Le illusioni non appartengono solo all’estate. Si nascondono e possono stordire persino nel bel mezzo di un pomeriggio invernale gelido e umido, come quello del 17 gennaio 2010, in cui il Milan effervescente ed effimero di Leonardo stese 4-0 un derelitto Siena e, a una settimana dal derby di ritorno, si gettò baldanzosamente all’inseguimento dell’Inter del triplete, avanzando lancia in resta col suo Don Chisciotte con le treccine e col culone: Ronaldo de Assis Moreira da Porto Alegre, sei gol nelle ultime tre partite, sarebbe stato l’uomo che avrebbe messo al guinzaglio la corazzata di Mourinho.
Come andò effettivamente quel derby non è il caso di rammentarlo, anche perché con ogni probabilità ve lo ricordate bene. Fu un’antipatica settimana a cui al Milan toccò la parte che era sempre spettata ai cuginastri bauscia e ganassa, abituati a magnificare i loro molto presunti fuoriclasse dopo irresistibili doppiette all’Ancona o al Treviso di turno. Naturalmente Ronaldinho non era della stessa pastafrolla, per esempio, di un Recoba; aveva pur vinto un Mondiale, un Pallone d’Oro e una Champions League e ai tempi del Barcellona si era esibito in uno show a casa Real che aveva fatto spellare le mani al Bernabeu tutto. A infastidire era soprattutto la grancassa mediatica (Berlusconi: “Ronaldinho è il più grande giocatore della storia del Milan!“) attorno a un campione evidentemente in via di appassimento, che negli ultimi mesi, da buon brasiliano, non era stato esattamente sensibile alla causa della perfetta forma fisica. Dinho soleva perciò alloggiare stabilmente in un monolocale di 10-15 metri quadri sulla fascia laterale sinistra, più o meno sotto la tribuna rossa, e da lì mandava sprazzi accecanti quanto intermittenti di futbol semi-bailado, come se fosse un telegrafista alle prese con l’alfabeto Morse.
L’apoteosi dei suoi due anni e mezzo in rossonero fu appunto questa festosa vendemmia fuori stagione contro una squadra che, poggiandosi sull’asse Curci-Terzi-Brandao con Malesani sulla tolda di comando, non faceva della difesa il suo fiore all’occhiello. Già ridotto in 10 dopo pochi minuti a causa di un omerico pisolino di Brandao che aveva provocato il rigore di Borriello e l’espulsione di Curci, il Siena si consegnò armi e bagagli alla Foca Monaca, che illustrò agli astanti le raffinatezze del proprio repertorio: il rigore portiere-da-una-parte-pallone-dall’altra, la sforbiciata acrobatica alta di poco e soprattutto l’intero campionario di oltraggiose finte di corpo, col difensore di turno letteralmente ipnotizzato da questo turbinio di mosse e mossette da teatro vomerese che neanche Marisa Laurito ai tempi d’oro. Come Buffalo Bill con il suo Wild West Show, Dinho tendeva molto spesso alla ripetizione del suo numero preferito: partiva via sbuffando e ancheggiando e mandava al bar due o tre difensori per volta, lasciandosi poi muovere a compassione davanti al portiere, quasi sempre graziato con un tocchetto lezioso che gli faceva fare bella figura o filava via a pochi centimetri dal palo. I quattro minuti di highlights qui sotto bastano e avanzano per avere un’idea dello spettacolo nella sua complessità, che come tutti i grandi show internazionali si avvaleva anche di prestigiose figure di contorno (come altro definire David Beckham?).
Ultime righe per ricordarvi che al party partecipò persino Sua Nullità Borriello, che si inventò una giocata alla Van Basten fulminando Pegolo di sinistro al volo dopo un gran lancio di Pirlo. Il 4-0 finì in archivio tra le luminarie di quella bizzarra stagione, che ci vide soffrire come cani per i primi due mesi, risalire la china a colpi di chiappa (vale per tutti un’inspiegabile doppietta di Nesta in casa del Chievo) per poi avere a marzo addirittura la carta del sorpasso e del primo posto in classifica, fallita dopo un 1-1 interno contro il Napoli. Sciupata quella grande occasione, concludemmo la stagione in ciabatte, accontentandoci di un onorevole terzo posto che servì a far credere a Leonardo di essere davvero un allenatore di calcio.
MILAN: Dida, Abate, Nesta (55′ Favalli), T. Silva, Antonini, Gattuso, Flamini (46′ Jankulovski), Pirlo, Beckham, Borriello (78′ Inzaghi I), Ronaldinho – All.: Leonardo
SIENA: Curci, Rosi, Terzi, Brandao, Del Grosso (65′ Garofalo), Vergassola, Codrea, Rossi (72′ Calaiò), Ekdal, Jajalo (11′ Pegolo), Maccarone – All.: Malesani
Arbitro: Saccani
Reti: 12′ rig. Ronaldinho, 28′ Borriello, 72′ e 89′ Ronaldinho
si può dire che era un Milan infinitamente superiore all’attuale, presente e triste?
Altroché se lo era. Eravamo felici, e non lo sapevamo.
Gran bel pezzo: riesce a fare venire nostalgia di una squadra che di nostalgia, tutto sommato, ne meriterebbe poca.
la mia amica Sarah Maestri era in collegamento da San Siro con Quelli che il calcio.. che domenica