ma con testa e cuore da vendere, obbligato agli straordinari da un Theo Hernandez, attualmente ai suoi minimi storici in entrambe le fasi. Abbastanza emblematico l’errore al minuto 56 quando, servito da Fofana in area, calcia sull’esterno della rete da una posizione dalla quale era solito segnare bendato. Il Girona segna un goal bellissimo poco dopo con un tiro a giro di Gil, dagli spalti urlo al fuorigioco di mezzo metro per scoprire poi esserlo di mezzo dito. Si sa, in amore, sulle dimensioni, si mente sempre.
“Breathe the pressure”
Le fasi finali sono un esercizio di respirazione un po’ affannato, dettato dalla stanchezza collettiva ma anche da una stagione avida e severa che ci chiede sempre qualcosa in più anche in serate in cui, è innegabile, la generosità della squadra non può esser messa in dubbio. Nel cast dei subentrati, l’ovazione per Pulisic, è un altro sospiro ancora, ma di sollievo.
“Exhale, exhale, exhale”
È il momento di espirare. Nei polmoni, la tensione che ci spinge oltre il nostro limite. Forse è accaduto proprio questo. Perché mentre buttiamo fuori tutto, l’AC Milan è ampiamente nelle prime otto della nuova Champions League, ad un passo dagli ottavi. Un risultato invidiabile che nessuno si sarebbe aspettato anche in estate, molto prima che ci venissero rivelate le pochezze del campionato.
Ma oggi è nella pressione che tratteniamo il fiato ed è nel rilascio che troviamo la forza: il Milan non vince respirando facile, ma lottando per ogni singolo respiro.