Un lancio lungo, un fischio, un colpo di testa e una rete che si muove troppo tardi: uno dei misteri più sottovalutati della storia recente rossonera passa proprio da Barcellona. Succede il 26 aprile 2006 e la posta in palio non è di quelle da prendere a cuor leggero: la finale di Champions League che il Milan insegue con tutte le sue forze per lavare l’onta consumatasi a Istanbul dodici mesi prima. All’andata il miglior Barça dell’era Rijkaard era venuto a vincere a San Siro, portando via uno 0-1 forse bugiardino viste le tante occasioni sprecate da Gilardino (rima!), decisamente nella serata più sciagurata della sua carriera milanista. Ma Il Milan entrò al Camp Nou con la consapevolezza che la strada verso Parigi passava solo da una vittoria.
La partita ha pochissimo da dire e si riassume in quell’unica azione. Prima e dopo, Rijkaard ha accantonato per una notte le regole auree del calcio all’olandese e ha incollato a Kakà il mastino Edmilson, che è una cosa che non viene mai ricordata abbastanza agli sboronissimi giornali spagnoli formato tabloid. Il Milan disinnesca Ronaldinho grazie a quel severo carceriere che risponde al nome di Jaap Stam, ma non riesce mai a rendersi pericoloso negli ultimi venti metri, mentre un ottimo Dida nega a Eto’o il gol che chiuderebbe ogni discorso in anticipo. Finché si arriva a quell’azione, quel minuto 70, che andrebbe sezionato fotogramma per fotogramma, magari per notare quel che c’è ma non si vede, il dettaglio hitchcockiano che ci darebbe pace a sette anni di distanza. Lancio lungo di Pirlo, perfetto come al solito. Verso il pallone corrono Shevchenko e Puyol, entrambi guardano in alto verso la stella cometa disegnata dal bresciano con lo sguardo da cocker. Dopo settanta minuti di anonimato assoluto, Sheva riesce finalmente a prendere il tempo al capitano blaugrana e si prepara all’impatto, certo di arrivare per primo. Vistosi irrimediabilmente scavalcato, Puyol inciampa su se stesso (o cade di proposito?) e frana al suolo in piena area di rigore; libero anche dalla marcatura Sheva colpisce incrociando di testa sul palo lontano, alla destra di Victor Valdes. Il portiere non accenna neanche il tuffo, nettamente spiazzato dall’accaduto; la palla rimbalza sull’erba e sta per superare la linea di porta, quando arriva il fischio dell’arbitro Merk (quello della finale di Manchester). La Luce dell’Est non ha neanche il tempo di esultare che viene freddato dal sibilo tedesco e inizia a inveire all’indirizzo del direttore di gara. L’episodio finisce qui, non ha strascichi a livello disciplinare come il caso-Ovrebo (Chelsea-Barcellona, 2009), né Ancelotti a bordo campo si abbandona a siparetti sguaiati tipo Mourinho 2011 o si concede sfuriate a fine partita modello Alex Ferguson 2013; Carletto limiterà le sue rimostranze a microfoni e taccuini nell’immediato post-partita, e poi tacerà per sempre. Eppure più lo si rivede, specialmente dall’inquadratura in cui i due giocatori sono di spalle (cioé il punto di vista di Merk), più si nota che Shevchenko e Puyol non si toccano neanche. Non c’è neppure l’ipotesi di un fallo, la circostanza che fa pensare “sì però a velocità normale ci si poteva confondere facilmente”. Niente di niente. E vista l’evidenza dei fatti, non serve aggiungere altro.
BARCELLONA: Victor Valdes, Belletti, Marquez, Puyol, Van Bronckhorst, Deco, Edmilson, Iniesta, Giuly (68′ Larsson), Eto’o (89′ Van Bommel), Ronaldinho – All.: Rijkaard
MILAN: Dida, Stam, Costacurta (64′ Cafu), Kaladze, Serginho, Gattuso (68′ Rui Costa), Pirlo, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Inzaghi I (80′ Gilardino) – All.: Ancelotti
Arbitro: Merk
Un furto bello e buono, ovviamente fatto passare sotto silenzio dall’ UEFA che deve celebrare i nanerottoli catalani (vedi come già detto nell’ articolo Chelsea 2009 o il gol annullato a caso a Van Persie al Nou Camp negli Ottavi di ritorno del 2011), la partita fu noiosa e deludente, all’ andata si capì che Gilardino non era giocatore da Milan ed al ritorno Puyol entrò nella storia del calcio come l’ unico difensore simulatore oltre che per la tremenda capigliatura!!!!
Figurati se l’ AMORE può terminare dopo un insulso 0-4 in un insulsa Champions League contro una squadra senza appeal nè gloria…………grazie a tutti per essere arrivati al ritorno CREDENDO NEL PASSAGGIO DEL TURNO con in campo a guidare l’ attacco Rossonero un diciannovenne ed un ventenne alle prime esperienze europee (ricordo che il giorno dopo il sorteggio degli ottavi si prevedevano dagli 8 ai 12 a zero complessivi in favore dei blaugrana…..è finita 2-4)……..ora testa al campionato e SEMPRE FORZA MILAN!!!!!!