BPM (Beats Per Matches): Milan-Empoli 3-0, ovvero MUSIC MATTERS

(di Max Bondino)

Le cose che contano. Ognuno ha le proprie, altre sono invece trasversali. Ad esempio, se state leggendo queste parole (o ascoltandole), il rossonero l’abbiamo in comune. Ma ciò che rende giornate apparentemente anonime, davvero speciali è quando questi valori essenziali si allineano, quasi a tua insaputa. Nell’ultimo giorno di novembre, nello spazio di cinque ore, in città ci sono il Milan a San Siro e i Faithless al Fabrique. Un sabato sera, nascosto nella nebbia, trascorso ad urlare, cantare, con le mani al cielo in posti diversi o forse, era lo stesso. C’era musica ovunque, quella che conta.

“You told me to look much further
You told me to walk much more”

Allargare gli orizzonti, iniziare davvero un nuovo viaggio assieme. L’abbiamo chiesto più volte a questa squadra così come in altre occasioni è stata proprio lei a indicarci la via mostrandoci ciò di cui è capace. Anche se, a dirla tutta, non sembra proprio la serata ideale per “vederci chiaro”. Milano è abbracciata da una “scighèra” come non si vedeva da tempo e c’è un aspetto che sfugge a chi sfodera ancora il famoso coro sulla nebbia come fosse un’arma: ai milanesi, piace. Il mondo rallenta, sfuma, aumenta il mistero e con lui la curiosità, si fa largo l’idea di scoprire la bellezza in ciò che non è immediatamente visibile. Nella serata più milanese di tutte, l’AC Milan decide di mostrarcela, a modo suo.

“You told me that music matters
And to chase the dogs back from my door”

Atmosfera, armonia, emozione, talento, ritmo. Si può usare ognuna di queste parole sia parlando di musica che di calcio e questa sera, finalmente possiamo farle tutte nostre lasciando paure e ansie aldilà della “scighèra” scesa a tenerci al sicuro. Il Milan si prende immediatamente il campo e la prima, visibile, occasione è di Morata, terminale di uno scambio fra Rafa e Theo, servito al vertice, colpisce in diagonale, Vazquez la devia, sarebbe angolo ma “l’è uguale”, dai. Non appena iniziamo a vederci ancora meno dell’arbitro, arriva il vantaggio, Emerson serve Rafa in area, il suo tiro viene deviato, la palla schizza verso Alvaro che con una girata violenta, rasoterra, la mette nell’angolino basso, sul primo palo.

“I won’t stop here
I won’t be still until the sun sets”

Non è decisamente il caso di fermarsi qui. Fortunatamente stasera siamo tutti d’accordo. Così, assistiamo ad uno degli schemi più straordinari di sempre, al 25esimo. Palla ferma a centrocampo per una punizione, Morata, al limite dell’area, discute (inspiegabilmente fitto) col portiere empolese di “che si fa a capodanno”, distraendolo con promesse a base di “Disco Samba”, mentre Theo calcia tentando il goal da cinquanta metri. Alto di poco, poteva essere leggenda. A proposito di gente epica, ecco Pulisic, tre minuti dopo a pressare alto come un dannato il povero Viti, dopo averlo travolto, lo sfida, lo dribbla e cerca un diagonale che finisce alto.

“Under the sheets with my radio
Turn down low
So nobody know
It’s the late night show”

Al 43esimo, al pubblico di San Siro, la nebbia ha anche rimboccato le coperte e ci si ritrova come da ragazzi, sotto le lenzuola, a sognare con la radio accesa. Vediamo a malapena la sagoma di Reijnders ma ne sentiamo la musica. Il cross è ancora di Emerson, il pallone resta per un attimo al centro dell’area e Tijjani non ci pensa un secondo di troppo, si coordina meravigliosamente ed è nell’angolino (così dicono, ci fidiamo).
Nella ripresa, Maleh va a pochi centimetri dall’Olimpo degli eroi minori che sponsorizziamo da tempo immemore con una traversa clamorosa, da fuori, al minuto 53, nell’unica occasione del match per i toscani. Poi, riecco farsi largo una melodia.
Credo di aver involontariamente trovato la metafora giusta per raccontare Tijjani Reijnders. C’è una tale commistione di regole ed anarchia, ordine e creatività in ogni suo gesto che è davvero come se la musica avesse deciso di giocare a pallone. Al minuto 69, su una ripartenza di un sempre più presidenziale Fofana, l’olandese riceve palla sulla sinistra, subito dopo aver varcato la linea di centrocampo. A quel punto, con la testa alta di tre quarti, un po’ trasognato, come un compositore in costante cerca di una musa, inizia a trovare strade che non c’erano un attimo prima e palla al piede inventa nuovi generi. È un movimento unico, quello che per 50 metri lo porta dalla nostra metà campo al limite dell’area dove segnare il 3-0 non è neppure la cosa più bella dell’azione, l’innamoramento è tutto ciò che lo precede.
Gli ultimi dieci minuti sono di quel bootleg raro che risponde al nome di Francesco Camarda (il suo costante coinvolgimento in prima squadra è forse una delle note migliori della stagione), un attimo dopo l’ingresso tenta il suo colpo, la rovesciata epocale in piena area, purtroppo sporcata dalla difesa empolese. Delirio rimandato ma sappiamo lo rifarai e conserveremo una foto più nitida di quella che avrebbero scattato stasera.

“I won’t stop here
I won’t be still until the sun sets
On us all
You told me that music matters”

Nonostante i contorni sfumati, vorrei continuasse ancora un po’ ma ho un concerto che mi aspetta. Grazie AC Milan, questa stasera sei stato un sorprendente “opening act”, se il sound restasse questo, tornare al tuo ruolo di “headliner” potrebbe essere molto più semplice.

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