“Abbiamo avuto proprietà discutibili, a volte imbarazzanti ma se Yong Hong Li era un personaggio di fantasia, Gerry Cardinale è una caricatura a tratti grottesca, uno di quei personaggi caratterizzati con l’ingenuità di una storia di Topolino, ma è reale come l’imbarazzo che mi creano le persone impresentabili. Credo ne sia consapevole, considerando il numero delle sue apparizioni a Milano, l’ultima durata qualche ora (incluso il tempo in aeroporto) per gettare nella spazzatura il deodorante che sino ad oggi nascondeva il fetore di questa proprietà che non conosce il numero di Coppe dei Campioni in bacheca ma sa perfettamente il prezzo di tutti quelli che pensavamo avrebbero aperto un ciclo con noi”.
Le parole che avete letto sin qui non sono state scritte dopo Milan – Genoa ma sputate fuori nella primavera del 2023 dopo quella favolosa combo che, in una manciata di giorni, ci strappò dal petto Paolo Maldini (in un assordante, organizzato, collettivo silenzio) e Sandro Tonali. Perché è esattamente lì che è partita la rincorsa per gettare questa squadra dalla scogliera nel tentativo di ingraziarsi San Donato e tutti i loro Dei…e no, noi non abbiamo mai smesso di sanguinare.
“A disappointment
Oh, you shouldn’t have done
You couldn’t have done
You wouldn’t have done
The things you did then”
Nella notte in cui si celebrano i 125 anni dell’AC Milan, sono le hostess di Fly Emirates (anzi, le “cabin-crew”, che poi si offendono), in rappresentanza della società, a premiare Van Basten, Baresi e Pippo Inzaghi, nel prepartita. La dirigenza è sugli spalti, a prendersi i fischi, intermittenti come luminarie, ad ogni loro apparizione sui maxischermi. A San Siro, domenica sera, non sono transitate le glorie del Milan ma la storia di questo sport, omaggiata dalle hostess, ladies and gentlemen. Che poi, aggiungendoci un copilota, come organigramma societario, potrebbero probabilmente cavarsela meglio. Il clima è surreale, per venir incontro al nostro munifico sponsor potremmo lanciare il claim: Relax, Sit Back and Enjoy “The Fight”!
Avevo definito “malmostoso”, l’ambiente di San Siro qualche giorno fa ma stasera siamo ai piatti che volano, gli avvocati di mezzo e le richieste di alimenti. Si è cominciato dagli esclusi eccellenti alla festa, fra non invitati e chi declina un po’ schifato, per arrivare alla prima coreografia (a mia memoria) non organizzata dalla curva, ormai talmente dissociata da tutto e tutti che potrebbe dichiarare l’indipendenza come “L’Isola delle Rose” senza destare stupore.
“And we could have been happy
What a piteous thing
A hideous thing was tainted by the rest”
Come un contagio. Una gestione pandemica, in grado di corrompere ogni cosa buona capace di renderci felici. Perché se per i più giovani, vedere di nuovo insieme, in questo stadio, Gullit, Van Basten e Rijkaard fa venir loro in mente i crediti da spendere per usarli sulla Play, per molti di noi significa veder buona parte della vita passarti davanti. Tutto il prima e quanto ancora, dopo. Ma sapete una cosa? A me fa più impressione pensare a cosa eravamo solo due anni fa di quanto possa ovviamente commuovermi esserci stato, qui, quando Ruud “usciva, come cervo, di foresta”.
Da uno scudetto sul petto a questa roba, è un’opera di demolizione che entra nelle chart fra Babilonia e Cartagine.
Già, questa roba qui. Perché c’è stata una partita, anche, non meritevole di esser raccontata davvero. Un match vissuto già innumerevoli volte e fortunatamente non sono né il primo, né l’unico a far notare come se ne siano visti di assai peggiori, anche in questa stagione. Il fatto che il migliore in campo sia stato un ragazzo che abitualmente gioca in Lega Pro aggiunge nuovi livelli di assurdo sul palco dell’omonimo teatrino. Alex Jimenez è un giocatore vero e speriamo di parlarne col trasporto che merita nel futuro più prossimo. E nel caso in cui Theo Hernandez volesse tornare dei nostri, si ricordino che c’è anche una fascia destra, orfana da anni, che ha bisogno di esser adottata. Gli zero tiri in porta del Genoa raccontano cosa sia venuta a fare a Milano la squadra di Vieira. Il nostro zero, invece, è un buco nero che inghiotte tutti gli errori di Abraham (ormai una costante), le imprecisioni di Morata (che pensavamo infortunato e forse, benissimo, non sta), la voglia di Reijnders (apparso spaventosamente stanco nel finale), i tentativi malinconici di Rafa, Chuckweze nel ruolo di nuova badante di Emerson Royal sino all’ingresso osceno di Okafor che ci ha portato a chiudere il match talmente sbilanciati da riuscire a far passare per pericoloso, nell’ultimo quarto d’ora, anche il nulla messo in campo dai genoani.
“But it won’t be any harder
And I hope you’ll find your way again
And it won’t get any higher
But it all boils down to what you did”
Di fronte ad una situazione che è sinceramente difficile, immaginare peggiore, l’unico aspetto positivo è la presa di coscienza collettiva, definitiva, delle reali responsabilità di questa gestione sportiva e umana scellerata. Potranno continuare nei loro silenzi, interrotti solo dalle banalità fra una riunione per il nuovo stadio e l’altra, ma mai come oggi sono stati tutti semplicemente “transitori”.
Un’ultima cosa. La maglia dell’anniversario è stata visivamente una poesia in movimento. Ma anche qui, il merito è di qualcun altro che ci ha pensato, 125 anni fa. Dovremmo solo iniziare a indossarla sempre, ma forse è giusto aspettare di tornare ad essere l’AC Milan.