BPM (Beats Per Matches): Genoa-Milan ovvero: MOON IN WATER

(di Max Bondino)

Come una luna sull’acqua. Immobili, in un riflesso che non cerca movimento ma lo attende. Nella straniante calma di questi giorni di fine stagione, come se tutto fosse già stato detto eppure qualcosa ancora mancasse. Per qualcuno è apatia, un riposo emotivo indesiderato, forse è quel tempo in bilico in cui si trattiene il fiato, in attesa dell’unico gesto che potrà restituire un po’ di significato a questo tempo sospeso. La corrente non spinge, il vento non disturba. Ma sotto la superficie, qualcosa si prepara. E non serve affrettarlo: Abbiamo imparato che saprà riflettersi da solo, restituendoci l’immagine definitiva di tutto ciò che siamo o avremmo potuto essere.

“The water is the subject, and the moon the object…”

E se non esiste riflesso senza oggetto, neppure senza superficie.
L’AC Milan prova a specchiarsi nelle pozzanghere di Marassi, smarrito in quello “stallo perfetto” che l’ha trasformato in un segnalibro dimenticato a metà romanzo: senza più tensione, ma ancora lontano dalla fine.
L’obiettivo ora è semplice: restare sani mantenendo alto il morale in vista del 14 maggio.

Una manciata di minuti, ed ecco Norton-Cuffy (con quel nome che sembra uscito da un generatore casuale nella schermata iniziale di un gioco di ruolo) seminare il panico sulla fascia, entrare in area e cercare il secondo palo. Maignan, da tempo immemore l’“healer” di questa squadra, compie la sua prima magia. Già, la prima. Perché se passano venti minuti senza un tiro in porta, al 22’ rischiamo di farlo in quella sbagliata. Pulisic, nel tentativo di anticipare l’avversario su un corner, la spinge verso l’angolino basso, nell’area piccola. Il tempo di reazione di Mike si può spiegare solo con la logica di un RPG a turni: quando tutto rallenta in attesa della tua mossa.
Per un secondo, il mondo si cristallizza. Tutto, tranne lui, che la sradica aldiquà della linea per poi respingere di piede il tentativo in ribattuta di Pinamonti.

“The moon does not wait to cast its reflection…”

La realtà si manifesta senza esitazione. E la nostra, nei primi tempi, ha la coerenza di un quadro d’arte astratta, una collezione con cui potremmo riempire tutto il primo piano del MUDEC. Alla mezz’ora quando Fofana è costretto ad uscire dopo una botta, entra Rafa. Non a caso, arrivano anche i primi sussulti. Il primo è una conclusione di Theo, potente ma troppo centrale. Il secondo arriva quasi allo scadere del tempo: Leao riceve al limite, di prima, tocca dentro per Pulisic, che controlla alla perfezione e si presenta davanti a Leali – bravissimo a chiudergli lo specchio proprio all’ultimo istante.

La ripresa conferma ciò che ormai sappiamo: tutte le squadre di Serie A sembrano correre tre volte più di noi. Il Genoa non fa eccezione. Dopo un quarto d’ora al limite della denuncia per aggressione, i rossoblù mettono in campo Vitinha. E nel momento esatto in cui in cronaca parte la favoletta del “non segna da un anno”, già sappiamo come finirà. Azione corale, tutta di prima, oggettivamente splendida: cross di Martin, piatto al volo di Vitinha. Il suo primo goal, al primo pallone toccato. A chi, se no.

“As the water manifests the brightness of the moon, the moon manifests the clarity of the water”

Lucidità, purezza, splendore: parole che abbiamo usato di rado quest’anno, eppure ogni tanto qualcosa ancora luccica. Al 70’, entrano Gimenez e Joao Felix, ed è proprio loro la firma sull’azione del pari, cinque minuti più tardi. Il lancio del portoghese è una carezza lunga e precisa, Santiago la rimette in mezzo con forza, rasoterra e tesa. Rafa controlla, calcia, e una deviazione beffarda ci regala l’1-1. Ma il tiro è nello specchio: il goal è suo. Passano appena sessanta secondi. Rafa riparte ancora, lanciato da Tijjani: divora la fascia e scarica un rasoterra splendido in area. Joao Felix sta per colpire, ma Frendrup lo anticipa. Male. È il più pregevole degli autogol.

Nella fase finale, all’84’ menzione d’onore per una giocata di Joao Felix che parte benissimo e finisce nell’imbarazzo, giusto per farci dimenticare anche oggi ciò che di buono aveva fatto. In pieno recupero, bella iniziativa di Rafa che, partendo da centrocampo si trascina dietro mezzo Genoa prima di un diagonale che Leali devia in tuffo.

“Past is already past. The future’s not yet here. Things are constantly changing”

Il passato è già passato, il futuro non è ancora qui.
Restiamo dentro il varco sottile che li separa.
E se oggi il riflesso non racconta nulla di nuovo, sappiamo che basta un solo gesto per increspare la superficie, riscrivendo l’immagine.
Così restiamo lì, sull’acqua ferma, a scrutare l’arrivo della luna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.