Nonostante le ben note frequentazioni del nostro attuale Presidente, storicamente non c’è mai stato feeling tra il Milan e i calciatori provenienti dalla Regione Sicilia. Se gli juventini hanno avuto sempre un Petruzzu Anastasi o un Totò Schillaci da sbandierare per garantirsi l’affetto delle platee sicule, noi abbiamo preferito le spiagge calabresi (Gattuso), sarde (Virdis) e purtroppo anche pugliesi (quello lì), ma non abbiamo mai sfondato nell’Isola. Dal dopoguerra in poi i siculo-milanisti sono stati appena quattro e – come vedrete – nessuno di loro merita un posto nel Pantheon rossonero.
Francesco Coco, nato a Paternò l’8 gennaio 1977; 79 presenze e 5 gol nei periodi 1995-97, 1998-99, 2000-02. Di questo prestigioso quartetto è il più forte, ma anche il più dissennato e – in definitiva – il più pirla. Svezzato nelle giovanili, cresce all’ombra del divin Paolino e qualcuno scomoda anche l’impegnativa definizione di “nuovo Maldini“. Terzino sinistro più bravo a offendere che a difendere, vive il suo momento di grazia nell’autunno 2000, quando a suon di grandi prestazioni si prende la fascia sinistra del 3-4-3 zaccheroniano e della Nazionale; per dirne una, è suo il gol che sblocca il risultato nella notte della nostra prima e unica vittoria al Camp Nou. L’estate dopo litiga con Terim e va in prestito al Barcellona. Quando torna al mittente, siamo in pieno delirio da plusvalenze e scambi alla pari e scatta perciò la proposta a Moratti: se noi vi diamo Coco, voi ci date Seedorf? La fine è nota.
Carmelo Mancuso, nato a Palermo il 3 ottobre 1965; 7 presenze nel 1985-86, l’ultimo Milan di Farina. Chi è costui? I numeri non ci aiutano: difensore da sole 3 presenze in coppa Italia e quattro in campionato, solo una da titolare, in un brutto pomeriggio in cui perdiamo 2-0 contro il Torino al Comunale. Arrivato da Messina, torna sullo Stretto dopo una sola stagione e si rassegna a una carriera da onesto mestierante delle serie inferiori. Torna alla ribalta nelle ultime settimane, candidandosi alle Regionali siciliane con la lista “Sturzo Presidente” nella provincia di Messina: voti presi, 99.
Alessandro Melli, nato ad Agrigento l’11 dicembre 1969; 6 presenze e 1 gol nel 1994-95. Arrivato al Milan nel mercato di novembre all’interno dell’affare Gullit, ormai definitivamente ai ferri corti con Capello. Purtroppo, a poco più di 25 anni, è già avviato a un precoce declino ed è ben lontano dall’attaccante che a Parma era anche arrivato in Nazionale. Gioca solo due partite da titolare: il derby d’andata, in cui non lascia traccia, e l’ultima giornata a Firenze, in cui fa in tempo a segnare il suo unico gol prima di fare le valigie. Per dovere di cronaca, va detto che è il meno siciliano della combriccola: la sua indolente e ostentata erre moscia è più parmigiana di un trancio di culatello.
Massimo Taibi, nato a Palermo il 18 febbraio 1970; 17 presenze nell’infausto 1997-98. Sulla carta dovrebbe essere il portiere titolare del Capello-bis, arrivato tra squilli di fanfara da Piacenza dov’è stato tra i migliori numero 1 dell’anno precedente, accompagnato da solida fama di para-rigori. Purtroppo il primo Milan post-Baresi è una cloaca a cielo aperto in cui il posto di Kaiser Franz è affidato al pachidermico brasiliano André Cruz, con tutte le conseguenze che ne derivano; complica le cose il fatto che la sua riserva sia la peggiore possibile per un portiere, ovvero Sebastiano Rossi. Taibone galleggia per un paio di mesi, senza demeritare più di altri, ma incappa nell’errore fatale al momento sbagliato: Milan-Juve a San Siro, con il Milan passato in vantaggio da cinque minuti lui si avventura palla al piede sulla trequarti, fallisce il controllo e viene buggerato da Inzaghi, che gli ruba palla e segna a porta vuota. Il suo destino è segnato: rimanere soffocato dalle spire dell’anaconda Seba Rossi, che gli soffia il posto a fine girone d’andata.