(di Max Bondino)
Secondo le scritture di George RR Martin, è esistita un’era che si colloca almeno 212 anni prima degli eventi che portarono alla guerra civile della casata dei Targaryen, durante la quale nelle radio si suonavano gruppi come Incognito, Brand New Heavies e Jamiroquai. Ma sul serio, eh? Cioè, tu entravi in macchina al mattino e sentivi uno che prendeva l’intro su Virtual Insanity, in fila al supermercato, rimbombava nel centro commerciale “Don’t you worry ‘bout a thing” o passava un tizio, in strada, sulla sua carrozza, con “Still a friend of mine” a palla. Era un mondo migliore? No, d’altronde viviamo in una società che sulle confezioni per la sabbietta dei gatti scrive: “fa la palla” perché la parola “agglomerante” accanto, in bella vista, è un filo criptica. Le mie aspettative nei confronti del genere umano sono sempre state bassine ma se non altro la somministrazione di acid jazz attraverso canali popolari rendeva il tutto molto più sopportabile ed educava anche i più ignari a rallentare il processo che li avrebbe condotti, un giorno, ad ascoltare (e divulgare) musica di merda. Quei gruppi avevano dentro tanto stile, solarità e carica positiva da abbellire un’epoca anch’essa piena di difetti e di gente che si vestiva malissimo ma quantomeno con più propensione al buongusto, d’altronde non conta mai davvero dove ti trovi ma con chi sei e ciò che stai provando come racconta la voce di Jocelyn Brown in “Always There”.
“Such a good feeling
That’s where I want to be (Yeah)
Locked in your prison
Of total ecstacy (All right, all right)”
Ci ritroviamo a Zagabria in una prigione a cielo aperto che fa sembrare il Moccagatta di Alessandria uno stadio della Premier, ma a noi che importa, è qui che vogliamo essere, assieme al Milan, capace di sballarci come nient’altro al mondo. È esattamente in postacci come questo che dobbiamo portare stile, bellezza e buongusto. Non a caso, la Dinamo “fa brutto” per i primi cinque minuti durante i quali ci rendiamo pericolosi anche noi con un clamoroso schema da calcio d’angolo (!!!) che porta Rebic al tiro dopo una scaltra finta di Tonali, respinto. Al 7mo l’iniziativa di De Ketelaere sulla destra ci fa sperare che possa esser la sua serata (ma scopriremo presto che è notte da gente di Busto Arsizio, questa, altro che Bruges e Venezia del Nord), Charles vince un duello, entra bene in area e serve Giroud che tenta una magata di tacco, tutto bellissimo ma viene respinto ed era pure fuorigioco. Però son quelle giocate che fanno sentire nell’aria: “Feels so good to be together, spendin’ some time makin’ love, making plans to last forever, staying true until the end” e come i Brand New Heavies suggeriscono: Never stop. Resteremo fedeli a noi stessi per tutta questa partita, godendo dello stare assieme, pianificando il futuro di una squadra che sembra davvero averne uno importante, davanti.
Così, tutti assieme, andiamo al tiro al nono minuto. Palla in mezzo di Rafa ed ecco Kjaer, di sinistro, in area (respinto a portiere battuto) ci prova CDK, ancora respinto in scivolata e poi Leao che tenta il tocco acid jazz sul secondo palo che Livakovic blocca in presa. Gli unici brividini del primo tempo (e dell’intera partita) sono al quarto d’ora col cross di Orsic dalla sinistra verso Moharrami che di testa scavalca Tatarusanu impegnato ad osservare questi palloni sopra di lui come fossero arcobaleni, ammirato ma non esattamente reattivo. Ci pensa Matteo Gabbia from Busto a salvare sulla linea. Due minuti dopo, un tiro (che definire a giro è offensivo nei confronti di chi “gira” di professione) di Ivanusec che Maignan avrebbe bloccato coi denti da ammanettato mentre Tata invece respinge pericolosamente in area creando un’altra chance per Ristovski ma a stavolta Simon decide di bypassare il suo amico Ciprian opponendosi da portiere volante, come nei dopo scuola. Finisce qui la partecipazione della Dinamo alla serata di Champions. Al 21esimo altra grande palla di Leao a cercare Rebic in area che manca di un soffio. Cinque minuti dopo è ancora Ante vicino al vantaggio servito da un’imbucata di Tonali ma anziché tirare di prima, con lo specchio liberissimo, tenta un dribbling ritrovandosi tre maglie blu davanti a stopparlo. Alla mezz’ora, cross preciso e teso di Kalulu dalla trequarti per Giroud che colpisce di testa e bella respinta di Livakovic, probabilmente, il migliore dei suoi.
