BPM (Beats Per Matches) – Fiorentina-Milan ovvero What goes around comes around

(di Max Bondino)

Ma la gente, esprime davvero desideri quando soffia sulle candeline? Intendo in quel momento sospeso fra l’attesa di chi vuole farti sputare su una torta che poi mangeranno tutti assieme e l’attimo in cui verrai immortalato per sempre con le guance gonfie, gli occhi storti e la postura di un giocatore di flipper propenso al doggystyle. C’è veramente il tempo per pescare qualcosa di decente dal tuo catalogo di sogni e speranze in quegli attimi? L’AC Milan si è ritrovato a poter spegnere la quinta candelina, dopo un poker di vittorie, sospeso fra la miglior prestazione dell’anno a San Siro e il ritorno di Champions, ma la sensazione che il desiderio giusto sia rimasto inespresso e la foto, venuta maluccio, è parecchio forte.

“We gon’ party like it’s your birthday
We gon’ sip Bacardi like it’s your birthday
And you know we don’t give a fuck it’s not your birthday”

Per dirla con 50 Cent, poteva essere una gran bella festa, un ricco pre-party in vista del big event di Londra. E chi se ne frega se non è il compleanno di nessuno. Ecco, sembra che il concetto di celebrazione sia venuto un po’ meno e sia emerso scintillante e psichedelico quel “we don’t give a fuck”. Senza fare drammi, è un po’ grave però fottersene, più o meno inconsciamente, di una partita del genere, specie dopo aver riconquistato, con una fatica immane, un ottimo secondo posto in una stagione in cui il primo inizia dopo lo strato d’ozono.

“What goes around comes around”

Quel delinquente di Curtis James ed altri innumerevoli rapper prima e dopo di lui ci ricordano che tutto torna, ciò che facciamo agli altri potrebbe ripercuotersi sulle nostre vite in futuro. Così, dopo aver maltrattato l’Atalanta attraverso un pressing furioso ed assassino, a Firenze eccolo lì il karma. Vorrei che il Milan fosse uscito quantomeno indenne per poter avvalorare meglio una mia convinzione che, esposta dopo una sconfitta, può venire archiviata come figlia della frustrazione. Il gioco del calcio è cambiato molto, si è evoluto e continuerà inevitabilmente a farlo ma pare che attualmente l’unico modo di approcciare bene una partita sia attraverso la pressione costante, altissima ed ignorante ad libitum. Dalla disastrata Serie A alla scintillante Premier. Credo davvero sia un po’ la morte di questo sport o quantomeno di ciò che lo rende bello da un secolo abbondante: le belle giocate. Si distrugge il gioco altrui per approfittare velocemente dell’errore. È leggermente più bello da vedere a livelli altissimi, dove i fuoriclasse abbondano e trovano spazi creativi nelle voragini che vengono lasciate ma nel mondo reale, questo modo di “giocare” rende le partite inguardabili. Una fanghiglia in cui aggressori ed aggrediti ciabattano palloni con la bava alla bocca. Roberto Baggio, nel calcio attuale, sceglierebbe di dedicarsi alla vita agreste già a vent’anni.

La Viola applica benissimo la teoria e non ci lascia respiro nei primi venti minuti, colleziona una serie infinita di calci d’angolo che gestiamo finalmente un po’ meglio ma siamo costantemente in affanno. Come Thiaw che al decimo chiude meravigliosamente su Bonaventura ma poi è costretto a spender un giallo per una palla persa, in apnea, al limite dell’area. Proprio Jack ci prova su punizione ma Mike fa il suo mestiere in questa e altre molteplici occasioni. Come al 25esimo, quando riesce a smorzare in spaccata un tiro ravvicinato di Bonaventura quanto basta per permettere a Tomori di salvarci la vita sulla linea. Ecco, non me ne vogliano “le bimbe di Tata” che scrivono post “strappalike” per boomer sui social, ma un mese fa, si stava serenamente sotto di due goal dopo un quarto d’ora, in una partita del genere. E invece chiudiamo il primo tempo sullo zero a zero con una sola occasione a nostro favore alla mezz’ora: Un bel tiro al volo di Giroud (su gran lancio di Bennacer) che, come dicono quelli che capiscono di calcio, forse “la prende troppo bene”, colpendo centrale.

“Sunny days wouldn’t be special, if it wasn’t for rain. Joy wouldn’t feel so good if it wasn’t for pain”

E che oggi sia destinato a piovere nonostante il clima più mite ce lo fa capire subito Tomori in apertura di ripresa quando, ormai superato da Ikone in area, lo abbatte ingenuamente, senza dare la chance a Thiaw ben piazzato di fronte a lui, di metterci una pezza. La Fiorentina va meritatamente in vantaggio.

“If I fell off tomorrow, would you still love me?
If I wrote you a love letter, would you write back?”

Pescando due delle “21 Questions” di 50 Cent iniziamo a farci delle domande e dare qualche risposta. Certo che ti amo lo stesso, AC Milan, anche quando ti infogni in prestazioni nonsense come questa e lo sai che al prossimo ammiccamento sarò lì a scriverti l’ennesima lettera d’amore (pensa che da un po’ di tempo le faccio pure leggere a un sacco di persone, senza nessuna vergogna) ma potresti spiegarmi perché inizi sempre a giocare dopo aver preso delle sberle? Ci prova Giroud di testa al 50esimo, grande risposta di Terraciano e ancora Theo, lanciato dopo un bell’inserimento, calciando ancora sul portiere viola. La partita torna equilibrata ma gli ingressi di Origi e Bakayoko (con Zlatan ad addolcire il turnover) non la migliorano affatto. Quando speriamo ancora in un episodio a favore, la Fiorentina raddoppia con l’azione migliore del match che si chiude con un cross di Dodo per la testa di Jovic. Il Goal videoludico di Theo all’urlo di “Shoryuken!” con una palla di fuoco incastrata sotto l’incrocio nel recupero, acuisce il rimpianto per una sconfitta, tutto sommato giusta per come è nata ma sicuramente evitabile.

“I’ve got to make it to heaven, for going through hell”

E ora Champions League. Siamo gente nata all’inferno ma avvezza al paradiso. Prepariamoci a bussare forte, portate tutte le chiavi che avete e un paio di piedi di porco per le emergenze. Vediamo se ci fanno entrare.

 

 

 

 

 

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