Il Boemo alle porte

gazzetta94

 

Il rapporto tra il Milan e Zdenek Zeman è sempre stato piuttosto equilibrato. Fuori casa, a eccezione del primo incontro ravvicinato che si risolse in un festoso 2-8 a Foggia, son sempre state batoste o al limite sudatissimi pareggi, come dimostra anche il recente precedente sotto Natale. A San Siro, invece, Zeman ha rimediato più che altro gloriose sconfitte, prima su tutte il memorabile e bugiardissimo Milan-Roma 3-2 dell’ottobre 1998, manifesto programmatico del Cul De Zac. La più bella e luminosa di tutte fu quella del 18 settembre 1994, un Milan-Lazio 2-1 che il solito Beccantini sulla Stampa, solitamente molto parco e misurato nei commenti, descrisse così: “Erano anni che non ci divertivamo così, e per una volta, fidatevi anche di questo, non c’è aggettivo, da straordinario a splendido, che non valga la pena di essere speso“.

Benvenuti dunque in quel lussureggiante luna-park che è la Serie A a metà anni ’90. Ogni squadra ha il suo campione, da Abedi Pelé a Skuhravy, da Vlaovic a Rui Costa e Batistuta, tutti impegnati in squadre di medio-bassa classifica. Da poco arrivato nella Capitale, Zeman ha esordito con due vittorie e sfida da primo in classifica il Milan tricampione uscente, atteso – ma ancora non lo sa – a un autunno da incubo che nel momento più buio lo vedrà sprofondare addirittura in undicesima posizione. Per il momento tutto è sereno sul fronte milanista, nonostante lo 0-2 rimediato qualche giorno prima dal giovanissimo Ajax di Van Gaal: la pecorella Gullit è tornata all’ovile nonostante sulla tolda ci sia sempre Capello e la sua unica stramberia è per ora quella di giocare con la maglia numero 4, secondo l’usanza molto olandese di ignorare la numerazione tradizionale. Pomeriggio di sole e in campo quintalate di grandi firme: Capello schiera un centrocampo di qualità commovente, Donadoni-Albertini-Boban-Lentini, il Boemo risponde col tridente Rambaudi-Boksic-Signori e un centrocampo giovane e forte in cui detta i tempi l’interessantissimo italo-svizzero Roberto Di Matteo.
Esaltata dalla folla crepitante di uno stadio al massimo della forma – erano anni in cui si sfondava in scioltezza il muro dei 60 mila abbonati -, la partita è una furibonda naumachìa. Come da costume zemaniano, la Lazio parte a razzo, ammattendo di fuorigioco Gullit e Savicevic nonché il povero guardalinee. Signori e Rambaudi tempestano SebaRossi a ripetizione, poi Beppe-gol calcia a lato un diagonale da buona posizione, dopo essere stato lanciato da un blocco cestistico dell’arbitro Pairetto su Albertini. Proprio l’ingegner Demetrius si occupa di guidare i suoi fuori dal piumone, dando il primo segno di vita del Milan con una sonora punizione che timbra la traversa. La Lazio tira il fiato e sul finale di tempo ci andiamo di nuovo vicino: una deliziosa combinazione Savicevic-Gullit porta il Tulipano a cogliere un’altra beffarda traversa con San Siro già in piedi. Poi Lentini incorna in rete una punizione del Genio, ma il gioco è ancora fermo e Pairetto annulla.
Spettacolare come può esserlo solo una partita d’inizio stagione, con le squadre non ancora angosciate dalla classifica, Milan-Lazio prosegue dopo l’intervallo. Ora siamo noi a fare la partita, mentre la Lazio paga il primo tempo a tutto vapore. Gullit tenta il jolly con un violento sinistro sul primo palo, Marchegiani è bravissimo a inchiodarla sulla linea. Poi ecco che salta fuori la natura pantofolaia del genio Savicevic: ritrovatosi solo davanti al portiere, Dejan lo sbilancia ma s’incarta e si dimentica della palla che rimane piombata sull’erba. Quindi è di nuovo Zemanlandia: l’indemoniato Signori impegna ancora severamente Rossi in una respinta, quindi è Rambaudi a graziare Seba tirandogli addosso da pochi passi. Mai banali, le partite del nostro portiere contro le squadre di Zeman: a Foggia si ricordano ancora di quella volta allo Zaccheria che gli tirarono addosso un fumogeno che lui raccolse e rilanciò in curva, o dei gestacci verso il settore ospite con cui festeggiò il record d’imbattibilità di 929 minuti, interrotto proprio in un Milan-Foggia. Intanto la girandola continua e le sostituzioni aggiungono ulteriore carne al fuoco: Fuser per Venturin, Stroppa per Lentini, Casiraghi per Rambaudi. Finché alla fine si sblocca, lo 0-0 più incredibile del decennio: Albertini apre a destra per Savicevic che mette in mezzo, Di Matteo allunga la traiettoria e Gullit schiaccia in rete di testa.

Una squadra inferiore crollerebbe di schianto e si consegnerebbe all’avversario in catene, ma non è il caso di Zeman: la Lazio raddoppia gli sforzi e si riversa schiumante al cancello rossonero. Legnata di Di Matteo, Rossi respinge, riprende Signori al volo, ancora Rossi è meraviglioso. Altro giro altra corsa: stavolta è Winter a fallire il pareggio di testa a porta vuota. Allo scoccare del 90′ la Lazio trova il meritatissimo pareggio con un’azione capolavoro: Casiraghi dentro per Signori che si accentra e filtra improvvisamente per Boksic, in posizione regolare; il croato una volta tanto è molto più freddo dei suoi compagni e batte Rossi con una stangata sotto la traversa.

Ma non è finita finché non è finita, e se c’è Zeman è appena iniziata. Palla al centro e il Milan sfonda subito a destra, dove l’ex Stroppa va via al tenero Favalli. Gran giocatore il Giovannino, l’uomo di cui Zorro Boban dirà: “I numeri che faceva lui in allenamento non li ho visti fare neanche a Van Basten“. Cross sul secondo palo e Gullit, solitamente immarcabile nell’uno contro uno, sale in cielo e si avvita con la gambona. 2-1 e alleluja alleluja. Nel dopopartita il premier Silvio Berlusconi – sempre lungimirante – commenta: “Zeman è un grande allenatore. Deve solo imparare a difendersi meglio“. E’ sempre stato un intenditore.

Reti: 77′ Gullit, 88′ Boksic (L), 90′ Gullit

MILAN: S. Rossi, Tassotti, Panucci, Gullit, P. Maldini, Baresi II, Donadoni, Albertini, Boban, Savicevic (86′ F. Galli), Lentini (65′ Stroppa) – All.: Capello
LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Di Matteo, Negro, Chamot, Rambaudi (69′ Casiraghi), Venturin (59′ Fuser), Boksic, Winter, Signori – All.: Zeman

Arbitro: Pairetto

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

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