(di Leonardo Mazzeo)
Gli allenatori in seconda sono un po’ lo specchio di quelli in prima: prendete ad esempio Simone Inzaghi, che ha instaurato un rapporto viscerale col suo vice Farris, che emana inzaghismo: nella mimica, nelle dichiarazioni, nel portamento, nel suo sentire una sorta di strana competizione interna col “terzo fratello” Pippo. Frustalupi sta a Mazzarri come il Mantello sta a Doctor Strange. Meravigliosa l’affinità fra Maran e il suo vice Maraner, una roba che ricorda quasi più l’evoluzione dei Pokémon che un rapporto di lavoro. Sembra quasi che gli allenatori in prima non scelgano gli allenatori in seconda, ma se li ritrovino dietro quasi per elezione, un po’ come le bacchette di Harry Potter: ad ogni uomo, alla nascita, è assegnato un allenatore in seconda, ed è lui che sceglie il primo. Se trovi il tuo, puoi ritenerti fortunato: il tuo secondo ti seguirà in tutti i momenti, adattandosi a te, comportandosi di conseguenza, seguendo ogni tuo gesto.
Tra le affinità più belle esistenti c’è quella Pioli-Murelli. I tifosi delle squadre che Pioli ha allenato conosceranno questo nome, agli altri forse non dirà nulla, ma secondo me vale la pena sottolineare l’assurdità del rapporto tra l’allenatore del Milan e il suo vice Giacomo Murelli, indipendentemente dal tifo. Perché questa cosa va oltre, trascende questa realtà e sfocia nel campo della fantascienza, dell’inspiegabile, del mistero più assoluto.
Secondo me Pioli fa parte di quella schiera di persone che non ha mai trovato il suo allenatore in seconda, nella vita. E per questo motivo ha deciso di crearselo da solo. Posso addirittura ipotizzare che lo abbia stampato in 3D, visto che ormai oggi con questo metodo si può ricreare di tutto. Io non so se in futuro vivremo in un mondo di cloni e androidi stile Blade Runner, ma una cosa è certa: Murelli è stato generato appositamente per essere il vice di Pioli, e ora ve lo dimostrerò.
Questa sopra è una delle prime foto di Pioli e Murelli insieme, entrambi sorridenti, ai tempi del Palermo. Non si somigliano quanto oggi, perché solo passando anni a soffrire e gioire in sincrono per la stessa squadra si comincia a somigliarsi davvero. Ma si vede già che Murelli è stato programmato per replicare ogni singolo gesto del suo allenatore in prima: i due si sono voltati insieme, guardano fissi la telecamera, la posizione del corpo è simile.
#2 Le sensazioni
Murelli prova le stesse cose che sente Pioli. Il loro legame va oltre le apparenze, i due sono collegati proprio nell’anima: se il primo è felice, allora lo è anche il secondo; se le cose vanno male, precipita l’umore di entrambi. In questa foto, ai tempi del Bologna, Pioli appare preoccupato da quanto sta succedendo in campo. Per questo porta una mano alla bocca, e lo stesso fa Murelli, che provando esattamente le stesse sensazioni reagisce in modo spaventosamente speculare. Possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla?
Il modo in cui Murelli osserva il mondo è lo stesso di Pioli: è possibile che una scena susciti le medesime reazioni, negli occhi di due persone diverse? Sì, certo, magari quando ti trovi davanti a un quadro al museo, quando vedi per la prima volta le Piramidi, quando nell’oceano Atlantico Di Caprio si stacca da quella porta su cui c’era un sacco di posto. Però, è mai possibile che la vista di un allenamento dell’Inter possa generare la stessa reazione? Posto che generi qualche emozione, tra l’altro. Invece negli occhi di Pioli e Murelli c’è attenzione, c’è intensità, si intravede quasi uno sguardo di sfida. Hanno l’aria invecchiata e astiosa, come ogni interista dagli 11 anni in su, ma sembrano anche due ex protagonisti di 8 Mile, col cappellino di lana e la posa da chi ha appena vinto una gara di freestyle. Nota: hanno la barba tagliata allo stesso livello. Davvero non vi viene nessun sospetto? Ok, aspettate che si tolgano il cappellino di lana, allora.
I due vivono in simbiosi, è evidente: nel momento in cui Pioli perde tutti i capelli, li perde pure Murelli (o viene costretto a perderli). I due sono vestiti in maniera identica, hanno la stessa posa del corpo, stanno compiendo lo stesso gesto perché i due nasi, collegati tra loro (come tutto il resto) si sono messi a prudere nel medesimo istante. Sono sicuro che se un giorno Pioli non andasse in panchina e al suo posto allenasse Murelli, nessuno se ne accorgerebbe. Sarebbe potuto anche accadere, tra l’altro: l’anno scorso Pioli è stato colpito dal Covid, quindi in teoria sarebbe toccato a Murelli ma…il vice-allenatore è risultato positivo a sua volta. Coincidenze? Ah, fate voi.
Rispondete al volo, guardando l’immagine qui sotto solo con la coda dell’occhio: chi è quello in primo piano? Veloci.
#6 Somiglia più Murelli a Pioli che un pallone a un altro pallone
Non so voi, ma se io guardo bene l’immagine qui sotto riesco a trovare delle differenze, seppur minime, da pallone a pallone: uno mi pare più sgonfio, un altro forse ha una piccola macchia dovuta all’usura, un altro ancora ha l’erba attaccata addosso… Solo Pioli e Murelli sono perfettamente identici. Sembra la scena di preparazione di un film in cui il protagonista passa la palla allo stuntman, letteralmente.
Arrivati in fondo, ecco la prova che amo di più, e che credo confermi la teoria, anche solo per la sua intrinseca bellezza. La foto è perfettamente simmetrica: Maldini al centro è un essere bianco, semi-divino; dal dirigente la luce si espande ai suoi lati, dove compaiono Pioli e Murelli; allargando ancora di più il raggio si raggiungono Daniele Bonera e il collaboratore tecnico Davide Lucarelli, che sono entrambi castani, entrambi con la barba corta… entrambi con la stessa posa del corpo… entrambi… Oddio.