Questa è la storia di uno di noi. Daniele Bonera, milanista di titanio, o di plutonio, o di uranio. Ora che è a spasso, non potevamo non dedicare un (lungo) momento alla sua epopea in rossonero. Una straordinaria cavalcata. Ok, magari non proprio al galoppo. Più al piccolo trotto, diciamo.
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LA LUNGA STRADA VERSO CASA
Nato a Brescia, cresciuto nel Brescia, dopo due anni passa al Parma – dove subito segna il suo unico gol in carriera. Al Brescia. Nel suo ex stadio. Su calcio d’angolo, ribadisce in porta una respinta corta di Matteo Sereni. Non esulta.
Nel Parma di Calisto Tanzi, che reggerà ancora un anno prima del crac Parmalat, non vince niente. Tuttavia nel 2005 arriva a una semifinale di Coppa Uefa contro il CSKA Mosca. Viene espulso.
Però diventa un pupillo di Claudio Gentile, che lo convoca 29 volte nell’Under 21 che trascinata da Gilardino e De Rossi vince l’Europeo 2004 (giocando ben 4 partite contro Serbia-Montenegro. Finale inclusa). È capitano della squadra, alza la coppa, e diventa Cavaliere della Repubblica Italiana. È il suo anno d’oro.
Col Parma in smobilitazione iniziano a partire i pezzi pregiati. Lui rimane. Tuttosport titola almeno tre volte che alla Juventus di Moggi sta per iniziare la BonERA, ma Fabio Capello non è troppo convinto e lo lascia dov’è. Disputa diverse partite delle qualificazioni ai Mondiali del 2006 e Marcello Lippi lo inserisce nel listone da portare a Berlino. Ma poi lo lascia a casa.
Ma in quell’estate il Cavaliere incontra IL Cavaliere. È il luglio di Calciopoli e il Milan scopre di essere arrivato quarto e dover fare i preliminari di Champions League. Il Milan vorrebbe Massimo Oddo (segnatevi questo nome), ma Lotito chiede 10 milioni. Per Bonera il Parma si accontenta di 3 milioni. Il Geometra va a prenderlo letteralmente in ritiro. Poi scoprirà che a causa di quel cartellino rosso in Coppa Uefa,il preliminare non lo può giocare nemmeno lui. Però cosa importa, è…
NOSTRO! TUTTO NOSTRO
Anche se per qualche strano motivo, Ancelotti non fa giocare Bonera a San Siro fino al 25 novembre. Solo qualche trasferta, fino a Milan-Messina (1-0, gol di Maldini). Debutta in Champions League a Bruxelles, contro l’Anderlecht. Al 47° viene espulso.
Ha l’occasione per rifarsi nelle due partite che concludono il girone di Champions League, contro AEK Atene e Lille. Parte titolare. Il Milan perde entrambe le volte. A gennaio, viene acquistato Oddo.
Comunque, anche lui vince la Champions League del 2007. La sua ultima presenza è a Manchester, quando nell’intervallo subentra a Paolo Maldini col Milan in vantaggio 2-1. Perdiamo 3-2.
Passano gli allenatori – dopo Ancelotti, arrivano Leonardo, Allegri, Seedorf, Pippo Inzaghi. Loro vanno e vengono, lui c’è sempre. Da qualche parte.
Negli anni, gli infortuni ne limitano il rendimento.
Ma nel 2011 diventa Campione d’Italia. Anche se a dire la verità, le sue ultime apparizioni in quel campionato sono a febbraio contro Lazio e Genoa (due pareggi). Rivede il campo a maggio, in semifinale di Coppa Italia, a Palermo, nel secondo tempo. Vince il Palermo.
Le sue espulsioni in qualche modo mettono sempre di buonumore. Come nel 2014, quando il giorno della sua 400esima partita in serie A, contro la Sampdoria, tira giù Okaka che se l’era bevuto – però salva il risultato (2-2). E a ben guardare, quando esce è spesso di ispirazione per i compagni. Nel 2012, pochi minuti dopo la sua uscita, Ibrahimovic fa il gol del pareggio contro il Bologna. Oppure sempre nel 2014, a Parma contro la sua ex squadra, con lui in campo subiamo 2 gol. Senza di lui, subiamo 2 gol.
Cerca di essere di esempio per i giovani anche quando sgrida il giovane Amelia (all’epoca 32enne) per essersi fermato con El Shaarawy a firmare autografi ai tifosi e aver invitato gli altri giocatori a fare altrettanto. Sul pullman tra i due scoppia un parapiglia. Dovuto anche al fatto che Bonera non era ben visto da mister Seedorf. A differenza di Amelia. A fine anno tutto si risolve: Seedorf se ne va. Amelia se ne va (al Chelsea!!). Bonera resta. Pippo subentra. Ok, non precisamente una svolta per la squadra, in nessuno dei quattro casi.
Nel 2015 ha la bella età di 34 anni e il Milan non gli rinnova il contratto. Il Villarreal coglie l’occasione al volo, e lo ingaggia. Anche lì riesce a farsi benvolere, rimanendo ben quattro anni. Ok, non gioca tantissimo, ma non dà fastidio. Si ritira dopo quattro stagioni e 58 presenze tra campionato, coppa del Re, Europa League e Champions. Non si toglierà molte soddisfazioni ma ci piace pensare che quando nel 2021 il Villarreal vincerà l’Europa League, un po’ sarà grazie anche ai suoi preziosi consigli ai giovani, negli anni precedenti. Come quelli che darà da allenatore.
MISTER BONERA
Non fa nemmeno in tempo a ritirarsi, che il 9 luglio 2020 è di nuovo al Milan, nello staff di Marco Giampaolo. Che come è noto, non dura molto. Arriva Pioli. Ma Bonera resta.
Nel novembre 2020, la pandemia porta con sé il picco della sua carriera di allenatore. Pioli e il fake Pioli, Giacomo Murelli, sono entrambi positivi al Covid. Bonera va in panchina a Napoli, dove il Milan vince 3-1. Quattro giorni dopo, col suo impareggiabile smanicato, è in panchina contro il Lille in Europa League. Pareggiamo 1-1. Il 29 novembre espugna anche San Siro, battendo la Fiorentina 2-0. Dopo questo trittico glorioso, i milanisti iniziano a pensare che forse finalmente Daniele Bonera abbia trovato, dopo lunghi anni di tentativi, il suo ruolo nel calcio.
In due anni di #PioliOut, il suo nome è nella rosa dei settanta-ottanta candidati alla panchina del Milan. Nel giugno 2024 il Milan gli affida il Milan Futuro. Nel febbraio 2025, con la squadra al terz’ultimo posto, viene esonerato.
Eppure noi siamo convinti di una cosa. La Storia del resto finora lo ha dimostrato…
NON FINISCE QUI.