BPM (Beats Per Matches): Como-Milan 1-2 ovvero GO TO SLEEP

(di Max Bondino)

Mentre parli con un amico che lentamente si trasforma in tua madre, il telefono che tieni in mano diventa una mela, e all’improvviso ti ritrovi a camminare a quattro zampe in un bosco che un momento fa era la tua stanza. C’è una porta chiusa dentro a un albero che, ovviamente, si apre solo cantando quella canzone che conosci solo tu. Accetti tutto senza sorpresa, come se fosse sempre stato così. Seguire le sorti dell’AC Milan, quest’anno, risponde a logiche oniriche che non ci competono. Chiudiamo gli occhi per riaprirli davanti all’ennesima partita che andrà dove le pare.

“I’ve lived a lot, and I’ve seen a lot
And now, and now I’m just letting go
I could point my fingers at the same old traums
The ones that we all know”

Quanta vita accanto a questi colori e quante ne abbiamo viste fra traumi ed estasi. Ci presentiamo a Como col gelo dell’ultimo pareggino inutile addosso, buttando un occhio in tribuna vip dove, visto l’andazzo, speravamo di trovare Darth Vader. Ma niente. Tocca concentrarci sul match. Passano cinque minuti ed è Strefezza a calciare un destro potentissimo ma centrale verso Mike che respinge a pugni uniti. Poco dopo, grazie alla solita gran giocata di Rafa che addomestica un pallone spiovente in area, Fofana riceve in regalo un assist dal limite che decide di riciclare come tutte le tazze che avete ricevuto per Natale. Il tiro è debole e centrale. Minuto 17, Fadera oblitera Emerson Royal e mette un rasoterra violento a tagliare tutta la nostra area, Theo salva in corner, nell’area piccola, anticipando Diao all’ultimo secondo disponibile. Se non abbiamo visto tutta la vita passarci davanti, almeno gli anni delle medie, quelli sì.

“But all I hear, is ‘Mummy please
Please mummy, look at me’
And from somewhere I hear

Go to sleep”

L’impavida Lega di Serie A ci ha fornito anche a questo giro uno dei suoi figli migliori, il signor Manganiello che, come ogni bimbo sulla bici nuova ci tiene a mettersi in mostra se la mamma lo guarda. Al 20esimo si inventa un trick speciale che la renderà orgogliosa. Su un rilancio, Goldaniga corre a spingere Morata alle spalle facendolo rovinare addosso a un suo compagno. Ammonizione immediata che lo cancella dall’imminente Milan – Juventus. A volte credo che l’unico motivo reale per cui continuo a seguire questo sport sia per pura tradizione familiare. Ne ammonirà altri sei, compresi i nuovi entrati Musah e Jimenez un attimo dopo il loro ingresso, in serie, con precisione chirurgica. Ma richiudiamo gli occhi, continuiamo a sognare questa partita.

Un attimo dopo, l’azione più bella del match. Theo la innesca, dal basso, tacco di Rafa a centrocampo per Morata che di prima appoggia a Fofana, altro tocco di prima per lanciare Leao in profondità che fa, come sempre ciò che vuole con mezza Como a rincorrerlo, scarica in area per Reijnders in solitudine davanti al portiere, ma gli calcia addosso. Butez salva anche il tentativo di ribattuta di Alvaro. Rischiamo la vita nei minuti finali, prima dopo un errore a centrocampo che mette il Como davanti a Mike in quattro contro due. Strefezza, entrato in area cerca un assist rasoterra sul palo opposto su cui, fortunatamente, vecchio cuore Cutrone arriva in scivolata in ritardo. Poco dopo Emerson si perde completamente Fadera costringendo Maignan ad un’uscita un po’ delirante senza conseguenze letali.

È invece letale il calcio (impunito) al polpaccio che riceve Pulisic allo scadere. Costretto ad uscire. Se volete, vi lascio dello spazio bianco per inserire la vostra bestemmia preferita.

Nota a margine: I primi 45 minuti di Royal hanno regalato dignità all’esistenza di Kevin Constant nella storia del Milan. I secondi 45, grazie a due recuperi e una corsa, regalano al nostro “brasiliano per finta” il premio di MVP. Se siete insoddisfatti del vostro impiego, non abbattetevi, potete ancora diventare astronauti. Go to sleep (dream).

La ripresa si apre con Rafa a veleggiare palla al piede per 40 metri, per accentrarsi e servire Jimenez che con un gioco di prestigio rudimentale si libera degli avversari ma non del portiere, calciandogli contro. Al minuto 60, ancora percussione dello spagnolo che, nel momento decisivo, sbatte contro il muro comasco anziché servire Tijjani, libero. Nell’azione successiva, il Como va in vantaggio. Diao punta Theo sino al vertice dell’area e senza trovare grande opposizione, mira all’angolo con un rasoterra sul primo palo.

“Where wisdom fails and words divide
Is that where I belong?
Lust has not left me, it still rules my head
And shakes my little plans”

La razionalità non offre più risposte. Le parole faticano a colmare i vuoti. Ci è rimasta giusto la lussuria ed è con quella che destabilizziamo i piani di chi ci vuole male. Theo e Rafa conoscono i segreti della nostra libido e la ribaltano in 5 minuti. Al 71esimo, una sponda di Gabbia su corner viene respinta corta finendo proprio a Theo Hernandez che si coordina come volesse buttare giù la porta ma la traiettoria non corrisponde al gesto, vediamo una di quelle carezze che solo gente come Ronaldinho pensava di fare con intenzione. Insomma, non sappiamo come sia uscita quella palombella da pallanuoto ma soprattutto ce ne frega pochissimo. È il suo trentesimo goal in rossonero, è 1-1.

Minuto 76. Scambio fra Musah e Abraham che riceve nel cerchio di centrocampo e dimostra ancora una volta di saper fare meglio altri mestieri rispetto all’attaccante. La palla verticale sulla corsa di Rafa è una di quelle con cui Rui Costa mandava Sheva e Pippo in doppia cifra ogni anno. Leao divora campo ed avversari, solo davanti al portiere, con lo scavetto ci regala i 3 punti. Mette la sua quota anche Mike, nel finale, respingendo di puro istinto, di piede, il tentativo ravvicinato di Cutrone. Oltre a Patrick partecipa alla vittoria un altro milanista, Belotti, lisciando da zero metri un traversone in pieno recupero.

“But I have no love to give, or hate to take
I hope you understand and then I hear
Go to sleep”

Al fischio finale, riaprendo gli occhi, il bosco è di nuovo stanza, la mela un telefono, l’amico torna sé stesso e dietro a quella porta c’era Emerson Royal col premio di migliore in campo. Forse non siamo ancora svegli del tutto. Sabato prossimo, sarebbe il caso di cominciare ad esserlo.

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