BPM (Beats Per Matches) – Fiorentina-Milan ovvero: WASTE

(di Max Bondino)

Ci sono le matrici di Raven, utili per misurare le capacità di ragionamento astratto, la scala di Stanford-Binet ad aiutarci nel capire meglio chi ha difficoltà d’apprendimento ed il test di Cattel, il mio preferito, grazie al quale si scopre l’intelligenza “fluida”, quella capace di sfuggire al livello di istruzione, alle condizioni sociali, all’educazione, per fare emergere il pensiero critico, la creatività. Ma possiamo anche esser meno raffinati con qualche banale problema di logica. Serie di numeri e pattern, domande di ragionamento verbale. Il prossimo capo scouting dell’AC Milan dovrebbe girare l’Europa, in futuro, con in tasca un semplice test IQ, perché la sensazione dilagante è che questa squadra sia clamorosamente più stupida che scarsa.

“I’m lookin’ at my watch
At all the time that’s been stolen
When I was carryin’ you
Seems I’ve tripped and I’ve fallen”

Il tempo sprecato, quello rubato. Tutta la fatica fatta per sistemare una classifica, arrivare a Firenze e inciampare ancora. I primi venti minuti di Fiorentina – Milan sembrano quelli di una partita normale, con una buona occasione per Morata, di testa, attorno al quarto d’ora ma il seme della follia stava già germogliando in area di rigore. Al minuto 20, Theo, nel tentativo di spazzare, colpisce anche quella che, in tempi più umili di questi, si poteva chiamare una gamba tesa di Dodò. È VAR, è Pairetto. È rigore. Lo calcia Kean, rasoterra, Maignan la blocca. Non eravamo pronti. Mike ci ha salvati così tante volte ma dal dischetto, lo aspettavamo da tempo. Ditelo, c’è qualcosa sotto, vero?

Verissimo. Alla mezz’ora, prima una grande iniziativa di Leao che punta centralmente, salta un uomo in velocità e calcia con De Gea ad alzare sulla traversa, poi l’ennesima giocata magistrale di Pulisic trova Morata a un passo dalla linea (anticipato miracolosamente da Dodò). Al minuto 35, l’ineluttabile. Rimessa laterale poco distante dalla bandierina, difesa schierata. Gosens la appoggia ad Adlì che si gira, punta il vertice dell’area e scarica un fulmine sul secondo palo, nell’angolo basso. Vecchio cuore non esulta a differenza di quei tifosi bipolari ormai convinti che dalle disgrazie della propria squadra possa nascere qualcosa di buono.

“Don’t want no one to ache
Oh, to be drunk and forgetful”

A volte vorremmo solo dimenticare. Il problema è che si dimentica tutto, anche la bellezza. Allo scadere del primo tempo, l’AC Milan partorisce un’azione che, se fosse finita diversamente, avremmo voluto rivedere centinaia di volte. La imposta Pulisic, cercando Morata in profondità che l’appoggia di tacco verso Abraham, altro tacco di prima verso Christian che nel frattempo è scattato trenta metri più avanti, subisce fallo ma anche cadendo, gli riesce un tocco delizioso per Reijnders che viene abbattuto in area. Quanta roba sprecata. Scopriremo nel post che il rigorista designato è proprio Pulisic ma il primo a bullizzarlo è Theo, non sappiamo se in virtù della fascia da capitano o per celebrare il proprio compleanno garantendosi una buona foto per Instagram ma lo calcia e lo sbaglia.

“Some may say
I love to play
When the chance is there to take”

Irresponsabilità e leggerezze vanno d’accordo con una certa ignoranza di fondo che, fin qui, sta minando il nostro inizio di stagione. Altra occasione, stesso teatrino. Al minuto 54 uno scontro aereo fra Gabbia e Kean ci riporta sul dischetto. Questa volta è Abraham a negare il pallone a Pulisic, calcia angolato ma a testa bassa, senza mai guardare De Gea che intuisce anche questo. Sapete qual è la cosa più assurda di questa situazione? Averla già vissuta, recentemente, con dinamiche anche molto simili. Ma torniamo allo spreco. Perché in una delle partite che il popolo milanista vorrà dimenticare il più in fretta possibile, emerge uno dei goal più belli degli ultimi anni, al sessantesimo.
Traversone di Theo che sorvola tutta l’area, come calamitato dal destro di Pulisic che al volo, con un tocco fuori dalle leggi della fisica, l’appoggia delicatamente sul palo lontano. Anche questa meraviglia, gettata via come un preservativo usato. È stato bello, finché è durato.
Leao, al minuto 67, spacca in due la difesa viola e sullo slancio serve sempre Christian in corsa che, al momento del tiro viene anticipato da un miracolo di Ranieri. Proprio quando ci sembrava di avere l’inerzia dalla nostra è bastato un rinvio. Al 72esimo, De Gea calcia lungo, la palla rimbalza verso la nostra area scavalcando Tomori (fuori tempo come in un campetto del dopo lavoro ferroviario), Kean tocca per Gudmundsson che colpisce senza pietà. Fonseca reagisce levando il migliore (Pulisic, offrendo al popolo l’ennesima salutare polemica), entra Chuckwueze che andrà vicinissimo al pari poco dopo il suo ingresso con un sinistro a giro su cui De Gea compie l’ennesimo grande intervento.

“Let a good thing go to waste
A good thing go to waste”

I cinque minuti di recupero sono pieni di quell’imbarazzo che solo la Serie A sa offrire ma c’è di meglio. Perché Theo decide di gettarci tutti nell’umido dopo il fischio finale, scagliandosi contro Pairetto, prendendo un rosso che, calendario alla mano, c’è chi non vede l’ora di trasformare in un paio di giornate di squalifica. Fatta eccezione per Emerson Royal, il cui acquisto appare giustificabile solo nell’eventuale presenza di un videotape compromettente di Furlani nelle mani del DS del Tottenham, lo ripeto, questa squadra sembra davvero molto più stupida che scarsa.

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