(di Paolo Madeddu e Andrea Saronni, tratto da “Giorni da Milan”, Interno4 editore)
19 dicembre 1978 – Un giornalista e un calciatore prendono un tram
«So che quell’intervista è rimasta impressa a tanta gente, e tutti si ricordano di quella parte in cui eravamo a bordo del tram:
era un qualcosa fuori dal comune, un po’ come lo stesso Viola…»
(Gianni Rivera)
La Domenica Sportiva aveva deciso di dedicare l’intera puntata di fine anno al ventesimo Natale da calciatore di Rivera. Forse anche per lavorare un po’ meno, facendo un solo lungo servizio. E cercando di accontentare anche altre squadre, montando l’intervista in un contesto più ampio nel quale venivano consultati a turno anche i suoi principali avversari sul campo e fuori, apprezzati da altre tifoserie: Sandro Mazzola, Concetto Lo Bello, Gianni Brera. Andò in onda la vigilia di Natale.
Sicuramente noi siamo malati, però c’è qualcosa di stranissimo in quel servizio. Si capisce tanto anche di quello che non si vede, volendo. Qualcosa della Milano del 1978, un posto dove ogni tanto dei ragazzini venivano ammazzati perché un po’ troppo di destra o un po’ troppo di sinistra. Un posto in cui sotto Natale non si vedevano, dal finestrino di quel tram, alberi e festoni. Un posto dove il calciatore più famoso della sua generazione poteva salire sul tram in mezzo alla gente, e va beh, e alùra?
Già. E allora?
Siccome nelle immagini sta nevicando, siamo andati a vedere in quali giorni nevicò a Milano e il 19 dicembre ci è parso un buon candidato. Non si capisce veramente niente del luogo preciso in cui con il furgone della Rai vanno a prendere Rivera.
(…Rivera in furgone)
(provate oggi a mettere un Verratti o un Immobile in un furgone, minimo arrivano quelli che gli curano l’immagine e chiedono una limousine o non se ne parla)
Forse sta uscendo dalla sede di via Turati, ma la bassa definizione e il cielo plumbeo, uniti a uno stile di ripresa a suo modo molto bello ma terribilmente povero di dettagli (i cameramen non cercavano di imitare Wes Anderson, all’epoca) non permettono di capire dove si erano dati appuntamento.
Sul furgone, Rivera e Viola parlano di sesso.
“Non è che gli allenatori prima ci dicessero fate l’amore solo il lunedì. Oggi il calciatore sa quando lo deve fare e quando no. E non solo lui. Penso che anche chi fa l’intervistatore alla Rai, se ha un impegno il giorno dopo, debba lasciar stare”. “Infatti stamattina avevo un appuntamento del genere e ho dovuto rinunciare”, dice Viola trasformando l’assist.
Col furgone lo portano in qualche posto indecifrabile a prendere il tram. Il 15. Che, abbiamo verificato, all’epoca faceva capolinea in piazza Axum. Vale a dire: San Siro.
La cosa veramente spiazzante è che c’è uno che viene intervistato sul tram, e capita che sia il calciatore più famoso d’Italia, riconoscibilissimo per la faccia e per la voce, e nessuno fa una piega. Ma non solo.
Non c’è un cane che gli lasci il posto e li faccia sedere.
Trovano posto solo verso la fine, quando le persone – invece di rimanere lì sul tram fino al capolinea, abbandonando qualsiasi cosa stessero facendo per essere parte di quel momento, essere protagonisti – sono scese alla loro fermata.