Minuto 39. Theo e Sandro sul pallone per una punizione dai 30 metri, sul lato destro. Finta del capitano, Tonali la mette benissimo dentro e nel mucchio ecco la testina di Gabbia in tuffo: “Dream on, dreamer…life gets in your way, if ya live to learn, you’ll be lucky one day”. Matteo, il suo sogno lo ha raccontato poi nel post. Infanzia e adolescenza a tifare Milan sugli spalti di San Siro e ora corre verso quella gente che oggi è felice per lui, la sua gente. Le parole dei londinesi Brand New Heavies calzano perfettamente. Google mi suggerisce che Londra dista da Busto Arsizio 14 ore e 22 minuti se passate dall’A4 (se ci volete provare…) ma la distanza che ci separa dai sogni di chi sa soffrire e imparare sembra molto meno impegnativa, in serate così.
A noi comuni mortali, nei momenti di evidente sclero, gli amici consigliano spesso tribali riti di accoppiamento in grado di rimetterci in bolla con l’universo avverso. Charles De Ketelaere ha già una fidanzata atomica, un conto in banca importante, gioca per la squadra più bella del pianeta, quindi ci auguriamo davvero arrivi molto presto un semplice goal (magari sotto la Sud) per farlo uscire da quel tunnel in cui è andato a ficcarsi da solo. Non si spiega, altrimenti, come al calcio d’inizio della ripresa parta dritto a testa bassa sbattendo contro tutti fino a rimediare un giallo scemissimo per un pestone di pura ignoranza. Jason K diceva: “Why does it have to be like this, I can never tell, ‘cause you make me love you, baby…with a little L”. Per ora non ce lo spieghiamo e ci costringi ad amarti con la minuscola ed è innaturale per noi che siamo gente dal cuore grande e capital letters.
Al 48esimo, joypad alla mano, palla a Rafa Leao nella nostra metà campo, tasto R2 premuto bene e via che si va. Il 17 non deve neppure forzare granchè per andar via in leggerezza a tutti e una volta al limite dell’area, fallito l’aggancio con Theo che passa semplicemente oltre con un involontario “velo”, gli basta un altro piccolo boost muscolare per andare a tu per tu con Livakovic e fulminarlo sul primo palo. 50 metri, da solo. Buggatissimo. Continua il duello Giroud – Livakovic, altro colpo di testa, altra parata al 52esimo. Ma cinque minuti dopo, tacco di Rebic per Sandro che viene affossato in area, rigore che l’uomo che si gira sempre e non li sbaglia mai piazza bello, limpido sotto la traversa. Olivier ci porta sul 3-0 prima dell’ora di gioco. La Dinamo, regala al suo raffinatissimo pubblico democratico e radical chic un tiro di Ivanusec al 65esimo, respinto bene da Tata (tenerne almeno una su dieci, però, potrebbe rivelarsi interessante). Un minuto dopo Leao trova Giroud con un bel lancio che aggancia divinamente e lascia andare un gran sinistro centrale con annessa bella parata di Livakovic. Dopodiché ecco il 4-0. Il Joypad non è ancora scarico. Bennacer recupera al limite della nostra area e serve Leao. Indovinate cosa accade sulla fascia sinistra? Altri 50 metri palla al piede, cross in mezzo per Olivier che la liscia a porta vuota esattamente come CDK contro il Monza (ma lui può permetterselo, eccome), ci pensa Ljubicic a fare Harakiri e a regalarmi venti minuti in cui una parte di me è tentata di far zapping e vedere il Benfica cibarsi delle carcasse della società più indagata della storia del calcio.
Pioli invece, resta concentrato e nonostante la giacca elegante che sfoggia in Champions, si vede che sotto ha messo le pantofolone: fuori Leao, Theo e Bennacer per Messias, Pobega e ladies e gentleman: Ballo Tourè. Giroud va ancora vicino alla doppietta un paio di volte prima di lasciar posto a Origi e spiace per il bel goal annullato a Tommy, all’82esimo, nato da un bell’inserimento ma anche da un fuorigioco di rientro, netto, di Divock. Nel finale, goal divorati da Krunic e Rebic. Potevano sinceramente metterne una decina, ma quelle sono cose da PSG e noi restiamo umili e down to earth. Come l’arbitro, che non aggiunge un secondo di recupero alla mattanza.
L’AC Milan di Milano ci ha fatto un bel regalo. Ma non è la vittoria di Zagabria, a dirla tutta. È la notte col Salisburgo a San Siro.
“There’s no place where I could rather be
Than this journey of discovery. – stillness in time”
Non esiste altro posto al mondo e saremo lì, come sempre, accanto al diavolo. Ci sarà il viaggio, la scoperta ma non aspettatevi la quiete. Quella, decisamente no.