(di Max Bondino)
A un certo punto, precipita il cielo. Si schianta così forte su San Siro da non lasciare spazio a nessun altro suono. Una dopo l’altra, troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera ed esosfera sembrano crollare sulla copertura di San Siro che, a dispetto di chi non gli vuole più bene, ci protegge alla grande. È un rumore così ingombrante da sembrare quasi silenzio. Noi, diecimila presenti un’ora abbondante prima del match, siamo in “mute”, soli in mezzo alla gente. Svaniscono le voci ma non i brutti pensieri.
“When you feel like nothing really matters
When you feel alone
When you feel like all your life is shattered
And you can’t go home”
La sensazione di dovercene tornare a casa l’abbiamo avuta un po’ tutti, così come è sembrato che nulla contasse più davvero dopo quel maledetto derby capace di distorcere la realtà al punto da far sembrare in crisi nera, una squadra che trascorrerà il sabato sera in testa al campionato. Nel frattempo, il campo è passato dal bianco grandine a riflettere le nuvole. C’è un lago con tre anelli di spalti attorno.
“I’ll come skipping like a stone
I’ll come skipping like a stone”
In questo scenario apocalittico, Capitan Rafa Leao esce per il sopralluogo con l’apparente leggerezza di una pietra lanciata su uno specchio d’acqua. Si gioca, con mezz’ora di ritardo ma si gioca. Dov’eravamo rimasti? Al tacco fuori luogo contro il Newcastle, vero? Ecco, per farci capire che le nostre critiche hanno il medesimo peso dei moscerini sul parabrezza della sua esistenza, la sua prima giocata, al 5nto, è un colpo di tacco a centrocampo.
“I don’t want to let you go
I don’t want to lose your love”
Dobbiamo semplicemente arrenderci, forse. Lui è questo, ci farà sclerare e sognare senza soluzione di continuità per tutto il tempo che ci resta assieme. Ma d’altronde, non sono proprio queste le condizioni su cui si basa un amore? E infatti…tre minuti dopo, il pressing a centrocampo di Pulisic manda in confusione il Verona in uscita, Giroud intercetta e con un tocco raffinato, di taglio, scaglia Rafa a rimbalzare sul lago di San Siro. Prima di raggiungere la sponda, di sinistro l’appoggia in rete.
“I wanna go
where no one goes”
L’AC Milan è in vantaggio e ci piacerebbe fosse il primo ruggito degli undici leoni che a gran voce, spesso, invochiamo dagli spalti ma chissà, complice anche l’abbigliamento, c’è più un clima sbarazzino da “undici Margot Robbie” (che, oddio, non è un’immagine così malvagia ma non qui, non ora). Dopo una manciata di minuti passati a ridosso della loro area, l’altro episodio degno di nota del primo tempo è una parata d’istinto, bellissima, di Sportiello su colpo di testa ravvicinato di Folorunsho. La vita è più facile quando il tuo secondo portiere è del mestiere, disse il poeta.
Nella ripresa il Verona si gioca la carta delle nemesi con Bonazzoli prima e Saponara poi senza creare nuovi, reali pericoli nonostante il nostro approccio sia davvero un po’ troppo rinunciatario, ben oltre i limiti di formazione e modulo. Ne emerge un gigante di nome Simon Kjaer che, finalmente messo nelle condizioni di non doversela giocare sulla corsa, le prende tutte, vincendo ogni singolo duello. Cosa che non accade un po’ più avanti a Pulisic (per la prima volta in versione Brahim Diaz) con tante scelte sbagliate e troppe giocate fumose ma nonostante questo, è sua la miglior occasione del secondo tempo intorno al 70esimo. Entra in velocità in area vincendo il duello con Dawidowicz, finta il dribbling, si gira benissimo e libera un bel sinistro (un po’ troppo centrale) che Montipò respinge.
Oltre a Bartesaghi (well done, kid!), entrano Okafor e Jovic, benissimo il primo con un paio di sgasate e dribbling che spiegano quanto sia il vice-Leao e non il vice-Giroud e discretamente il secondo, bravo nel difender palla fino alla fine, prendersi qualche fallo ma soprattutto nel lanciare Musah a rete a 5 minuti dalla fine, con Montipò a negargli il goal che avrebbe meritato per essersi sbattuto alla morte più di chiunque altro.
“I see the sun now
I see the sun now”
Al fischio finale, lo scenario è molto diverso. L’orizzonte è cambiato con la velocità dei visual a un live dei Chemical Brothers. Cinque partite, quattro vittorie e il sole che torna su Milano. Alzando gli occhi, il cielo sembra ancora al suo posto. Rimbalziamo allegri, fra le pozzanghere.
“I’ll come skipping like a stone”
…