Di nuovo: “Provate a pensare se oggi…”
A un certo punto passano davanti a un cinema. Anche con una mappa dei cinema milanesi dell’epoca (cortesia della Cineteca di Milano), non siamo riusciti a capire quale potesse essere (il Gloria?). Pare ci sia un film con Florinda Bolkan. Che potrebbe essere Manaos, con Fabio Testi e Agostina Belli. Filmone di Natale, proprio. Ma non abbiamo certezze. Certo che se il cameraman avesse fatto uno zoom ogni tanto. Forse non era contento. Lavorare con ‘sta neve, e poi che idea del menga, il Beppe Viola, intervistare il Rivera su un tram. Tutto perché “Nessuno si interessa di quelli che prendono i tram”, come spiega Viola a Rivera. Che ribatte: “I miei genitori lo prendono, anche perché mio padre non ha mai preso la patente. Poi mi risulta che ci siano tanti milanisti tra i tranvieri”.
Comunque niente, dietro di loro non c’è NESSUNO che faccia ciao con la mano, guardatemi sono in tv! Non gli fanno caso. Forse il cameraman li ha minacciati. Sempre pensando che è Natale e lui è su un tram col freddo e con una telecamera da venti chili. Più fortunato il collega che è andato a intervistare Mazzola ad Appiano Gentile, per farlo parlare di Rivera.
Mazzola che appare in pelliccia, ma proprio una pelliccia da donna che sembra una dama di compagnia, però coi baffetti.
Mazzola appare fighetto e abatino esattamente come la gente immaginava Rivera. Che invece è in cappotto e dolcevita. E si vede che ha anche un po’ freddo.
Oggi, non è retorica, voi lo sapete che è vero, un calciatore infreddolito allungherebbe mille euro al suo assistente personale che gli andrebbe a comprare un Moncler nel negozio più vicino. Ecco, pensandoci: Rivera è tutto solo. E se qualcuno lo avesse rapito? Ok, Vallanzasca non lo avrebbe mai fatto, essendo milanista anche lui. Ma per sicurezza non potevano almeno affiancargli, se non Aldo Bet, almeno il giovane Franco Baresi?
Arrivano in Axum, e Rivera e Viola hanno finalmente potuto sedersi. Il giornalista si gira verso una delle pochissime passeggere e le chiede cosa pensa di Rivera. “A me Rivera mi piace moltissimo, come lavora, come si comporta, anche come personaggio mi piace molto”.
Appare San Siro. Ha solo due anelli, è una meravigliosa torta gigante nel grigio di dicembre.
Rivera e Viola entrano nello stadio vuoto. Sono immagini quasi di sogno, ma non nel senso dei bei sogni, nel senso che hanno quel tipo di grana lì, e forse in fin dei conti anche lo stesso rapporto con la realtà. Guardarle è come fare del turismo in un tempo che non c’è più. Anche solo il fatto che questo tipo di trasmissione andasse in onda la Vigilia di Natale su RaiUno (che all’epoca forse si chiamava Rete Uno, o Il Primo Canale, boh) ha qualcosa di straniante. Come anche il discorso iniziale di Adriano De Zan: “È una domenica particolare, questa natalizia. Vuoti gli stadi, vuoti i palazzetti, vuoto il nostro studio, non c’è neanche un ospite”.
Ma come? Non c’è un pubblico che applaude ogni novanta secondi, come da prassi? Nessun imperdibile ospite? Non è una festa continua, la vita, specie in televisione? Ma cos’era, l’Italia del 1978?
Alla fine, su immagini di repertorio del pubblico di San Siro, il capitano del Milan mormora, col suo tono un po’ monotono: “Il fatto che sono rimasto per 20 anni in questo mondo lo devo anche a tutta la gente che ha riempito questo stadio. Buon Natale a tutti”. Al che, la troupe della Domenica Sportiva
(“vuoti gli stadi”) (“vuoti i palazzetti”) (“vuoto il nostro studio”)
se ne va. E Rivera rimane lì.
Da solo, sotto la neve, a guardare il suo stadio vuoto.
Si sarebbe ritirato in primavera.
“Ué, Luìs. Sai chi ho visto stamattina sul tram? Il Rivera”.
“In tram??? Lo vedi che ha ragione il Brera. Ha finito la benzina, uahahaha!”.