Così vicino, così Lentini

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Non pensavo si potesse arrivare a tanto“. Per una volta, nelle parole di Gianni Agnelli non c’è ombra di ironia. Per carità, anche lui sta facendo la commedia – re dei paraculi, l’Avvocato è uomo di mondo, e il suo turbamento è finto come un gol di Tassotti. Sa bene, però, che l’indignazione è il sentimento che va per la maggiore, nell’Italia del 30 giugno 1992, tagliata dalla crisi e sventrata dalla mafia. Solo banalità? Provate a leggere i giornali del giorno dopo. La Stampa, il quotidiano di casa FIAT, spara in prima pagina il titolone con la cifra della vergogna: 65 miliardi. “Quarantadue vanno al giocatore, ventitré alla società“. Toni accesi, forse, anche dal dietrofront di Lentini, che fino al giorno prima aveva continuato a dichiarare: “Vorrei restare al Torino, ma se proprio non fosse possibile preferirei rimanere in città“.

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Scendiamo nei dettagli. Gigi Lentini, guizzante ala che sa giocare tranquillamente sia a destra che a sinistra, è il giocatore più talentuoso del Torino di Mondonico che ha chiuso il campionato al terzo posto, sfiorando anche la vittoria in Coppa UEFA (la finale con l’Ajax, le traverse, la sedia di Mondonico eccetera). I 23 miliardi pagati sull’unghia dal Milan al Toro rappresentano il più oneroso trasferimento cash della storia del calcio, polverizzando il vecchio primato di Maradona 1984 (dal Barcellona al Napoli per 13 miliardi). I rimanenti 42 vanno a comporre l’ingaggio in maniera non meglio precisata: lo stipendio annuo sarebbe di 8 miliardi lordi per quattro anni più un “bonus di benvenuto” di altri 10 miliardi lordi. Ad ogni modo, Galliani smentisce tutto: la versione ufficiale di via Turati parla di 27,2 miliardi (14 al Torino + 13,2 al giocatore), con parte dell’ingaggio al giocatore che sarebbe occupata dal costo dei diritti d’immagine appaltati alla New Sport e Time, società di comunicazione con sede a Londra sempre appartenente alla galassia Fininvest. Un’offerta, insomma, addirittura inferiore a quelle portate da Inter e Juve: decisiva sarebbe stata la volontà del giocatore, che avrebbe deciso di vestire il rossonero dopo il robusto pressing portato finanche da Berlusconi in persona, che avrebbe addirittura incontrato Lentini ad Arcore.

Travolto dall’ira dei suoi stessi tifosi, Borsano prova a fare il sepolcro imbiancato: “L’offerta del Milan è immorale, il suo comportamento è scorretto. Chiederò alla Lega che il contratto venga invalidato“. E rivela: “A marzo avevo firmato un accordo preliminare con il Milan, in cui era previsto il pagamento di una penale da parte nostra nel caso in cui il giocatore si fosse rifiutato di andare a Milano. Lentini ha continuato a dire di no, e io mi ero perciò rassegnato all’impossibilità di venderlo, tant’è che mi sono privato di tanti altri giocatori: Policano, Cravero, Benedetti, Bresciani. Ma il Milan ha continuato a fare pressione. Oggi alle 13 Lentini si è presentato in sede con il suo procuratore Claudio Pasqualin e mi ha detto: ‘Presidente, Berlusconi m’ha fatto venire a prendere in elicottero e mi ha fatto un’offerta che non posso rifiutare’“. L’ingegner Borsano snocciola le stesse cifre che avete già letto sopra; ma dopo appena tre giorni è già sceso a più miti consigli, e il 3 luglio – dopo aver chiesto vanamente una contropartita illustre come Simone o Donadoni per placare le acque – si allinea, da buon deputato PSI, alla versione gallianesca, annunciando la riformulazione dell’accordo: “Le due società si sono accordate per un adeguamento del prezzo della cessione di Lentini da 14 a 18,5 miliardi di lire“.

Questo è il lato A di una vicenda che la giustizia sportiva, orchestrata dall’Ufficio Indagini della FIGC di Matarrese, archivia senza troppe chiacchiere con un bel proscioglimento per Borsano e Galliani, dopo un’accurata indagine di ben tre mesi. Il lato B, quello che spetta alla giustizia ordinaria, inizia invece nell’autunno 1993, quando Gian Mauro Borsano viene convocato dalla Procura di Torino. Sulla scia dell’ondata popolare di indignazione (ancora questa parola) per lo scandalo Mani Pulite, l’immunità parlamentare è stata abolita pochi mesi prima. Pur ancora deputato, Borsano rischia l’arresto a tutti gli effetti: i magistrati gli contestano i reati di fatture false riguardo alla compravendita di alcuni calciatori. Indovinate chi è il primo della lista?

