BPM (Beat Per Matches): Semifinale di Champions ovvero: Breathe

(di Max Bondino)

Improvvisamente, sembra gennaio. Il cielo sopra Milano è grigio e il Milan ne perde una dietro l’altra. Mi sento come le canzoni dei Télépopmusik, sospese in quel limbo un po’ etereo, veloci ma nostalgiche, pezzi che sembrano correre col magone in gola per provare a sfuggire alla malinconia attraversandola con più forza possibile. Forse, è davvero la scelta migliore.

“So you know that it’s over
Love can damage your health”

Quindi è finita così. Nel modo più doloroso ed inevitabile, quando ci sono di mezzo i sentimenti. Quest’anno, la frase che ho ripetuto più spesso, sugli spalti di San Siro, vi sembrerà strano, ma non è blasfema. È stata “non so davvero cosa aspettarmi, vediamo, dai…”, ogni volta che un amico rossonero mi chiedeva un pronostico, nel pre partita. Siamo stati capaci di momenti di abbacinante bellezza e di altrettante rese incondizionate piene di imbarazzo. Tutte figlie del talento che in questa squadra finisce troppo spesso annacquato, come un cocktail abbandonato distrattamente, a lungo, sul bancone.

“Nothing hidden behind
But your body was empty and so cold
Oh, it hurts”

Fa male ed è giusto non nasconderlo. Come non si è nascosto Paolo Maldini che, per l’ennesima volta, si è fatto portavoce dei nostri dubbi e speranze, chiamando in causa una proprietà che ancora, non abbiamo messo granchè a fuoco, va detto. Nonostante sia un esercizio difficilissimo da fare nei giorni che seguono due euroderby giocati così poco e male, bisogna ricordare che tutte le imperfezioni di questa squadra erano note e sono ciò che ce l’ha fatta amare così incondizionatamente lo scorso anno, perché abbiamo capito, una giornata dopo l’altra, quanto stessero andando oltre i propri limiti, accompagnati da un popolo capace di amare le storie quanto le belle giocate. Quest’anno, purtroppo, gli ostacoli li abbiamo presi quasi tutti in faccia, amplificati dall’orrore d’aver giocato le peggiori partite della stagione quasi sempre contro l’inter che, anche martedì sera ha messo in campo tutto ciò che invece, ci si aspettava da noi.

“You take your love, throw it all around
Like it’s nothing special, just a sound
Let me say one more thing:
I don’t think you realize
That a day is like a year sometimes”

E allora buttiamo via tutto. Come se ciò che abbiamo condiviso negli ultimi tre anni non fosse nulla di speciale, un’interferenza in questi giorni di delusione così immobili da sembrare anni. E invece no. Durante questa stagione, scrivendo per voi, parlando di Milan a un microfono ogni tre giorni, ho imparato che se nella vita esiste solo il presente, il calcio è invece sempre coniugato al futuro prossimo. Ogni frase scritta, ogni parola detta si è sistematicamente fatta distrarre da quelle che speravo di poter scrivere e raccontare di lì a poco. Passare dall’orizzonte di una finale di Champions ad un match decisivo contro l’ultimissima in classifica racconta perfettamente la natura fanciullesca della nostra fede.

“I’m like a child, my eyes are open”

Occhi spalancati e spalti gremiti. Ricordate quando la nostra più grande ansia era perdere Leao? Non ne parla più nessuno, ora che ha davvero rinnovato. Beh, se c’è uno capace di correre più veloce della malinconia, è proprio Rafa. Un respiro profondo e proviamo a stare in scia, vediamo dove ci porta.

“Another day, just believe
Another day, just breathe”

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