Te le cinco: i cinque gol più belli segnati al Barcellona

Non è facile scegliere i 5 gol più belli segnati al Barça. Fra i contendenti, oltre ai soliti nomi illustri, hanno voce in capitolo personaggi surreali. Da Oliver ‘Panzer’ Bierhoff, un uomo che ha fondato la sua fortuna sulla propria testa, a Francesco Coco, che  per qualche anno ha fatto anche il calciatore. Dal desaparecido formalmente conosciuto come José Mari a un certo Sulley Muntari, che ormai non è più un semplice giocatore, ma piuttosto un simbolo mass-mediatico, feticcio sacrificale del grande GOMBLOTTO in bianco e nero. E’ poi indispensabile evitare di focalizzarsi su una certa serata Ateniese di metà anni ’90, con la quale questa top diverrebbe una monotona celebrazione di una finale perfetta.

Ecco dunque una personalissima selezione:

5) 7 Dicembre 1989, San Siro, 50.000 spettatori, ritorno della Supercoppa Europea, quando ancora non si giocava ad agosto in gara secca a Montecarlo. All’andata, al Camp Nou, il Barcellona aveva strappato l’1-1 agli uomini di Sacchi nel finale di gara. Il secondo tempo è iniziato da 10 minuti e Donadoni guadagna una punizione non lontana dal limite. Zubizarreta si aspetta un tiro sopra la barriera e fa un piccolo passo a sinistra che gli è fatale: il tiro da fermo con cui Chicco Evani sblocca la partita è un esterno sinistro ad effetto da manuale, di forza e precisione sapientemente calibrate. La palla si infila imparabile nell’angolo basso alla sua destra. Così il Milan vince la sua prima Supercoppa Europea. Solo 10 giorni più tardi, Evani sarà nuovamente decisivo su punizione, regalandoci la Coppa Intercontinentale al 119′ nella sfida contro il Nacional Medellin. Storia gloriosa di un gregario di prim’ordine nel Milan degli Olandesi.

4) E’ il 23 Novembre 2011. Un San Siro gremito accoglie con qualche titubanza il Barça di Guardiola. Kevin Prince Boateng, ragazzo esuberante con una punta (gigantesca) di egocentrismo avverte l’atmosfera delle grandi occasioni e si tira a lucido. E’ il 54′ minuto e il Milan è sotto di un gol, così Kevin Prince decide che è giunto il momento per mostrare il meglio del repertorio da popstar del pallone: si avventa con rapace eleganza su una palla vagante poco fuori l’area di rigore blaugrana, controllando istintivamente con un tacco di sinistro a seguire; Busquets rimane pietrificato e viene superato di slancio; entrato in area di rigore, sebbene leggermente defilato il Nostro fa partire un destro di collo esterno che trafigge un altrettanto disorientato Valdes. Segue celebrazione pirotecnica da spettacolo circense. Forse il gol più bello della passata edizione del Champions League. Bello, ma inutile, perché il solito asse Messi-Xavi regalerà il 3-2 ai Catalani con un altro gol di pregevole fattura.

3) 25 Agosto 2010. Chi ha detto che nelle Top 5 valgono solo le gare ufficiali? Nessuno, e anche se una regola del genere fosse in vigore andrebbe istantaneamente abolita dinnanzi alla bellezza del tiro al volo di Pippo Inzaghi nel Trofeo Gamper. La trattativa per l’acquisto di Ibrahimovic è nella sua fase più decisiva e mentre i tifosi pregustano il suo ritorno nella Milano che conta, Inzaghi sembra quasi voler ricordare a tutti quale attaccante di razza fa già parte della rosa: movimento ad allargarsi per ricevere il perfetto lancio di Seedorf dalla trequarti, visione e considerazione del punto in cui giungerà la palla, corsa, sospensione aerea e coordinazione per colpire in volo di sinistro, di collo pieno. Impatto perfetto sul pallone, né troppo debole, né troppo violento. La sfera vira in direzione della porta difesa da Pinto che, immobile, la osserva infilarsi con una parabola discendente sotto l’incrocio alla sua sinistra. E’ il 67′, il Camp Nou intero applaude lo splendido gesto atletico di SuperPippo. Il segreto per un gol del genere sta banalmente in 20 anni di alimentazione a base di bresaola.

2) 13 Settembre del 2011. Ammettiamolo candidamente: riguardare il gol di Pato al Camp Nou fa venire un po’ di nostalgia, nonostante i Niang, i Balotelli, gli ElSha. Lui, il giovane rottamato, pure in Brasile non se la passa benissimo: è notizia recente l’ennesimo stop per infortunio, stavolta alla caviglia. Ma questa serata vedrà l’ultima, vera folgorante espressione di un talento straordinario, seppur mai completamente consacrato. Il match d’andata dei gironi di Champions del 2011 è iniziato da soli 18 secondi; Pato riceve palla da Nocerino all’altezza del cerchio di centrocampo avversario e fa tre tocchi: controlla a seguire di esterno destro, un leggero tocco di sinistro e lancio per se stesso nello spazio al di là di una difesa troppo alta; al secondo 22 Pato tocca di nuovo la palla, quel tanto che basta per ritrovarsi davanti a Valdes in uscita disperata; qui conclude la sua discesa maestosa con un interno destro che si infila in rete dopo essere passato sotto le gambe del portiere catalano alla soglia del secondo 24. Gol impressionante per rapidità, velocità d’esecuzione e freddezza sottoporta, nonché per un accelerazione di passo clamorosa, degna dei miglior velocisti al mondo (…nel dopopartita Guardiola paragonerà il Papero a Usain Bolt). Una medaglia d’argento assegnata di diritto.

1) 18 Maggio 1994. E vabbé, eccolo. Il pallonetto di Savicevic nella finale del 18 Maggio 1994 ad Atene è un momento storico di alta libidine, per dirla con l’insigne Jerry Calà. C’è qualcosa di altamente lussurioso in quella parabola perfetta, preceduta da un probabile fallo a gamba tesa di cui nessuno si è mai interessato troppo, anzi; il gol capolavoro del Genio sta al calcio come Arancia Meccanica sta al cinema, come la Cavalcata delle Valchirie sta alla musica; è opera che rasenta la perfezione e al contempo è clamorosa e scandalosa, pomposamente megalomane e sregolata nell’ideazione e nella realizzazione. 
E’ solo il secondo minuto del secondo tempo di quella fantastica finale e tutta la baldanzosa sicurezza del Dream Team sprofonda sottoterra insieme a quella del suo arrogante allenatore. Il Genio scavalca i cartelloni pubblicitari ed esulta librando il pugno chiuso nel cielo Ateniese in segno di vittoria, mentre i compagni si abbracciano alle sue spalle. Un’esultanza visivamente indelebile; una celebrazione che profuma di gloria. Perbacco.

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