(di Max Bondino)
La mattina di Domenica 5 Febbraio, a Barceloneta è estate. Le taperie sono piene, le ragazze molto poco vestite e non c’è traccia di derby qui, dove mi sono rifugiato un paio di giorni a trovare amici ormai autoctoni e climaticamente più fortunati. Ma l’idea di rientrare a Milano, in tempo per la partita, mi piaceva, nella sua sfumatura più romantica: d’altronde, è così bello tornare da chi ci aspetta. Avrei trovato le gatte a farlo ma il Milan ancora no.
La disperazione non è il miglior stato emotivo nel quale prendere decisioni importanti. Pioli non sembra pensarla così, però. La formazione, letta sul cellulare appena disattivato il flight mode, faceva venir voglia di scendere dalla scaletta per risalire sul primo aereo in fase di rullaggio. A Milano è subito sushi da asporto e “las chicas” hanno ancora il piumino ma l’aria da derby (anche se ancora troppo fresca per i miei gusti), si fa sentire.
“Once there was this kid who
Got into an accident and couldn’t come to school
But when he finally came back
His hair had turned from black into bright white”
Ecco, i Crash Test Dummies con la maglia rossonera, oggi, stanno facendo venire i capelli bianchi anche ai bambini senza ricorrere ad incidenti stradali scioccanti o improbabili metafore folk-rock. Ancora una volta, non essendo esistita una partita, passiamo subito alle situazioni esistenziali. Personalmente non ho trovato conforto nell’aver perso di misura, anche perché non è successo, non c’è nulla di “onorevole” in quel che abbiamo visto. L’1-0 non ha portato punti, né regalerà uno sfottò in meno a qualche fratello rossonero e se il piano per il recupero dell’autostima passava attraverso la scientifica pianificazione di una sconfitta contro i rivali di una vita, allora siamo a un passo dagli schemi spiegati con le macchie di Rorschach.
“Once there was this girl who
Wouldn’t go and change with the girls in the change room
But when they finally made her
They saw birthmarks all over her body”
Così come la ragazzina raccontata dai “Dummies”, il Milan si è vergognato di sé stesso, come se le sconfitte di questo mese fossero macchie indelebili sulla propria pelle, al punto da consegnarsi completamente, sperando che la totale inerzia, l’apatia, levasse ai nostri avversari la soddisfazione di ferirci oltremodo e ci lasciassero stare dopo qualche spintone, come capita coi bulli a scuola. Probabilmente, se quell’unica palla buona capitata a Giroud fosse finita dentro, si direbbe che il piano ha funzionato e che da “questo pareggio si può ripartire” ma è una bugia e lo sappiamo tutti. Le squadre si uniscono e sfaldano (per poi anche tornare compatte, a volte) sempre allo stesso modo, da quando esiste il calcio e attualmente, l’AC Milan è allo sbando, nei singoli, come gruppo, nella guida tecnica. Sappiamo bene che, per questioni economiche, la proprietà, a meno di non collezionare dieci sconfitte in due mesi (che oddio, non sono così irraggiungibili, ahimè), non cambierà mai allenatore né tantomeno farà mercato per motivare o mettere alla porta i dissidenti.
Quindi, ci si può solo augurare che i Crash Test siano finiti e che si torni ad esser più uomini che pupazzi. Un ruolo fondamentale dovrà averlo Paolo Maldini che speriamo sappia richiamare alle proprie responsabilità tutti quelli che non solo hanno smesso di onorare una maglia ma anche la propria carriera, perché pure la Cremonese, che guida la classifica del sottosopra con 8 punti, va a Roma, gioca a pallone e si guadagna, con merito, una semifinale di Coppa Italia. Non vedo per quale motivo i Campioni d’Italia in carica debbano auto dichiararsi inadeguati al gioco del calcio.
Non lo capisco, davvero. Come peraltro non ho mai compreso il vero senso di quella canzone dei Crash Test Dummies, fatta eccezione per il titolo strambo. “Mmm Mmm Mmm Mmm” racconta molto bene tutto quello che è stato meglio non scrivere, qui.