Berlusconi, impegnato nella perigliosa progettazione della sua discesa in campo, tace fino a metà dicembre, quando conferma in un comunicato le solite cifre che stanno già girando da un anno e mezzo: “Abbiamo pagato Lentini 18 miliardi e mezzo, in seguito alla concorrenza di un’altra società. Ricorderete anche la mia perplessità sul prezzo“. Come no. Le reiterate smentite non fermano l’attività della Procura di Milano, che dopo oltre quattro anni ottiene, il 28 maggio 1998, il rinvio a giudizio di Berlusconi, Galliani e Massimo Maria Berruti, l’avvocato di fiducia del Milan che aveva seguito da vicino la trattativa e nel frattempo è diventato deputato di Forza Italia (così va il mondo). A grandi linee, la tesi dell’accusa (falso in bilancio aggravato) è la seguente: oltre ai 18 miliardi e mezzo “ufficiali”, ne sarebbero stati versati altri 10 in nero per rimpolpare le esangui casse societarie del Torino. Da quel momento, in pratica, il Toro di Borsano vendette l’anima al Diavolo, diventando una specie di succursale dei rossoneri fino al definitivo crac. Il pagamento sarebbe avvenuto in Svizzera, attraverso una società di Chiasso direttamente controllata dalla Fininvest, e per rintracciarlo e ricostruirlo la Procura dovrebbe fare ricorso a una rogatoria internazionale.

Peccato che il 5 ottobre 2001 il neonato Governo Berlusconi limiti l’utilizzabilità delle prove acquisite tramite rogatorie con la Svizzera, tarpando le ali al pm Gherardo Colombo. E peccato che l’11 aprile 2002 la depenalizzazione del falso in bilancio accorci di tre anni i tempi della prescrizione per questo reato; di modo che, per un processo per reati commessi ormai dieci anni prima, improvvisamente la prescrizione passa dal 2004 al 2001. Il 5 novembre 2002 Berlusconi, Galliani e Berruti vengono prosciolti; il 29 settembre 2003 la Corte d’Appello conferma la sentenza. Non c’è più niente da fare, ma è stato bello sognare.

(Segnare no, non molto: al Milan Gianluigi Lentini ha racimolato 96 presenze e 16 gol. I suoi quattro anni sono stati riassunti mirabilmente da Massimo Fini in queste poche righe: “Il Cavaliere aveva dimostrato al ragazzo e al vasto mondo giovanile che ruota intorno al calcio che i soldi, nella vita, sono tutto. Una sana pedagogia. Come in una sinistra favola gotica Lentini, psicologicamente disturbato dal cambiamento d’ambiente, ebbe uno stupido incidente d’auto e non servì mai al Milan. Lo stupro era stato inutile, come nella canzone di De Andrè, Il Re fa rullare i tamburi, dove il Re, incapricciatosi della sposa del Marchese, gliela toglie con le lusinghe e la prepotenza, ma la Regina, celando la sua offesa, regala dei fiori alla rivale «e il profumo di quei fiori ha ucciso la Marchesa»“)

PS: è capitato solo in quella breve stagione che i giornali indicassero i prezzi di acquisto dei giocatori comprendendo anche l’ingaggio lordo. Esempio: Lentini “costato 65 miliardi” e non solamente i 28 del cartellino. Nel 2000, invece, l’Inter che compra Bobo Vieri dalla Lazio (abbiamo scelto un esempio a caso) lo pagherà “solamente” 100 miliardi e non i 200 (!) che sarebbe costato comprendendo anche l’ingaggio lordo. Forse avrebbe fatto un altro effetto.

PPS: a puro titolo statistico, ecco i risultati di tutti i Torino-Milan di campionato dal 1990 al 1996:

1990-91: Torino-Milan 1-1
1991-92: Torino-Milan 2-2
1992-93: Torino-Milan 1-1
1993-94: Torino-Milan 0-0
1994-95: Torino-Milan 0-0
1995-96: Torino-Milan 1-1

Una risposta a “Così vicino, così Lentini”

  1. con tutto il rispetto per massimo fini però dire che non ha fatto niente Lentini al Milan è piuttosto ingeneroso.
    La prima stagione malaccio non era andata (rovesciata al Pescara nel famoso 5-4, pallonetto a Zenga nel derby rovinato dalla papera di Antonioli, doppietta al Napoli che vinceva 2-0 a San Siro)…quel cavolo di incidente non ci voleva proprio, è lì che si è rovinato..ma nella primavera ’95 ricordo fu decisivo in molte occasioni, tant’è che nella finale di Champions con l’Ajax sarebbe potuto risultare decisivo se Capello, non ho mai capito perchè, lo fece entrare nel finale quando Kluivert ci aveva già impallinati…
    al di là delle storiacce legate al suo acquisto, per me rimane fondamentalmente un giocatore che se la sfiga non l’avesse colpito avrebbe potuto scrivere un’importante pagina in quegli anni d’oro

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