BPM (Beats Per Matches): Lecce – Milan 2-3 ovvero GHOSTS ‘N STUFF

(di Max Bondino)

L’insegna lampeggia nel buio, un respiro irregolare di luce e assenza. Ogni volta che si spegne, il silenzio si fa più denso, come se qualcosa di invisibile si muovesse appena oltre il campo visivo. È un guasto o un segnale? Non si sa, ma il battito intermittente distorce i contorni, proietta ombre più grandi di ciò che le genera. È sempre stato così. Le paure non svaniscono mai davvero, restano in agguato, cambiano forma, aspettano il momento giusto per tornare a farci visita.
Eccole. Immobili, sospese tra il nulla e il bagliore, danzano come nel riflesso di un’insegna malfunzionante, in una strada deserta. Lo sfarfallio spaventa e affascina, le lettere (oggi un po’ storte e scomposte) lasciano ancora leggere: AC MILAN. Nessuno parla. Poi la luce torna fissa, e la freccia indica la via. La via del mare.

“It’s been so long I’ve been out of my body with you”
“I feel alone, feel at home, feel like nothing is true”

All’interno di una stagione così thriller da far invidia ai maestri del genere, lo smarrimento esistenziale del tifoso rossonero è l’unica linea guida. Immersi in una realtà dove nulla sembra più vero, ma tutto è incredibilmente presente. Lecce – Milan non poteva fare eccezione con tutti gli escamotage narrativi prontamente in scena. Alcuni un po’ ridondanti come il goal di Gimenez dopo una manciata di secondi che evoca romanzi europei horror che abbiamo ancora lì, interrotti, sul comodino. La variante qui, è che il VAR cancella uno di quei lampi di bellezza di cui questa squadra è capace: il gioco di prestigio di Pulisic a centrocampo, il lancio per il bell’inserimento di Theo, la palla perfetta in mezzo e la stoccata di Santiago. Giocate bellissime che si trasformano immediatamente in un’azione fantasma.

Il varco è ormai aperto e i fantasmi (quelli veri) si affacciano, pronti a prenderci cinque minuti dopo. Sugli sviluppi di un corner a favore, Alex Jimenez, in controtempo, apre una voragine per il contropiede del Lecce. Sessanta metri di campo che portano Krstovic a battere Sportiello con un gran tiro a giro. I salentini non provavano l’ebrezza del goal da un mese e mezzo. Come davanti alla trasposizione cinematografica di un libro che abbiam letto…” conosciamo questo film”. Così, non ci scomponiamo davanti al bel goal di Gabbia, perché sappiamo esattamente dove va a finire: Nel buio della sala VAR dove creature insaziabili divorano i sogni.

“When you’re burning down when you’re burning down
It’s the way that you fake it I know it’s too late”

C’è un solo segnale positivo al centro del cuore sanguinante di questa crisi profonda, oggi l’AC Milan sembra fingere che sia tutto ok e continua a giocare lasciando, sì, spazi terrificanti al contropiede ma creando anche diverse occasioni con Gimenez a volte sfortunato, altre impreciso. A questo proposito, ci tengo a sottolineare come il nuovo, diffusissimo trend intellettuale di scaricare Santiago (dopo un mese) sia uno degli abissi più cupi e disturbanti mai raggiunti dalla nostra malandata tifoseria. So che mi costerà qualche antipatia ma non preoccupatevi per me, essendo io stesso un’aberrazione che si nutre volentieri di rancore e ignoranza, non morirò di stenti, al contrario, in qualche angolo oscuro, crescerò, pronto a tornare per chiedere il conto, saziare i miei appetiti (su uno scaffale della mia soffitta conservo come trofei ciò che resta di chi ridicolizzava Brahim Diaz).

La ripresa nasce altrettanto maledetta fra uno svarione di Walker su cui Gabbia è costretto a immolarsi e un palo clamoroso di Gimenez al minuto 53 quando il messicano, da terra, in piena area, difende palla respingendo, da solo, gli attacchi di tre avversari, si rialza e calcia di sinistro. Assistiamo all’ennesima sfiga con la nostra faccia da “calavera” mentre “los dias de los muertos” sembrano arrivare in anticipo. Poco dopo, l’ennesima ripartenza manovrata del Lecce porta ancora Krstovic a calciare un rasoterra dal limite sul palo lontano. 2-0 con Sportiello pietrificato quanto noi.
Manca mezz’ora alla fine e Joao Felix ed Abraham subentrano aggiungendosi a Leao anche oggi chiamato a spiegare coi fatti il “dilemma dell’apparizione” (mi si nota di più se vengo o non vengo?) Con Rafa, succedono cose, avete notato? Minuto 68. La palla rasoterra che serve dalla sinistra, di prima, in mezzo per Joao Felix è perfetta, la conclusione dell’amico portoghese decisamente no ma sgangherata quanto basta per trovare una deviazione imparabile. Autogoal che ci teniamo stretto.
Ma mai quanto Christian Pulisic.

“You take me to a place where my senses gave way
Turn it round shut it down what the people say”

Mentre la curva canta contro gli americani, è uno yankee l’unico in grado di liberarsi dalla razionalità, lontano dalle convenzioni e dalle pressioni sociali. L’emozione che prevale sulla logica e sulla percezione del mondo esterno che ci vuole male. Due minuti dopo, Christian imposta, scarica su Reijnders e si butta dentro, la palla di ritorno di Abraham è per lui che vola in area mentre Baschirotto lo abbatte. Dal dischetto, mentre la paura ci dilania, lui torna infallibile.

“Take my hand and let it come, let it come, let it”
I just wanna play it right
We’re gonna get there tonight”

Tenersi per mano è un gesto antico, un’ancora di salvezza quando gli incubi ci travolgono. Rafa Leao ci accompagna al sicuro al minuto 80, scodellando in area l’ennesimo assist perfetto della sua carriera milanista. Alla fine dell’arcobaleno c’è sempre il nostro yankee preferito, un metro e settantotto di oro puro. Al volo, di piatto, ci ricorda come sono fatti tre punti. Christian Pulisic meriterebbe più di chiunque altro di giocare in un Milan più sensato e senziente di questo.
Nel cuore di questa notte da thriller, ci sembra di aver ritrovato un filo di vita, una piccola scintilla di coraggio. La partita finisce ma sulla strada di casa, il tremolio di quell’insegna nell’oscurità è ancora lì e ci ricorda che il vero orrore, quello che ci accompagna, è sapere che la battaglia contro i nostri fantasmi è appena cominciata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.